La sentenza
lunedì 9 Gennaio, 2023
Reddito di cittadinanza, il tribunale: «Va riconosciuto anche con 10 anni di residenza non continuativi»
di Redazione
Accolto il ricorso di una badante con il supporto dell'avvocato del patronato Inca Cgil. Il giudice ha dato ragione alla lavoratrice, rigettando le tesi di Inps che dovrà riversare 10 mila euro

Il reddito di cittadinanza va riconosciuto, in Trentino, anche con 10 anni di residenza non continuativi. Lo ha stabilito il tribunale di Rovereto accogliendo il ricorso di una badante, con il supporto dell’avvocato Giovanni Guarini del patronato Inca Cgil. Alla base della controversia la decisione dell’Inps che ha chiesto alla lavoratrice il rimborso per le somme percepite tra ottobre 2020 e novembre 2021. Ragione: carenza del requisito dei dieci anni di residenza. Non per il giudice Michele Cuccaro che ha accolto il ricorso e dato ragione alla lavoratrice, rigettando le tesi di Inps.
«Per la prima volta in Trentino il tribunale conferma il principio secondo cui i 10 anni di residenza in Italia non devono essere continuativi, ma possono essere raggiunti sommando più intervalli temporali – fa sapere la Cgil -. È requisito indispensabile, invece, che gli ultimi due anni, dei dieci totali, siano stati vissuti sul territorio nazionale senza interruzione. Ora Inps dovrà riconoscere alla lavoratrice una somma di 10mila euro per l’annullamento dell’indebito e riattivare il reddito di cittadinanza per 18 mesi, così come previsto dalla norma. La lavoratrice ha dimostrato, in ogni caso, di aver continuato a lavorare in Italia, ma per un problema di anagrafe non è stata modificata la residenza a seguito del cambio di datore di lavoro. La continuità lavorativa risulta anche dal versamento dei contributi ed è implicito che il lavoro di assistenza e cura svolto da una badante per una persona residente in Italia implica la residenza sul territorio nazionale».
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