economia
giovedì 28 Novembre, 2024
di Leonardo Omezzolli
Il mese scorso l’annuncio della casa madre statunitense di mettere in vendita tutta l’attività «Off high way», ossia il settore di riferimento di Dana Italia, ma di questo aspetto i sindacati stanno attendendo come meglio evolverà la situazione. non vogliono creare allarmismi, perché ad oggi non ce ne sono, ma si vuole tenere alta l’attenzione per evitare brutte sorprese come con il Caso Stellantis sotto l’egidia francese. Quello che invece preoccupa e che è un capitolo a parte che nulla ha a che vedere direttamente con la vendita descritta, è la volontà, sempre dettata dalla casa madre statunitense di spostare tutta la produzione destinata agli Usa, lontano dagli Stati Uniti e dall’Italia per spostarla nel più conveniente Messico. Una decisione che ha ripercussioni dirette sullo stabilimento di Rovereto che tra lavoratori organici e con contratti di somministrazione dà lavoro a 400 persone. «Questo fatto non è strettamente legato alla vendita dell’«Off high way» – spiega il sindacalista della Fiom Cgil, Michele Guarda – ma ha a che fare con la riorganizzazione della produzione. C’è la volontà di spostare la produzione per gli Stati Uniti dagli Usa e dall’Italia verso il Messico. Questo era una volontà messa in moto già prima delle elezioni americane e potrebbe avere delle revisioni se il presidente degli Stati Uniti Donald Trump istituisse dei dazi doganali sul Messico. A noi questo importa poco però, perché che spostino la produzione in Messico o in Ohio, quel che ci importa sono le ricadute per i 400 lavoratori. E qui la situazione è più preoccupante perché stanno già prendendo le misure, l’azienda si sta già muovendo e attivando. Dobbiamo salvaguardare lo stabilimento e chiederemo che qui vengano portate altre produzioni, ne va del futuro di centinaia di famiglie e di aziende collegate a Dana». Insomma, per Rovereto un’ennesima gatta da pelare in termini di industria che sta esplodendo a pochi giorni dal caso Marangoni Meccanica. Martedì i sindacati hanno incontrato i lavoratori per illustrare le decisioni dell’azienda che ha fatto sapere di aver incaricato i consulenti Goldman Sachs e Morgan Stanley di procedere alla vendita che il consiglio ritiene sbloccherà un valore sostanziale per gli azionisti». Inoltre «Non vi è alcuna garanzia che il processo di vendita si tradurrà in una transazione – continua l’azienda -e non vi è alcuna tempistica per la conclusione del processo». «Per noi – spiega Guarda – sarà importante monitorare, tenere gli occhi e le orecchie ben aperte e chiederemo come sigle sindacali un incontro in Provincia. Abbiamo l’autonomia e piazza Dante ha gli strumenti per vincolare le aziende al territorio. Non possiamo rischiare un caso Stellantis. Bisogna lavorare per trattenere qui le industrie che altrimenti vanno dove vengono attratte». Sulla notizia della possibile vendita del segmento le istituzioni hanno detto la loro. «Ci uniamo – dichiarano l’assessore Gabriele Andreasi e il sindaco Alessandro Betta – alla preoccupazione emersa dalla notizia riguardante il futuro dello stabilimento Dana. L’impatto che le aziende del comparto industriale hanno sul nostro territorio in termini occupazionali, che poi nel concreto significa la vita di persone e di intere famiglie, è un elemento fondamentale per l’intera nostra Comunità». Fa loro eco la sindaca di Riva Cristina Santi: «Non posso nascondere la preoccupazione che questa notizia genera, pur non conoscendo le strategie aziendali e le motivazioni che hanno mosso la scelta. Seguiremo con attenzione l’evolversi della situazione insieme alla Provincia, prioritario sarà tutelate i tanti lavoratori e le aziende dell’indotto che di riflesso potrebbero avere delle conseguenze negative per non dire drammatiche». E ancora i consiglieri comunali Francesco Valduga, Alessio Manica, Michela Calzà: «Ecco a cosa servirebbe la programmazione, tanto rifiutata e derisa dall’attuale maggioranza. Ecco a cosa servirebbe una politica di prospettiva capace di orientare gli investimenti sulla domanda di futuro, anziché sulla continua rincorsa all’emergenza. Ecco, in estrema sintesi, a cosa servirebbe la politica, che non è demagogia e populismo a buon mercato, ma capacità di intuire, proprio grazie agli strumenti programmatori, gli orientamenti dei mercati e delle produzioni negli anni a venire e la conseguente rotta del sostegno pubblico al produrre». Dal consigliere provinciale Filippo Degasperi e da tutta Onda Alto Garda un monito: «La politica locale e provinciale si fa trovare impreparata ancora una volta. Il Trentino non è solo turismo, stiamo spendendo 400 milioni di euro per la ciclovia del Garda, e circa 30 milioni per due teatri ad Arco e a Riva, si ipotizzano 10 milioni per un campo da golf sul Baldo a Nago. Subito un confronto con la Provincia»