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sabato 3 Dicembre, 2022

Passi di tango per frenare il Parkinson: il Cimec avvia la ricerca

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La danza può essere di aiuto per fronteggiare gli effetti fisici e sociali della malattia, mancano però evidenze di tipo scientifico. La sperimentazione parte a febbraio con 24 posti. Candidature aperte

A scuola di tango per combattere gli effetti di una malattia come il Parkinson che sono fisici, evidenti, ma anche psicologici con un progressivo isolamento sociale a cui spesso le persone affette da questa malattia vanno incontro a causa della vergogna e dell’imbarazzo di mostrare un decadimento fisico al mondo di affetti e conoscenze che li circonda. La danza, il tango in particolare, può essere un modo per combattere gli effetti del Parkinson sulla mobilità e sull’aspetto sociale a fianco della terapia farmacologica. A studiare dal punto di vista scientifico questa intuizione sarà Luca Turella, professore associato del Centro Mente-Cervello (Cimec), con il Comune di Rovereto, su una selezione di pazienti che vorranno partecipare alla sperimentazione. Il progetto di ricerca, al via in questi giorni, si chiama «Tango, una terapia complementare per il Parkinson» e mira a fare una comparazione fra la pratica del tango e delle sessioni di fisioterapia, per capire quale delle due metodologie che altri studi, più generali, già riconoscono come valide nel promuovere dei miglioramenti nei malati di Parkinson, è più efficace a livello neuronale. In Trentino i malati di Parkinson sono circa 1.500, al momento, non esiste una cura e le terapie farmacologiche agiscono solo sui disturbi presentati dai pazienti e non sulla malattia. Recenti studi hanno dimostrato come l’attività fisica porti benefici a livello motorio e cognitivo nelle persone con il Parkinson ma i meccanismi neurali legati ai miglioramenti generati dall’esercizio fisico in questi pazienti sono ancora in gran parte sconosciuti. Ed è proprio questo l’ambito di ricerca che Turella porterà avanti a Rovereto. «Il progetto si propone di valutare gli effetti benefici dell’attività fisica in persone con il Parkinson valutando modifiche del comportamento, della cognizione e a livello neurale – spiega il ricercatore del Cimec -. Attiveremo due percorsi di attività fisica, il tango da una parte e la fisioterapia dall’altra, all’inizio e alla fine di questi percorsi verranno raccolti test motori e cognitivi insieme a dati sul funzionamento del cervello. Per fare questo, verranno utilizzate le neuroimmagini, e in particolare lo scanner di risonanza magnetica del Cimec. Grazie alle neuroimmagini, è infatti possibile descrivere le modifiche cerebrali. Questo ci permetterà di mettere in relazione le modifiche a livello del comportamento con cambiamenti a livello cerebrale». Verranno selezionati 24 partecipanti e, in maniera casuale, distribuiti nei due gruppi, quello impegnato nelle lezioni di tango e quello impegnato nella ginnastica fisioterapica al Cerin. Per 4 mesi i 24 partecipanti alla sperimentazione saranno impegnati nelle loro rispettive attività. «Dal punto di vista scientifico – prosegue Luca Turella – ci aspettiamo di identificare quali cambiamenti sono indotti dall’esercizio fisico a livello comportamentale, cognitivo e cerebrale. Verrà fatto confrontando i dati raccolti prima e dopo le due diverse attività. Grazie alle neuroimmagini avremo due “fotografie” del cervello, e questo ci permetterà di comprendere quali cambiamenti sono stati indotti dall’attività svolta». A mettere assieme il Cimec, il reparto di neurologia dell’ospedale, i corsi di Tango per malati di Parkinson che l’associazione Emma propone da qualche anno e i servizi competenti del Comune è stato l’assessore Mauro Previdi: «Per caso ho incrociato i corsi di tango – spiega – e ho scoperto che questa pratica può portare dei benefici importanti per la deambulazione, la postura e il tono dell’umore nei pazienti di Parkinson. Siamo riusciti anche a coinvolgere, accanto all’associazionismo del territorio che lavora su questi temi, la sanità pubblica e anche il privato, la Gpi in particolare e Fondazione Caritro, per il finanziamento necessario ad avviare il progetto di ricerca. Un coinvolgimento importante, che auspico si ripeta anche in futuro. Il mio sogno è di riuscire ad inserire questa modalità fra le terapie prescritte dai medici». La sperimentazione era pronta a partire a febbraio 2020, ma la pandemia ha fermato i «tangueri» pochi giorni dopo l’avvio dei corsi. La parte di studio e ricerca è comunque andata avanti, ma ora si entra nel vivo: sono state aperte in questi giorni le candidature per partecipare alla sperimentazione che partirà a febbraio per continuare fino a giugno (gli aspiranti candidati possono contattare il Cerin). Coinvolti in questo percorso saranno anche gli studenti e le studentesse del don Milani, invitati a proporsi come cavalieri e dame nel danzare con i pazienti: «Per i ragazzi – spiegano dall’assessorato ai servizi sociali – è un modo per toccare la realtà professionale e sperimentarsi nella relazione con le persone in difficoltà. A noi chiaramente permette molto concretamente di realizzare il progetto».