La proposta

martedì 1 Luglio, 2025

Scuola, bandito (ma con delle eccezioni) l’uso del cellulare in classe. Gerosa corregge la legge di Masè

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Nelle scuole primarie e secondarie trentine si va verso il divieto dei telefonini. Con un emendamento, l'assessora ha allargato lo spettro, estendendolo alle superiori. Tuttavia introduce dei casi (didattici o per emergenze) in cui si può bypassare la regola

Nelle scuole primarie e secondarie trentine si va verso il divieto dei telefonini. Questa la direzione su cui si è orientata la quinta commissione (competente in materia di istruzione e cultura) del consiglio provinciale. Nel pomeriggio di lunedì 30 giugno, infatti, la commissione presieduta da Christian Girardi (ex FdI), ha espresso parere positivo (4 favorevoli, 3 astenuti) sull’articolo 5 del Ddl 36, con prima firmataria Vanessa Masè (La Civica). Tale Ddl, ed in particolare l’articolo 5, mirano a modificare la legge provinciale sui giovani 2007 e della legge provinciale sulla scuola 2006 in materia di prevenzione dai rischi correlati all’esposizione dei minori ai dispositivi digitali e ad altri dispositivi di comunicazione elettronica.

 

L’articolo 5 introduce il divieto «dell’utilizzo di dispositivi digitali e di altri dispositivi di comunicazione elettronica da parte degli alunni della scuola primaria e della scuola secondaria di primo grado».
L’assessora all’istruzione Francesca Gerosa ha però presentato una proposta per emendare il raggio d’azione del divieto, con l’obiettivo di estenderlo anche alle scuole superiori, pur mantenendo sempre l’utilizzo dei dispositivi digitali esclusivamente per «finalità didattiche e pedagogiche o per esigenze indifferibili degli alunni».

 

La consigliera Masè ha ringraziato l’assessora per aver affrontato questa questione specifica. «La formulazione – spiega Masè – riesce a bypassare le perplessità che erano state sollevate sul divieto secco dell’uso dei telefonini nelle scuole elementari e medie. Una formulazione, quella proposta da Francesca Gerosa, che, pur inserendo una posizione molto ferma, salvaguarda anche l’autonomia dei singoli istituti».

Agli istituti, infatti, rimane il compito di regolamentare le conseguenze e sanzioni derivanti dalle eventuali violazioni al divieto dell’uso degli smartphone nelle ore scolastiche e fuori dagli usi consentiti. Su questo, Gerosa ha assicurato che «l’assessorato farà il monitoraggio della “messa a terra” dei regolamenti». La consigliera Lucia Maestri (Pd), pur concordando sulla salvaguardia dell’autonomia scolastica, ha comunque auspicato l’adozione di una legge quadro sul tema. Dello stesso avviso è il consigliere Andrea Bertolini (Pd), in particolar modo sull’armonizzazione delle linee di intervento.

 

Se è vero però che sul tema sono tenuti a esprimersi sia la politica sia gli stessi istituti, Masè propone di far esprimere e coinvolgere direttamente proprio le ragazze e ragazzi delle scuole. L’esponente della Civica ha infatti lanciato l’idea di un concorso di idee tra gli studenti per mettere in campo una campagna di sensibilizzazione sull’argomento.
Dalla Lista Fugatti, la consigliera Eleonora Angeli evidenzia come in Europa ci siano molti paesi che vietano l’uso dei telefonini nelle aule scolastiche o che li permettono solo per usi didattici. Quindi, questo Ddl si allineerebbe all’esperienze di altri paesi europei.
L’iter del Ddl ora prevede che dalla quinta commissione il testo ritorni nella quarta (competente in politiche sociali, sanità, Sport, attività ricreative, edilizia abitativa), dove il Ddl è stato originariamente presentato.
Il tema della “disconnessione” è comunque attuale e centrale anche a livello nazionale, con il ministro dell’istruzione Valditara che se ne è fatto portavoce: già a dicembre 2022 aveva inviato una circolare alle scuole vietando l’utilizzo dei cellulari se non per scopi didattici, a cui si è aggiunta la circolare di luglio 2024 che vietava nelle scuole dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione, anche per le attività educative e didattiche.