La storia

sabato 25 Marzo, 2023

Trento e l’edicola dei Bortolotti: 34 anni tra i giornali

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Storia di un'edicola, di una famiglia e di un pezzo della città

Prima che ChatGPT, il sistema di intelligenza artificiale che compone testi, musica e risponde a domande su tutto lo scibile umano, sostituisca i giornalisti nella confezione delle notizie; prima che i giornali di carta siano costretti a cedere il passo (già in parte lo fanno) ai giornali on-line; prima che le edicole che un tempo vendevano solo giornali e oggi propongono tabacchi e mille altri servizi; prima che … toccherà scrivere a noi la piccola storia di qualcuna di codeste sentinelle della notizia.
Come l’edicola (e molto altro) dei fratelli Bortolotti, all’angolo di via Giovanni a Prato e via Milano, a Trento. Un bugigattolo che fu rilevato negli anni Ottanta dell’altro secolo (ma è cronaca di ieri) da Ugo Bortolotti. Era un giovanotto di grande impegno sociale. Alternava il lavoro con i campi da gioco. Faceva l’allenatore di calcio di squadre giovanili della Virtus Nordauto. Morì giovane, che aveva appena 29 anni, di ritorno da una festa di matrimonio sull’altipiano di Pinè. Quel giorno, il 29 settembre 1991 si era sposato Federico, uno dei cinque fratelli Bortolotti; era il compleanno di Luca e l’onomastico di Michele. «Fu un tragico incidente stradale che ha segnato per sempre la nostra famiglia», sospira Luca Bortolotti (1960). «Dopo la morte di Ugo, come fratelli abbiamo cercato di dare la mano alla mamma e al papà perché loro volevano continuare questa attività in suo ricordo. Per loro era anche un modo per arrivare a casa, la sera, stanchi al punto da riuscire a prendere sonno. Perché, per loro, è stato proprio difficile elaborare questo lutto».
«Io sono qui come titolare dal 1993; da giugno del 1992 davo una mano a mio padre dopo la morte di Ugo». Il papà, Renzo Bortolotti, aveva fatto l’insegnante elementare per poi diventare direttore didattico. La mamma, Irma Enrici (1929-2021), maestra pure lei, aveva conosciuto il marito a Meano, dove insegnavano entrambi. E dove Renzo Bortolotti (1930-2011) aveva le radici poiché il papà, nonno dei due titolari dell’edicola, al principio del Novecento vi aveva fondato la Famiglia cooperativa e la Cassa Rurale.
«Coi genitori e con gli altri fratelli si era deciso che dovessi proseguire io con l’attività. Poi il Michele, che ha dieci anni meno di me, è diventato grande e mi ha affiancato». Anche dopo aver lasciato l’edicola, Renzo Bortolotti si alzava che era ancora buio. Alle 6, puntuale come un orologio svizzero, portava a Luca, il più grande dei cinque figli, e a Michele, l’ultimo, un thermos di caffè bollente.
Apertura alle 5.30 e chiusura alle 20, con orario ininterrotto. Una domenica su due apertura fino alle 13. Estate e inverno.
Il giornale di carta oggi si legge meno di un tempo. Cosicché anche nell’edicola giornali e riviste occupano solo una parte del locale. Tuttavia, alcune pubblicazioni sono in controtendenza. A cominciare dall’Internazionale, rivista settimanale che su un avvenimento importante condensa i reportage e le opinioni della stampa di tutto il mondo. «Da quando è uscito, l’Internazionale è molto richiesto e letto soprattutto dai giovani. Studenti universitari, in particolare. E poi devo dire che “IlT”, per la grafica e i contenuti, anche innovativi, sta incontrando proprio il favore di giovani che prima non leggevano il giornale. Nonostante sia in edicola da meno di cinque mesi, da noi si vende bene».
Bortolotti spiega che la pluralità di voci è importante: «Dal punto di vista intellettuale, le voci, le opinioni, non sono mai abbastanza. Poi, certo, in un territorio di appena mezzo milione di abitanti si rischia di raschiare l’unica pentola, la pubblicità, da cui tutti attingono. Ed è difficile che qualcuno acquisti contemporaneamente tutti i quotidiani locali». Nel corso di questi trent’anni l’edicolante ha visto il mondo dell’informazione cambiare: « È cambiato tutto. Adesso, oltre al giornale o alle sigarette, offriamo servizi: pagamento di bollettini, di multe, bolli elettronici per documenti, ricariche telefoniche. Qualche anno fa, al tempo del Covid, c’è stato un signore ha vinto 90 mila euro al Lotto. Ancora oggi ogni tanto passa a salutarci». Inutile chiedere l’identità del fortunato scommettitore. La dea è bendata e le labbra di Luca Bortolotti, pure.