Ambiente
mercoledì 23 Novembre, 2022
di Redazione
Gli ambientalisti di tutta la provincia lanciano il loro piano per la gestione dei rifiuti secondo il quale si potrebbe arrivare in soli 5 anni al raggiungimento dell’ambito traguardo del 10% di residuo da conferire a smaltimento, ossia meno di 15.000 tonnellate all’anno. Un piano che ben si distanzia dai piani annunciati sottolineando come l’autonomia provinciale nella gestioni dei rifiuti potrebbe permettere di premere l’acceleratore e fare meglio di quanto preventivato.
«Da mesi i cittadini trentini vengono letteralmente sommersi da articoli di stampa, dichiarazioni di politici, tecnici ed anche medici sul tema dei rifiuti urbani – si legge in un comunicato congiunto –. A gettare tutti nel panico è quanto emerso dal V° Aggiornamento del piano provinciale di gestione dei rifiuti, stralcio rifiuti urbani, prodotto dall’Agenzia Provinciale di Protezione dell’Ambiente ed approvato dalla Giunta Provinciale di Trento il 30 dicembre 2021».
Le sigle ambientaliste hanno evidenziato due principali criticità: l’assenza di spazio per lo smaltimento dei rifiuti e la volontà di «valorizzarli» attraverso processi di gassificazione o combustione. soluzioni, queste ultime non così efficaci per dare una vera svolta al delicato tema della gestione dei rifiuti. Per gli ambientalisti va fatta un’analisi dettagliata dei dati che mostrerebbero come nel 2019 la produzione di rifiuti sia stata di 283.461 t/anno. «Questo dato – chiariscono gli ambientalisti – è il dato peggiore degli ultimi 10 anni. Un incremento di
ben il 9% rispetto al 2015 e del 2% del dato 2010. Rappresenta un dato in contro tendenza con quello nazionale che vede una diminuzione del 3,8% nel decennio».
Nonostante la raccolta differenziata sia aumentata raggiungendo il 78,1% nel 2020 i valori sui territori provinciali sono molto disomogenei tra loro: dall’85,3% della val di fiemme al 64,4% dell’Alto Garda e Ledro. Disomogenei anche i valori di produzione di rifiuti che vanno dai 360Kg/ab eq dalla Val di Sole al 460 Kg/ab eq del Primiero.
Gli ambientalisti non hanno dubbi e l’unica strada percorribile per fare la differenza in termini di rifiuti è quella di seguire tre strategie contemporaneamente, ossia tre sfide che devono essere attuate su tutto il territorio provinciale.
La prima di queste sfide dovrà quindi essere il raggiungimento della produzione di rifiuti che ha oggi la Val di Sole, ponendo attenzione all’acquisto di merce con imballaggi riciclabili. Un aspetto che mette in prima fila il cittadino consumatore che dovrà prestare maggiore attenzione alla scelta del prodotto e a come esso è confezionato preferendo così imballaggi più ecosostenibili.
La seconda sfida riguarda l’aumento della differenziata. Come descritto dagli ambientalisti è possibile raggiungere quanto fatto in val di Fiemme concentrarsi sulle comunità fanalino di coda, che però pesano per più del 25% della produzione provinciale.
Infine la terza sfida viene rivolta ai tecnici della Agenzia per l’ambiente che dovranno trovare delle strategie per aumentare le tipologie dei prodotti da riciclare. In prima battuta si tratterebbe di riprendere quanto era già previsto nel IV° aggiornamento del 2014, intervenire prioritariamente nel riciclo dei tessili sanitari, componente che pesa per circa 20.000 t/a.
Per gli ambientalisti, in sintesi, non ci sarebbero scuse: «Abbiamo elencato queste tre sfide e siamo convinti che siano alla portata di tutti. Raggiungere questi obiettivi – scrivono gli ambientalisti – si può arrivare in anticipo al raggiungimento del traguardo del 10% di residuo da conferire a smaltimento». Per gli ambientalisti, quindi, non avrebbe senso investire su progetti già vecchi che destano preoccupazioni. «Investiamo – chiosano – nelle bonifiche delle discariche».