La tragedia
venerdì 22 Agosto, 2025
Serghei, i funerali si faranno in Moldova. I ricordi di chi l’ha conosciuto fuori dal suo negozio: «Un artista nel suo lavoro»
di Patrizia Rapposelli
Tanti i messaggi per l'artigiano morto nell'incendio scoppiato la notte tra martedì e mercoledì: «Metteva cura e amore nel suo lavoro»
Non sarà effettuata l’autopsia sul corpo di Serghei Oprea, il calzolaio di cinquantotto anni morto tra le fiamme divampate nel suo laboratorio, martedì poco prima della mezzanotte. Infatti, ora la salma si trova al cimitero di Trento dove verrà cremata su volere dei parenti. Le ceneri faranno poi rientro in Moldavia, nella sua terra d’origine. Anche grazie alla comunità moldava del Trentino che ha attivato una raccolta fondi per aiutare la famiglia di Serghei Oprea a sostenere le spese: «Ci piacerebbe mettere un piccolo stand con una candela e con il logo del suo negozio, in modo che tutti coloro che possono e che lo desiderano possano contribuire», fanno sapere dall’associazione.
Commozione e dolore
Oprea non era solo il calzolaio di via Perini, ma era l’amico di tutti. Il vicino di casa dalla mano tesa verso l’altro. Ieri tanti messaggi di saluto e mazzi di fiori sono stati posati davanti alla sua bottega. Un segno di ringraziamento. Un modo per omaggiare l’artigiano che si è preso cura del suo quartiere. In uno c’è scritto: «Eri un artista nel tuo lavoro, competente, coscienzioso e onesto. Ci mancherai. Fai buon viaggio Serghei». Un altro ricorda le qualità del calzolaio: «Ad un uomo gentile che amava con grandissima passione il suo lavoro e sapeva aggiustare con professionalità, cura e attenzione qualsiasi cosa gli venisse consegnata. Ad un grande uomo che con il suo sorriso e una buona parola sapeva insegnarti l’arte della gentilezza e dell’umiltà. Ti ricorderemo sempre come una persona buona e dal cuore d’oro». Il fatto è che ieri in via Perini c’era un via vai di persone con gli occhi lucidi. Perché in tanti erano affezionati a Serghei, il ciabattino moldavo che riparava le scarpe di tutto il quartiere. Di professione era sempre stato calzolaio, pur avendo girato il mondo, come aveva raccontato ai vicini, non conosceva altri mestieri. Tanta era la mole del suo lavoro. «Un’arte che lo assorbiva e lo appassionava — racconta Giancarlo Dallafior, un cliente che ha portato dei fiori— Ogni volta mi diceva “conosci le scarpe? ” Ne aveva una montagna. Quello era il suo piccolo mondo e per lui era tutto».
I ricordi dei residenti
Il fatto è che via Perini è sotto shock per la morte di Serghei. Alessia Matteri, esercente della zona, rivela: «Sono triste. Passava quasi tutti i giorni. Comprava il pano, pagava e sorrideva. Un sorriso sincero e pieno di calore». E aggiunge: «Era sempre cortese, mai una parola di troppo. Lo porterò nel cuore». Carlo Miorandi, il barbiere, sorride e nostalgico racconta gli aneddoti che lo legano a Serghei. «Ci scambiavamo i clienti. Venivano ad aggiustarsi la barba e, poi, portavano le scarpe a sistemare— racconta— ricordo che un signore voleva buttare un borsone costoso, Serghei gli aggiustò la cerniera. Era un artista nella sua pittoresca bottega sommersa di scarpe dimenticate».