Il caso

venerdì 9 Dicembre, 2022

Superbonus: incagliati 100 milioni, in Trentino a rischio mille ditte

di

Berardi (Assoartigiani): casi ridotti rispetto al nazionale ma alcuni sono gravi. Pieni i cassetti fiscali delle Casse rurali Corrarati (Cna): senza pagamenti piccoli artigiani in subappalto. Cerutti (Cgil): lo stop mette in difficoltà anche l’industria del settore

C’è l’azienda artigiana di Trento che ha 770mila euro di crediti fiscali che nessuno compra. C’è l’impresa del Primiero che aveva ceduto i suoi alla locale Azienda municipalizzata – non solo le banche le Poste potevano acquistarli – e ora il rubinetto si è chiuso ed è rimasta esposta per 1 milione e mezzo di euro. In tutto in regione le aziende edili e collegate che sono in difficoltà per non essere pagate per lavori legati al superbonus 110% sono un migliaio per un ammontare di crediti bloccati che potrebbe superare i 100 milioni di euro. E’ l’altra faccia del superbonus: i tira e molla sulla normativa e ora il ridimensionamento dell’incentivo fiscale introdotto nel 2020 dal secondo governo Conte, quello giallorosso, hanno inceppato soprattutto il meccanismo della cessione dei crediti, lasciando uno strascico di mancati pagamenti e crisi d’impresa che a livello nazionale si annuncia molto pesante. Le stime parlano di 35mila aziende in difficoltà per decine di miliardi di euro di crediti incagliati. Quasi tutte le banche e molti degli altri soggetti a cui finora erano stati ceduti i crediti hanno, come si suol dire, i cassetti fiscali pieni. E le imprese non vengono pagate.
«I crediti bloccati sono dovuti al fatto che l’azienda fa lo sconto in fattura ai committenti e acquista il credito che poi gira alle banche e altri soggetti – spiega il direttore di Assoartigiani Nicola Berardi – Ora però gli acquirenti hanno chiuso i rubinetti. C’è una spinta a livello nazionale perché il governo cambi la norma, si pensa ad una sorta di compratore in ultima istanza». In Trentino le Casse rurali e il gruppo Cassa Centrale hanno acquistato crediti fiscali per centinaia di milioni di euro ma ora anche loro hanno i cassetti pieni.
«A suo tempo però – continua Berardi – i nostri commercialisti consigliarono le aziende di non seguire questa procedura. Quindi il blocco dei crediti in Trentino è una situazione meno generalizzata. Tuttavia i casi ci sono e alcuni sono gravi. C’è l’azienda di Trento che ha 770mila euro di crediti fiscali che nessuno compra ed è in seria difficoltà. Nel Primiero c’è il consorzio che faceva lo sconto in fattura e cedeva i crediti alla locale Azienda energetica, che aveva capienza. Solo che ora non acquista più i crediti perché non ha garanzie sul futuro delle concessioni idroelettriche, su cui è stata approvata la legge ma non vi è certezza che non venga impugnata dal governo. Così ha chiuso i rubinetti e l’impresa è rimasta con un milione e mezzo di euro di crediti bloccati».
«A livello nazionale i numeri sono elevati, qui da noi i crediti incagliati ci sono in misura ridotta» conferma il presidente della Cna regionale Claudio Corrarati. La stima che era stata fatta dalla Cna era di circa 1.000 aziende in Trentino Alto Adige con crediti bloccati per alcune decine di migliaia di euro ciascuna. «Ci sono aziende che hanno lavorato per grandi strutture, piccoli artigiani in subappalto che non sono stati pagati». Un caso del genere era emerso qualche settimana fa nei cantieri della Vallagarina.
Il blocco della cessione dei crediti fiscali del superbonus, inoltre, mette in moto difficoltà anche in comparti industriali. «Aziende della Valsugana che producono finestre – dice il sindacalista Mario Cerutti della Filctem Cgil – ci hanno spiegato che i primi sette mesi dell’anno sono andate bene come una Ferrari. Dal rientro dalle ferie, invece, il blocco della cessione dei crediti del superbonus unito ai ritardi nella catena delle materie prime ha portato ad un drastico rallentamento dell’attività». Per ora la crisi viene gestita scaricando le ferie dei dipendenti e rimodulando gli orari di lavoro, ma è necessario che il mercato del 110% si sblocchi altrimenti le difficoltà aumenteranno. «E stanno arrivando concorrenti dell’Europa dell’Est che offrono prodotti qualitativamente abbastanza buoni a prezzi competitivi».