L'intervista

venerdì 23 Dicembre, 2022

Sanità, Pallanch (Cisl): «Bene la firma del 5 dicembre, ma l’attuale visione aziendalista e prestazionale della sanità ci ha rovinato»

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Per il segretario della Cisl Fp l'accordo raggiunto per la parte economica è un primo passo, ma si deve guardare ad una sanità relazionale e attuale»

Il 5 dicembre le sigle sindacali del comparto sanità hanno firmato la chiusura della parte economica del contratto 2019/2021. Tramite la sottoscrizione di questo accordo verranno finalmente soddisfatte alcune delle richieste che i sindacati e i lavoratori portano avanti da tempo: ad esempio, saranno riconosciute le indennità, e arriveranno gli arretrati. Firmato anche il protocollo d’intesa con la Provincia, che – tra le altre cose – ha reso disponibili 8,2 milioni di euro. Anche lo scoglio dei ritardi nelle assegnazioni dei part-time è stato infine superato, con un accordo stretto ieri tra i 4 sindacati e l’Azienda provinciale per i servizi sanitari. Un primo passo, che deve essere seguito non soltanto da un proseguimento nel dialogo tra le parti, ma anche da un cambiamento nel paradigma alla base della sanità, come sostiene Giuseppe Pallanch, segretario di Cisl Fp.

Segretario, sembra che ci si stia gradualmente muovendo nella direzione giusta.
Abbiamo sicuramente migliorato alcuni aspetti, con l’accordo del 5 dicembre, e con quello di ieri sui lavoratori part-time. Adesso abbiamo dei tavoli sull’organico, e poi dovremo discutere dell’ordinamento e degli aspetti della turnistica, perché dobbiamo alleggerire il carico di chi è stato in prima linea per tanto tempo; altrimenti, continueranno ad esserci dimissioni da parte del personale sanitario, a causa dei turni insostenibili. Ieri abbiamo chiesto al dottor Ferro anche una persona che curi il sistema di relazioni sindacali e tutte le problematiche che segnaliamo, perché ne abbiamo la necessità, e questo servirebbe anche all’Apss. Inoltre è importante affrontare il tema della conciliazione vita-lavoro, anche per sviluppare una maggiore attrattività. Insomma, credo che se andiamo in questa direzione possiamo sicuramente fare bene.

Tante delle istanze mosse da parte dei sindacati negli scorsi mesi sono state accolte.
Certo. Il protocollo del 5 dicembre è un cardine fondamentale, e gli impegni politici presi in quell’occasione sono un bel primo passo. Mi preme però fare un commento di politica generale: l’attuale visione aziendalista e prestazionale della sanità ci ha rovinato. È importante uscire da questa impostazione e riappropriarsi di un modello relazionale, attuale.
Questo perché la sanità e l’assistenza sono un patrimonio, un bene primario di tutti: non si possono realizzare contando i minuti. Anche perché se si fanno tagli al bilancio, le conseguenze ricadono sul personale.

Gli ultimi accordi raggiunti possono essere il segno che si sta iniziando ad ascoltare i lavoratori e i sindacati?
Io questo me lo auguro, e spero si continui in questa direzione. Credo che nei quattro anni scorsi, in cui si è picconato il dialogo tra le parti sociali, ci siamo impoveriti tutti. Ma l’ascolto è molto importante, anche per evitare l’autoreferenzialità nelle decisioni. Nel 2017 avevamo chiesto, ad esempio, gli stati generali della sanità, perché avevamo bisogno di affrontare certe tematiche; ma non si sono mai voluti fare. Mi auguro quindi che ci sia un cambio di passo, e questo è il motivo per cui, insieme alle altre organizzazioni, abbiamo firmato il protocollo con la Provincia. Io credo nel modello win-win: dobbiamo uscirne tutti bene, perché lo scopo è migliorare le condizioni della sanità.