Giustizia

martedì 15 Luglio, 2025

Pedina i vicini, parcheggia davanti al garage, insulta i bimbi, getta chiodi nel prato della villetta: 70enne condannato per stalking

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L'uomo, condannato a due anni, avrebbe reso impossibile la vita a una famiglia che ha rinunciato a usare il giardino. La difesa è pronta all'Appello

Non gli sarebbe bastato lamentarsi di frequente con i vicini di casa per schiamazzi, rumori o perdite d’acqua, anche quando non c’era nulla per cui protestare. Nemmeno parcheggiare davanti al loro garage, fissarli mentre entravano e uscivano, filmarli o pedinarli, non senza insulti o minacce di morte, queste ultime rivolte al capo famiglia con un martello da muratore in mano o, peggio, mostrando una pistola. Il settantenne trentino — condannato per stalking a due anni di reclusione, pena non sospesa — nel tempo avrebbe anche usato il giardino della villetta a schiera accanto alla sua come discarica, buttandoci rifiuti ma anche ripetutamente chiodi. Uno dei 250 rinvenuti si era anche conficcato nel piede di uno dei figli della coppia, otto anni, tanto che era stato necessario l’intervento medico. Il fratellino più grande di qualche anno era invece stato offeso con in più l’intimazione «smettila». Insulti riservati pure alla madre dei due minori, che il pensionato avrebbe anche fissato toccandosi i pantaloni. Un incubo durato almeno cinque anni per la famiglia, marito e moglie cinquantenni e due figli minori residenti in una valle del Trentino. Famiglia che, pur di vivere serena, era arrivata anche a far periziare l’abitazione per metterla in vendita. Negli anni il capo famiglia aveva segnalato la difficile situazione a più istituzioni e denunciato alle forze dell’ordine in più occasioni i comportamenti del vicino. Che li aveva costretti a rinunciare all’utilizzo del giardino come spazio per svagarsi o in cui coltivare fiori e piante, così come del garage, per non rischiare di rimanere bloccati dall’auto del settantenne. Il quale avrebbe danneggiato anche il loro campanello o la cassetta della posta, a quanto pare presa a martellate.

Via di casa e condannato
Abbastanza, i comportamenti dell’uomo, per guadagnarsi un ammonimento del questore nell’autunno 2021 e per essere raggiunto dalla misura, emessa dal giudice, di divieto di dimora nel Comune di residenza, con obbligo di non uscire dalla 20 alle 7. Obbligato quindi a lasciare la sua abitazione, ospite per circa dieci mesi di dormitori per senza dimora. In seguito la restrizione è stata sostituita in obbligo di dimora lì, dove abita. Il settantenne da allora avrebbe mostrato un atteggiamento più conciliante, chiedendo anche scusa. Ora il giudice per l’udienza preliminare Gianmarco Giua lo ha condannato a due anni di reclusione, pena non sospesa, compreso lo sconto di un terzo previsto per il rito scelto, l’abbreviato. Due anni e otto mesi era invece la condanna sollecitata dalla pm Maria Colpani, che aveva anche altri procedimenti a carico del trentino. Il gup ha anche stabilito che per il risarcimento dei danni la famiglia si rivolga al giudice civile, stabilendo che l’imputato paghi intanto una prima trance di 18mila euro, rispettivamente 7mila per il capo famiglia, 5mila per la moglie e 3mila per ciascuno dei due figli. La richiesta era di almeno 35mila.

La difesa: «Appelleremo»
L’avvocato dell’imputato, Giuliano Valer, annuncia che impugnerà la sentenza in Appello. «Si tratta di una vicenda che deve essere inserita in un contesto abitativo di fragilità: il mio cliente è solo, senza parenti, con gravi patologie fisiche e psicologiche e probabilmente la solitudine, l’eccesso di pedanteria e alcune caratteristiche comportamentali hanno creato un mix esplosivo. I vicini – fa sapere il legale – hanno mal tollerato le lamentele del pensionato per gli schiamazzi serali o i rumori nelle ore del riposino così come per l’auto parcheggiata nei loro stalli. Forse maggiore comprensione da parte di chi lo ha denunciato avrebbe evitato il procedimento penale: la situazione si sarebbe potuta risolvere forse con più buon senso». Valer fa inoltre sapere come la Corte d’Appello abbia condannato la coppia e l’impresa edile incaricata per la ristrutturazione di casa per i danni provocati al settantenne durante i lavori. Danni per migliaia di euro. E anche questa condanna avrebbe incrinato i rapporti. A detta della difesa proprio nel corso degli interventi edili sarebbero finite nel giardino le centinaia di chiodi. Tutti aspetti che verranno evidenziati in Appello.