Terramadre
domenica 15 Settembre, 2024
di Redazione
Nell’estate caratterizzata dalle manifestazioni contro l’overtourism, il presidente di Transodolomites Massimo Girardi e il fondatore di Osservatorio montagna nonché consulente di Sviluppo montano Davide Rigon prendono posizione sullo stato della mobilità in Trentino, guardando oltralpe a modelli di trasporto più sostenibili.
«Tra le emergenze planetarie che siamo chiamati ad affrontare con urgenza, vedi cambiamenti climatici, inquinamento, consumo di suolo, i pressanti problemi del mondo dei trasporti, si aggiunge la forte preoccupazione degli effetti emergenti legati all’eccesso di turismo – spiegano Girardi e Rigon – Si cerca di far credere che si tratti di un fenomeno prettamente italiano. In realtà le persone che si muovono nel mondo sono più di 1,4 miliardi ogni anno, e stanno crescendo a un ritmo esponenziale. L’Organizzazione mondiale del turismo prevede che nel 2030 il flusso internazionale di turisti supererà i due miliardi. Più che sbandierare numeri pensando a vantare record, oggi la sfida è come gestire il fenomeno turismo a livello mondiale e sui singoli territori per non esserne soffocati e tutelare la sempre più difficile convivenza tra popolazioni residenti e turisti».
Un concetto ribadito da Luigi Cantamessa, amministratore delegato di Ferrovie dello Stato treni turistici italiani e direttore generale della fondazione Fs, intervenuto a Bari alla settima edizione dell’evento «La ripartenza, liberi di pensare». «Il nuovo e crescente fenomeno del turismo ferroviario – le sue parole – non è altro che la ricaduta di quel fenomeno enorme che l’Italia deve governare: il turismo. Di turismo si vive ma ci si può anche fare male. È necessario riconnettere tutto il Paese, soprattutto le aree interne, con quella rete ferroviaria tradizionale che arriva in ogni valle e che deve essere connessa con i grandi centri». Tra la dichiarazione di Cantamessa e la situazione che stiamo vivendo – è però il giudizio dei due ambientalisti – esiste una frattura storica che per essere sanata necessita di scelte lungimiranti, coraggiose, investimenti strategici mirati e non a spot, che sprecano enormi risorse e non risolvono i problemi.
Ecco allora che la nostra memoria corre al 27 novembre 1891, alla storica lettera a firma del podestà di Trento Paolo Oss Mazzurana inviata al consigliere aulico Giovanelli. Nella sua missiva Mazzurana caldeggiava la realizzazione di nuove linee ferroviarie nel Trentino e il potenziamento delle esistenti, come valido rimedio alla congestione delle vie di comunicazione stradali. Sono passati 142 anni dall’allarme lanciato dal podestà Oss Mazzurana. In Trentino nel frattempo sono state costruite decine di nuove strade, persi decine di anni preziosi, spesa una fortuna in miliardi di lire e poi di euro per trovarci punto a capo: rischiare il collasso da traffico e non aver portato a compimento l’obiettivo di connettere le valli alle rete ferroviaria nazionale ed europea. Oggi la ferrovia di connessione per le valli alpine e dolomitiche non è più materia di visionari ma traguardo irrinunciabile non solo per non morire di traffico e di turismo ma per essere connessi a un mondo turistico in movimento crescente. Non è più il tempo di pensare a soluzioni puntuali, da un paese a un altro, da valle a valle. Necessità primaria è essere connessi in ambito nazionale, europeo, mondiale».
Nel caso delle valli dell’Avisio, si tratta non solo di realizzare la rivoluzione dei trasporti che sia accessibile a residenti e ospiti, ma di connettere tra di loro sistemi locali di mobilità che oggi non si parlano e che, cuciti grazie alla presenza della ferrovia, possono diventare la vera alternativa all’utilizzo dell’automobile.
«Se guardiamo al fondovalle, il servizio di mobilità pubblica si svolge su gomma. – è il pensiero di Girardi e Rigon – Serve i nuclei abitati ma non è funzionale a servire gli impianti di risalita che sono importanti attrattori di traffico. Per le valli di Fiemme e Fassa i dati del 2020 parlano di 26 milioni di viaggiatori l’anno sugli impianti e ciò dovrebbe subito farci riflettere su cosa potrebbe significare accedere agli impianti di risalita alimentati da una ferrovia con un bacino di utenza non più suddiviso in bacini territoriali ma fruibile a livello provinciale, regionale internazionale. A livello regionale sull’intermodalità ferro-fune oggi abbiamo: Marilleva in Trentino, la Val Pusteria dove lo Ski Pustertal Express permette di raggiungere in treno Perca per salire direttamente con la cabinovia Plan de Corones Ried. Il collegamento ferroviario consente inoltre, grazie al collegamento della stazione a valle di Monte Elmo a Versciaco, di spostarsi in soli 30 minuti tra le due aree sciistiche Plan de Corones e Dolomiti di Sesto.
Paolo Oss Mazzurana pensando alle ferrovie futuribili per il Trentino, già allora guardava alla vicina Svizzera ove la ferrovia rappresentava il volano per il turismo di qualità e un’opportunità di creare una rete di collegamenti internazionali che collegassero le realtà turistiche alpine e dolomitiche. La Svizzera ci offre questo esempio, ma in questo mondo si sono inseriti progressivamente anche gli impianti di risalita e un metodo di governo non solo della mobilità sul territorio ma anche dei flussi turistici. Volgendo lo sguardo allo Jungfrau in Svizzera, si capisce come la ferrovia sia diventata la spina dorsale di una rete di trasporto intermodale che collega in modo efficiente treni e impianti di risalita». Secondo Rigon e Girardi questo sistema permette ai turisti di vivere una vacanza davvero senza auto. Non si tratta solo di collegare le stazioni sciistiche e offrire un’esperienza treno-sci completa; oggi lo Jungfrau può sfruttare questa infrastruttura per attrarre visitatori anche in estate e promuovere la destagionalizzazione. «Il treno – proseguono – diventa una porta d’accesso ideale ai punti chiave del territorio, permettendo di distribuire i turisti in modo omogeneo su tutta l’area. Questo sistema propone tour che accompagnano i visitatori per tutto il giorno. Una soluzione che porta benefici concreti a tutto il territorio, rendendo più sostenibile la presenza turistica.
Ma c’è di più: grazie a questa rete intermodale, lo Jungfrau ha potuto lavorare in sinergia con la rete ferroviaria nazionale, creando collegamenti turistici che offrono ai visitatori una vacanza senza stress. I turisti possono muoversi dall’aeroporto di Zurigo a Grindelwald in tutta sicurezza specie di inverno. Questa strategia lungimirante, unita a una pianificazione turistica mirata, ha permesso di attrarre un turismo di alta gamma con una capacità di spesa superiore. Grazie ai collegamenti con i grandi flussi internazionali, come l’asse Zurigo-Ginevra, i turisti scelgono questa destinazione per la tranquillità e la sicurezza del viaggio, il vero lusso per molti visitatori, specialmente quelli extraeuropei che rappresentano ormai oltre il 70% del flusso turistico annuo dello Jungfrau.
La pianificazione attenta aiuta a gestire i flussi turistici, permettendo di prevedere meglio l’affluenza e semplificando la programmazione delle aperture e l’organizzazione del personale nelle strutture ricettive. Tutti ne traggono vantaggio: albergatori che possono prolungare la stagione, collaboratori che trovano opportunità di lavoro più stabili, e il territorio che vede ridursi l’impatto negativo del turismo, incidendo positivamente sulla qualità della vita locale».