Ateneo
lunedì 7 Novembre, 2022
di Redazione
In 400 milioni di anni i ragni hanno sviluppato vere e proprie «soluzioni tecnologiche» per sopravvivere ai cambiamenti ambientali, riuscendo ad adattarsi a qualsiasi latitudine. Un processo evolutivo che ha rafforzato anche le proprietà proteiche della seta prodotta per costruire le ragnatele: resistenti all’acqua e alle temperature glaciali dell’Himalaya. Così, dopo anni di osservazioni e studi, Gabriele Greco, ricercatore del dipartimento di ingegneria meccanica dei materiali dell’università di Trento, è riuscito a trasformare la seta degli aracnidi in conduttori per sensori robotici da applicare alla medicina ricostruttiva o per evitare la formazione di ghiaccio sulle ali degli aerei. Cose che apparentemente potrebbero sembrare uscite direttamente da un libro o un film di fantascienza.
Non per la comunità scientifica. I risultati raggiunti da Greco, pubblicati su «Advanced functional materials e nanoscale», hanno avuto un effetto tam tam: alla sfida hanno infatti deciso di partecipare l’ateneo di Ferrara e l’Istituto nazionale di ricerca metrologica.
«I fili di seta con diametro di circa 10 micrometri, prodotti naturalmente da un particolare tipo di ragno, il Cupiennius salei, sono stati rivestiti da uno strato di una lega di ferro e cobalto, metallica e magnetica con spessore di 100 nanometri – spiega a Gabriele Greco -. Si è così ottenuto un filo estremamente flessibile e robusto che, grazie al rivestimento, risulta essere elettricamente conduttivo, può essere manipolato mediante un campo magnetico applicato esternamente e può essere usato come sensore di stress meccanici, in virtù di una particolare proprietà della lega come magnetostrizione. Si tratta di una prova di principio per la creazione di un materiale con enormi potenzialità, ad esempio per l’avveniristico settore della robotica, in campo biomedicale, elettronico e della sensoristica».
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