L'intervista

venerdì 15 Settembre, 2023

Sara Pedri, la sorella: «Il reintegro di Tateo? Lotteremo per le altre lavoratrici, non arrendetevi»

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La notizia della sentenza arrivata dal Tribunale del lavoro di Trento l’ha raggiunta nella mattinata. I legali che seguono la famiglia non ne sono stati informati direttamente: la vicenda non tocca la questione penale, che prenderà il via a fine novembre

«Non cambia nulla. Continueremo a lottare per Sara e per le altre lavoratrici danneggiate». Emanuela Pedri, sorella di Sara misura come sempre le parole. La notizia della sentenza arrivata dal Tribunale del lavoro di Trento l’ha raggiunta nella mattinata di oggi, venerdì 14 settembre. I legali che seguono la famiglia non ne sono stati informati direttamente: la vicenda non tocca la questione penale, che prenderà il via a fine novembre. Dal punto di vista della legge, dunque, le due vicende, la reintegrazione del dottor Saverio Tateo e il caso che nasce dalla scomparsa di Sara Pedri, ma che vede coinvolte altre lavoratrici dell’ospedale Santa Chiara, si muovono su due binari paralleli. Allo stesso tempo, inevitabilmente, la sentenza del tribunale del lavoro entra nel merito della condotta professionale del primario di ginecologia, accusato di maltrattamenti da alcune dipendenti. E non si può fingere che le due cose siano completamente distinte per chi, come i familiari di Sara Pedri, stanno lottando per ricostruire la verità su quanto accaduto alla ginecologa trentenne scomparsa nel marzo del 2021.

Emanuela Pedri, che effetto fa questa sentenza?
«Bisognerebbe saperne di più. Le informazioni che mi sono arrivate sono molto scarne e non sono indicate le motivazioni per le quali il giudice ha definito illegittimo il licenziamento quindi non si può esprimere un giudizio al riguardo».

Ne ha avuto occasione di parlare con il suo avvocato, la vicenda vi riguarda?
«No, questa è una questione puramente giuslavoristica tra Tateo e l’Apss e pertanto riguarda esclusivamente il suo contratto di lavoro con l’azienda. Sara e le altre venti parti offese non c’entrano nulla con questo procedimento».

Che farete ora?
«Andremo avanti per la nostra strada e attendiamo l’udienza preliminare del processo penale che si terrà a Novembre nei confronti di Tateo e Mereu. È sempre stata questo il percorso a cui ci siamo sempre affidati, cioè quello giuridico».

Ha ricordato le venti persone che, a seguito dell’inchiesta avviata dalla Procura di Trento hanno denunciato una situazione insostenibile. Sentite una responsabilità nei loro confronti?
«È inevitabile che il senso civico, l’empatia mi porta a pensare alle venti parti offese, ancora vive, che hanno avuto il coraggio di esporsi e denunciare. Alcune di loro lavorano ancora al Santa Chiara dove finalmente stavano cominciando a respirare.»

Si sente di dire loro qualcosa?
«Sì, non arrendetevi, continuate a lottare e non solo per voi stesse ma per diventare un esempio, infondendo fiducia e speranza in un mondo migliore. Ricordiamoci sempre che siamo tutti parte dello stesso sistema e che da soli non si può “vincere”. Nessuno si salva da solo»