Politica

domenica 25 Maggio, 2025

Salvini fa il pompiere: «Il terzo mandato? Vicende locali»

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Al Festival dell'Economia, il senatore meloniano Ciriani parla di «Sberla a Gerosa», il vicepremier leghista minimizza

Terzo giorno di Festival dell’Economia. Terzo giorno di ministri meloniani che arrivano a Trento e difendono a spada tratta Francesca Gerosa, vicepresidente ridotta ad assessora semplice da Fugatti dopo l’impugnativa della norma trentina sui mandati. Prima Daniela Santanchè — «Se ha le palle, Fugatti se la prenda con me» — poi il ministro Adolfo Urso che ha parlato di «grave ritorsione», così come il ministro Tommaso Foti, come il ministro Andrea Abodi che ha addirittura messo in dubbio che, dopo che Fugatti a Gerosa ha tolto anche lo Sport, molti progetti già avviati su questo fronte possano interrompersi. E ieri è stata la volta del ministro con la delega ai Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani: «Basta sberle, ci saranno conseguenze, non possiamo far finta di niente, questa non può passare come una baruffa di provincia». Al Festival, ieri, è arrivato anche Matteo Salvini, e si credeva potesse contrapporsi alle stoccate dei «fratelli ministri», difendendo il «suo» Fugatti. Ma invece il capo leghista ha preferito minimizzare, limitarsi a ripetere che «sono questioni locali». Alla domanda se il governatore trentino abbia fatto bene o male a «punire» Gerosa per quello che è successo a Roma, tergiversa: «Non posso dire né che ha fatto bene né che ha fatto male». E arriva a alzare bandiera bianca anche sui tre mandati in tutta Italia, la battaglia della Lega fin da sempre: «Sono tutti contrari, solo noi siamo a favore. Ne prendo atto, mica posso votarmela da solo questa proposta. Amen».

FdI: «Basta sberle»
Il ministro Ciriani ha usato parole davvero dure: «Da Fugatti una vendetta personale e politica che non possiamo accettare, e di cui si assume interamente la responsabilità. C’era un accordo politico sottoscritto che prevedeva la vicepresidenza per Fratelli d’Italia». Che però Fugatti ha tolto a Gerosa dopo l’impugnativa della legge trentina sul terzo mandato voluta a Roma da Fratelli d’Italia: «Il terzo mandato non era nel programma del centrodestra. E si poteva aspettare la pronuncia della Consulta. Quella di Fugatti è stata un’impuntatura, che ha voluto arrivare a una rottura». E l’affondo, quasi minaccioso: «Chi rompe paga, e ne paga le conseguenze. Non possiamo derubricare tutto questo a una baruffa di provincia, non possiamo prendere schiaffi e non reagire. Abbiamo finito le guance». Ma di quali conseguenza parla il ministro Ciriani? «Beh — dice allusivo — diciamo che Fugatti si mette contro il governo, contro il primo partito italiano. E non è che resteremo a guardare, non faremo finta che non sia successo niente».

«Vicende tutte locali»
Il ministro alle Infrastrutture e capo leghista Matteo Salvini, che ieri al Festival ha parlato poco dopo il collega di governo Ciriani, smorza i toni: «Sono vicende locali che osservo con interesse e rispetto da convinto autonomista. Ma non sono questioni nazionali. Qui c’è una rivendicazione legittima di autonomia da parte di una Provincia che ha potere di legiferare anche sulla legge elettorale». Ma nessun commento sulle ripercussioni politiche che hanno portato al demansionamento della vicepresidente di Fratelli d’Italia a semplice assessora: «Le scelte della giunta del Trentino le lascio al dibattito locale, non sono frizioni a livello nazionale». Insomma, se da una parte i ministri meloniani difendono strenuamente Gerosa, il capo leghista non sembra sperticarsi a difendere Fugatti. «Se ha fatto bene a togliere la la vicepresidenza a Gerosa? Non sto a dire se ha fatto bene o male, ma so che Fugatti è un ottimo amministratore e rispetto le sue scelte. Quello che scelgono i territori a me va bene, sono dinamiche locali— ripete — che non creano problemi a livello nazionale. E conto che qui si ricuciano i rapporti».

Mandati, bandiera bianca
In prima fila al teatro Sociale, il governatore tamburellava incessantemente le dita sulle ginocchia che ballonzolavano anche queste. Più Salvini parlava di terzo mandato, e più sembrava assalito dal nervosismo. Fugatti su questo punto ha ingaggiato una durissima battaglia che rischia di mettere a rischio la sua stessa maggioranza e il futuro della sua coalizione, mentre il capo leghista alza bandiera bianca. Si dà per vinto: «Sul terzo mandato — dice testuale — ho capito che non lo vuole nessuno tranne noi. Nessuno a destra né a sinistra. Un errore, una sottrazione di democrazia, ma cosa posso farci? Amen, mi sono messo l’anima in pace. Ne prendo atto e andiamo avanti».