Ambiente

sabato 5 Novembre, 2022

Rifiuti, il report: «Il gassificatore costa 60 milioni»

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L’assessore: «Il prossimo anno sarà il più critico. Il catino nord pronto a fine ‘23»

Una decisione non è stata ancora presa. Ma il metodo è tracciato: «Si pubblicherà un bando di gara in cui si chiederà di realizzare un impianto di conversione di 60-80 mila tonnellate di rifiuti purché siano rispettati determinati parametri ambientali, che garantiscono il minor impatto possibile, quello più “trascurabile”», spiega Enrico Menapace, dirigente generale dell’Agenzia provinciale per la protezione dell’ambiente (Appa). La decisione, però, sarà tutta politica. Toccherà alla giunta guidata da Maurizio Fugatti scegliere se realizzare l’impianto (anche se ormai sembra scontato) e, eventualmente, quale impianto realizzare e, soprattutto, dove. La scelta della localizzazione sarà la più delicata perché è quella che crea più malumori. Su questo l’assessore all’ambiente Mario Tonina, padre del quinto aggiornamento del piano provinciale di gestione dei rifiuti, non si sbilancia. Ma tende a escludere l’area del futuro depuratore di Trento 3: «Non mi sembra un’area idonea dal punto di vista della viabilità», considera.
Assessore, gassificatore o inceneritore?
«Crema (il direttore del centro di ricerca sull’energia sostenibile di Fbk, ndr) insiste sul gassificatore. Noi abbiamo chiesto un’analisi costi-benefici a Fbk e Università, specifica per i tre territori. Poi sarà compito nostro decidere sul tipo di impianto e sulla collocazione, che dovrà vedere la condivisione con i territori».
Intanto, come saranno gestiti i rifiuti indifferenziati?
«Il 2023 sarà l’anno più critico».
Come? Il catino nord di Ischia Podetti non sarà pronto?
«Se ne parla a fine 2023, siamo ancora alla fase autorizzativa. Il prossimo anno dovremo esportare circa 30 mila tonnellate. E per il collocamento dei rifiuti nelle piattaforme temporanee di Ischia Podetti stiamo pensando di fare un sistema di imballaggio per evitare rischi».
Pensate di aprire altre discariche?
«Assolutamente no».
Perché si è arrivati a questa situazione?
«Nel 2014, quando è stato fatto il quarto aggiornamento del piano provinciale di gestione dei rifiuti, è stata data la possibilità di portare in discarica i rifiuti speciali. Questo è stato un errore madornale: se non ci fossero stati questi rifiuti oggi la discarica di Ischia Podetti sarebbe disponibile (oggi i rifiuti speciali vengono gestiti dalle aziende che si occupano del recupero di rifiuti da raccolta differenziata, ndr)».
Perché oggi la popolazione dovrebbe accettare un impianto? Nel 2009 ci furono molte proteste all’ipotesi dell’inceneritore.
«Allora le percentuali di raccolta differenziata erano basse. Oggi siamo al 77%, si può ancora migliorare: l’obiettivo è arrivare all’80% entro il 2028. Ma resta comunque una quota importante di rifiuti da smaltire. Allora, inoltre, l’inceneritore sarebbe stato il secondo più grande d’Italia. Oggi, invece, si tratterebbe di un impianto di una taglia minore».
Perché non si è affrontato il problema a livello regionale?
«Su questi temi è difficile fare accordi con l’Alto Adige. Loro hanno già un impianto e non hanno interesse ad aumentare il livello di raccolta differenziata».