L'interrogazione

martedì 30 Maggio, 2023

Salute mentale, Zanella interroga la giunta: «Non ci sono posti nella Psichiatria trentina, che senso ha chiuderne altri?»

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A fronte dei recenti fatti di Trento, dove un uomo bisognoso di cure psichiatriche è stato placato dalle forze dell'ordine, il consigliere di minoranza chiede chiarimenti sui progetti della Provincia per i servizi psichiatrici del territorio

L’interrogazione del consigliere provinciale di Futura Paolo Zanella muove dai recenti fatti di cronaca. Nei giorni scorsi un uomo è stato protagonista di un arresto movimentato salito agli onori delle cronache a Trento a pochi passi dal centro. Si trattava di una persona che, scrive Zanella, «era stata giudicata qualche giorno prima dal Tribunale bisognosa di ricovero in struttura psichiatrica – si presuppone la REMS – che come accade da ormai da un po’ di tempo era piena, così come sempre più spesso accade anche ai posti ospedalieri in SPDC (Servizio psichiatrico diagnosi e cura, ndr). Questo è uno dei tanti casi di persone con scompensi psichici acuti che necessiterebbero di cure adeguate in ambiente ospedaliero». Un servizio però, denuncia Zanella, ormai saturo e proprio per questo il consigliere si chiede quale sia il senso di chiudere il servizio di Arco. «Che a fronte dell’aumento di disturbi psichiatrici, anche gravi, si voglia chiudere la SPDC di Arco è incomprensibile – scrive Zanella nell’interrogazione – Perché a fronte di gravi stati di disturbo mentale, non altrimenti affrontabili, serve anche il ricovero in ospedale, per cercare di trattare al meglio la malattia mentale e curare la persona. Questo non significa non condividere una prospettiva di gestione territoriale, in comunità, della patologia psichiatrica, laddove possibile. Ma significa non negare che, quando appropriato, il ricovero è una delle risposte a determinati stati patologici. Altrimenti il rischio è quello di una deriva custodialista, dove la cura è ai margini». In un sistema ormai saturo Zanella chiede anche quale sia il destino della futura Unità di crisi  per adolescenti «che necessiterebbe della presenza contemporanea di psichiatri e neuropsichiatri infantili, visto che l’utenza andrà dai 14 ai 22 anni, e che servono quindi competenze diverse. Ma entrambe le figure sono carenti». A fronte di questi quesiti Zanella chiede all’assessora Segnana: «quali sono i criteri di appropriatezza dei ricoveri in SPDC e quelli di accesso al CSM 24ore, qual è il tasso di occupazione delle 3 SPDC dal 2018 ad oggi (dal 2020 ad oggi al netto dei posti letto riservati a pazienti CoViD-19), come viene gestito nel CSM 24ore di Cles e come verrà gestita in quelle che verranno implementate il pagamento delle prestazioni e terapie, trattandosi di una struttura territoriale per cui dovrebbero ricadere sull’utenza se non esente, perché a fronte di autorevoli pareri, di disturbi mentali in aumento e di richieste dal basso, la Provincia non può rivedere il progetto e derogare alle indicazioni nazionali di riduzione dei posti ospedalieri in virtù della propria Autonomia, mantenendo l’attuale numero di posti letto in SPDC, come si pensa di gestire l’Unità di Crisi per adolescenti rispetto alla necessaria presenza contemporanea di psichiatra e neuropsichiatra infantile, visto il target dai 14 ai 22 anni e la necessità di garantire risposte competenti e appropriate a fronte di carenza di entrambe le figure e quali investimenti aggiuntivi ha fatto la Provincia nel 2021 e nel 2022 per prevenire e fronteggiare nel contesto comunitario il disagio psichico degli adolescenti che tutte le rilevazioni danno in aumento».