L'intervista

giovedì 7 Dicembre, 2023

Svp e l’alleanza con Fratelli d’Italia, parla la senatrice Julia Unterberger: «La svolta a destra è difficile da digerire»

di

La presidente del Gruppo delle autonomie: «Si poteva almeno coinvolgere il Team K. Kompatscher il garante sui diritti civili»

Il voto del parlamentino dell’Svp che, aprendo all’alleanza di governo con Fratelli d’Italia, Lega e Freiheitlichen, ha certificato la svolta a destra ha suscitato stupore in una parte di popolazione altoatesina e trentina ma anche qualche malumore all’interno del partito stesso, in particolare all’interno dell’ala sociale e progressista. Alcuni esponenti di spicco, come l’ex sindaco di Bressanone Albert Pürgstaller e l’ex presidente di Centaurus e membro del comitato sociale della Svp di Bolzano Andreas Unterkircher hanno annunciato le loro dimissioni dal partito. Altri pur critici di questa svolta, non hanno mai messo in discussione la loro permanenza nella Stella Alpina, anche per mantenere fede al mandato conferito dagli elettori. È il caso della senatrice Svp, e presidente del Gruppo per le Autonomie in Senato, Julia Unterberger che, pur non nascondendo l’amarezza per la decisione del partito, rimane concentrata sull’obiettivo di ottenere la riforma dello statuto attraverso una legge di rango costituzionale per riportare le competenze dell’Alto Adige al livello cristallizzato nel 1992 quando l’Austria concesse all’Italia la quietanza liberatoria.
Senatrice cosa ne pensa di questa svolta a destra della Svp?
«Che ci sarebbe stata questa apertura nei confronti di Fratelli d’Italia era nell’aria da tempo. Direi che tutto è iniziato con il discorso d’insediamento davanti alla Camere, quando la Presidente Meloni si assunse l’impegno a ripristinare le nostre competenze. Il livello di autonomia che l’Alto Adige aveva raggiunto nel 1992 convinse l’Austria rilasciare la quietanza liberatoria all’Onu. Poi c’è stata la riforma costituzionale del 2001 e sulla base di questa sono arrivate una serie di sentenze in chiave centralista della Corte Costituzionale. Il livello d’autonomia si è ridotto e per questo noi chiediamo di riportarlo allo standard del 1992. Va anche detto che una parte del mio partito ha sempre avuto un’inclinazione di destra sulle questioni economiche e sui temi dell’agricoltura. Ora che la destra nazionalista ha fatto cadere la sua pregiudiziale sulla nostra minoranza e sulla nostra autonomia, ecco che molti spingono per questa alleanza. Era prevedibile, ma dispiace lo stesso. Io, che appartengo all’ala progressista, avrei preferito una coalizione con il Pd e la Civica, ma mi rendo conto che non era possibile, che il contesto nazionale pesa molto. Ma il problema non è solo Fratelli d’Italia».
Cioè?
«Per la prima volta la Svp ha bisogno anche di un partner di lingua tedesca per formare il governo provinciale. Allora, visto che in nome del pragmatismo si è deciso di fare un’alleanza con i partiti della destra italiana, non si poteva bilanciare la coalizione con un partito progressista di area tedesca? Penso al Team K. E invece si è optato per i Freiheitlichen. È un paradosso: i cittadini hanno votato il governatore più progressista della storia dell’Alto Adige, hanno premiato i candidati della Svp più liberali, ma la coalizione si fa con tre partiti della destra più estrema. Non è solo un paradosso, è anche difficile da digerire per l’ala progressista del partito».
E alcuni, infatti, se ne stanno già andando.
«Sì, c’è già chi sta lasciando, non condivido, ma capisco. Poi io personalmente sono concentrata a lavorare come presidente del Gruppo per le Autonomie a Roma, un gruppo ancora saldamente all’opposizione del governo Meloni».
C’è preoccupazione che questa coalizione in Alto Adige porti a passi indietro sui temi dei diritti civili e dell’impegno ambientale.
«La preoccupazione c’è e non può non esserci. Comunque Kompatscher per me rimane il garante dei valori progressisti del partito e sono sicura che lui non ammainerà la bandiera dei diritti civili solo perché lo chiede un esponente di Fratelli d’Italia. Kompatscher, anche negli ultimi 5 anni, pur governando con la Lega, è riuscito a portare avanti politiche progressiste sui diritti civili. È riuscito a rimanere fermo su quei paletti e quando dice “sono sicuro che riuscirò a farlo anche in futuro”, io me lo auguro, ma la Lega era un partito solo, adesso sono tre».
La legge per la revisione dello Statuto a che punto è?
«Qualche settimana fa, rispondendo a una mia interrogazione in Senato, la Presidente Meloni ha detto che a breve partiranno i tavoli tecnici in cui verrà esaminata la proposta, con il Ministro Calderoli a fare da garante. Probabilmente il risultato di questi tavoli sarà che il governo farà un disegno di legge costituzionale che arriverà in Parlamento, ma non c’è nessuna garanzia sulla sua approvazione, così come sulla tenuta del Governo, visto che conosciamo bene l’instabilità politica italiana».
A proposito di riforma costituzionale, del premierato che ne pensa?
«Come Gruppo per le Autonomie siamo contrari. So che lo porteranno avanti con la loro maggioranza, non hanno bisogno dei nostri voti e francamente è meglio così. È una riforma che non ci piace perché per noi la figura del Presidente della Repubblica è molto importante, è il custode della Costituzione e vigila sul rispetto delle minoranze linguistiche. Storicamente in Alto Adige abbiamo sempre avuto un rapporto stretto con i Presidenti della Repubblica. Non a caso Napolitano, quando terminò il suo mandato da Capo dello Stato, si iscrisse al Gruppo per le Autonomie. Intaccare le funzioni del Presidente della Repubblica mettendogli accanto un Presidente del Consiglio eletto direttamente è un errore. Poi anche l’assenza di una soglia minima per far scattare il premio di maggioranza al 55% è per noi un problema. Come minoranza non ci sentiamo sicuri di fronte a una riforma che rende una sola figura dominus dell’intero sistema. Già il parlamentarismo è in crisi, siamo onesti, le leggi sono quasi tutte proposte dal governo, l’iniziativa di legge dei parlamentari fa fatica. Se si fa questa riforma, dando un potere così enorme a questo nuovo premier svalutando sia il Parlamento, sia il Presidente della Repubblica, si altera tutto l’equilibrio del sistema».
Che ruolo hanno giocato i giornali Athesia, e in particolare quello di lingua tedesca, nell’apertura della Svp a Fratelli d’Italia?
«Ha giocato un grande ruolo. Già prima delle elezioni il giornale più letto dai sudtirolesi di lingua tedesca ha portato avanti una forte campagna a favore della destra italiana e continua a farlo anche adesso. Anche ora si continua a mettere Meloni solo sotto una luce positiva e il risultato è che la premier ai sudtirolesi tutto sommato piace. Non si raccontano le ombre di questo governo, che pure esistono, ma solo gli aspetti positivi. Ai sudtirolesi vengono mostrate le foto di Meloni con Ursula von der Leyen o con Biden e si racconta la sua svolta europeista o il suo impegno per risolvere il problema dell’immigrazione. Questa è l’immagine, parziale, che viene proposta ai sudtirolesi. Sicuramente anche questo ha una grande influenza».