Il piano

mercoledì 23 Novembre, 2022

Qualità dell’aria, l’Appa alza l’asticella contro gli inquinanti

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La concentrazione delle polveri sottili nell’atmosfera è sotto controllo in Trentino. Ma l’agenzia della Provincia vuole adeguarsi ai nuovi valori dell’Oms. Obiettivo: tagliarle anche del 70%

I numeri parlano da soli: secondo le stime dell’Agenzia europea per l’ambiente, ogni anno in Europa circa 400 mila persone muoiono prematuramente a causa della scarsa qualità dell’aria, nonostante i progressi conseguiti in questi ultimi decenni nella prevenzione e nel controllo dell’inquinamento (l’Italia è in cima a questa triste classifica, con attive alcune procedure d’infrazione). A livello mondiale le stime dell’Oms (Organizzazione mondiale della sanità) portano la cifra dei decessi prematuri a circa 7 milioni di persone, confermando ancora di più, come spiega anche Legambiente nel rapporto «Ma l’Aria di città» 2022 , come il problema dell’inquinamento atmosferico non sia esclusivamente ambientale ma anche, e soprattutto, sanitario, senza contare poi le relative ripercussioni economiche del fenomeno (aumento delle spese sanitarie, riduzione della produttività per le precarie condizioni di salute dei lavoratori).
Di fronte a questa vera e propria emergenza, la stessa Oms, lo scorso anno ha aggiornato le linee guida, che individuano i livelli di qualità dell’aria che occorre rispettare per garantire la salute dell’uomo, abbassando notevolmente i valori soglia di concentrazione dei principali inquinanti atmosferici e invitando i governi del mondo a recepirli.
Invito accolto dalla Commissione europea che proprio in questi mesi sta rivedendo, anche in linea con il «Green deal», la direttiva sulla qualità dell’aria che detta gli attuali limiti normativi delle concentrazioni degli inquinanti. Revisione che comporterà delle conseguenze importanti nella lotta all’inquinamento dell’aria in Europa, in Italia e quindi anche in Trentino. In particolare, ci sarà un’ulteriore progressiva, ma radicale stretta per gli inquinanti ritenuti tra i più dannosi per la nostra salute, tra cui le polveri sottili (Pm10 e Pm2.5) e l’altrettanto nocivo biossido di azoto (No2).
In attesa della nuova direttiva, in Trentino l’Appa (l’Agenzia provinciale per la protezione dell’ambiente) come si suole dire, si sta portando avanti, valutando già i possibili impatti sull’attuale situazione alla luce dei nuovi obiettivi dell’Oms.
Gabriele Tonidandel, direttore sostituto dell’Unità operativa aria e agenti fisici dell’Appa, insieme al suo team segue in prima persona lo stato di salute della nostra atmosfera, monitorando costantemente la qualità dell’aria trentina, elaborando delle fotografie statistiche che permettono d’individuare e proporre a chi deve prendere decisioni, le possibili azioni da seguire per ridurre ulteriormente le fonti d’inquinamento, attuando e aggiornando il «Piano provinciale di tutela di qualità dell’aria». Fotografie che confermano, in generale, il rispetto dei limiti stabiliti dalla normativa vigente.
«In base ai monitoraggi effettuati negli ultimi anni e ai dati del 2022 – ha spiegato Gabriele Tonidandel – la situazione dell’aria in Trentino può considerarsi nel complesso positiva. Rimangono tuttavia ancora delle criticità che si evidenziano, in particolare, lungo alcune arterie stradali, per inquinanti quali il biossido di azoto o nelle valli dove maggiore è l’utilizzo della legna per inquinanti come il Pm10 e Pm2,5. Criticità che risulteranno ancora maggiori quando entrerà in vigore la nuova normativa europea con i limiti indicati dall’Oms. Proprio in quest’ottica Appa sta già lavorando a una revisione anticipata dell’attuale Piano di tutela provinciale che dovrà necessariamente fare propri questi nuovi obiettivi, molto sfidanti»
Ed è proprio su quest’ultimo aspetto che si giocherà, come evidenzia anche Legambiente nel suo rapporto sullo stato di salute dell’aria delle città italiane, la partita dei prossimi anni, quando entrerà in vigore l’imminente nuova normativa europea sulla qualità dell’aria. Ma da che condizione parte oggi il Trentino rispetto ai nuovi obiettivi Oms?
Cominciamo dalle polveri sottili, il cosiddetto particolato atmosferico, un cocktail di particelle solide e liquide che tendono a rimanere sospese nell’aria e che, a seconda del diametro, possono essere fini (le Pm10) e ultrafini (le Pm2,5): tanto più piccole sono queste particelle tanto maggiore è la loro capacità di penetrare nell’apparato respiratorio, causando effetti nocivi, anche gravi come i tumori. Tra le principali fonti antropiche di questi inquinanti (risultato di un’attività di combustione) rientrano il traffico veicolare (in particolare motori diesel e i ciclomotori) e gli impianti di riscaldamento civili, quindi, fattori su cui ognuno di noi, direttamente o indirettamente, può incidere, anche cambiando abitudini di vita.
In base ai monitoraggi dell’Appa le concentrazioni medie annue di questi due inquinanti, negli ultimi anni sono state sempre inferiori rispetto ai limiti medi annui ad oggi vigenti, per le Pm10, 40 μg/m3 (microgrammi per metro cubo) e per le Pm2.5, 20 μg/m3. Anche i dati dei primi mesi del 2022 confermano questo trend.
Stesso discorso per il biossido di azoto (No2), considerato pericoloso per la salute umana, responsabile, peraltro di specifiche patologie a carico dell’apparato respiratorio (bronchiti, allergie, irritazioni, edemi polmonari che possono portare anche al decesso) per il quale, a partire però solo dal 2020, il limite medio annuo di 40 μg/m3 è stato rispettato anche nei siti di misura più critici vicini, ovvero al bordo delle strade più trafficate del Trentino.
Situazione, quindi, ad oggi nel complesso in linea con i limiti vigenti, ma in base ai nuovi obiettivi Oms (rispettivamente Pm10, 15 μg/m3; Pm2.5, 5 μg/m3; No2, 10 μg/m3) di quanto bisognerà ridurre le attuali concentrazioni medie annue?
In mancanza oggi della nuova normativa, fare una valutazione precisa non è possibile, ma per avere un’idea del fenomeno, si può stimare necessaria, rispetto ai dati del 2021, per le Pm10 una riduzione media delle concentrazioni di circa il 25%; per le Pm2.5 di circa il 70%; per il biossido di azoto di circa il 65%. Ma da solo questo non basta: per raggiungere questi obiettivi si dovrà evidentemente intervenire sulle sorgenti dei rispettivi inquinanti, con un’analoga riduzione delle loro emissioni.
I prossimi anni saranno quindi molto impegnativi e richiederanno cambiamenti importanti, anche a livello di stili vita personali che dovranno essere sempre più sostenibili, a cominciare dalla mobilità e dall’utilizzo dei riscaldamenti, perché in gioco, come ricorda l’Oms, c’è la nostra vita.