Il caso
lunedì 21 Luglio, 2025
«Papà mandami soldi», ma è una truffa: ventenne trentino nei guai
di Benedetta Centin
Il ragazzo, via messaggio, avrebbe finto di essere la figlia di un uomo lombardo, convincendolo a mandargli un bonifico istantaneo di oltre 3400 euro

Ragazzo trentino di 19 anni, si è finto la figlia di un uomo lombardo ed è riuscito a raggirarlo via messaggio, via WhatsApp, e a scucirgli alcune migliaia di euro. Almeno questo è quanto gli contesta la Procura di Monza. Accuse da cui ora avrà la possibilità di difendersi.
Il giovane, poco più di un anno fa, avrebbe fatto credere alla vittima che l’amata figlia era in pericolo e con la necessità di avere a disposizione a stretto giro un gruzzoletto di soldi. E proprio facendo leva sugli affetti più stretti dell’uomo, facendogli temere per la sua ragazza, convincendolo che lei era in difficoltà e aveva bisogno del suo immediato e concreto aiuto, l’indagato è riuscito ad ottenere soldi. Lo ha indotto infatti a fargli un bonifico istantaneo di più di 3400 euro. Direttamente sul suo conto corrente. Un’ingenuità, fornire alla vittima l’iban del proprio conto corrente, che il giovano trentino ha pagato visto che proprio grazie a questo sarebbe stato identificato dagli inquirenti, quelli che lo hanno poi indagato per truffa aggravata. Un’accusa per cui ora rischia il processo visto che la Procura di Monza è arrivata a chiudere le indagini preliminari. Ora il ventenne avrà venti giorni per depositare una memoria difensiva, attraverso il proprio avvocato, o per farsi interrogare dal pm titolare del fascicolo. Questi, scaduti i termini previsti, potrà esercitare l’azione penale, formulando l’imputazione o sollecitando il rinvio a giudizio, così come anche l’archiviazione.
Pensare che il ventenne poco più di un anno fa aveva usato delle accortezze per non farsi scoprire, almeno secondo quanto emerso nel corso delle indagini. Per l’accusa il trentino non aveva usato le sue utenze telefoniche ma si era invece servito della sim intestata a un cittadino straniero sparito ora dalla circolazione, non più reperibile, così come una seconda sim intestata a un altro utente il quale però non l’ha riconosciuta come sua, smentendo gli appartenesse. L’allora diciannovenne si sarebbe tradito poi, dopo aver interagito con la vittima via messaggio, e avergli fatto salire l’ansia per la figlia al punto da essere disposto a pagare. Subito. Ma quando è stato il momento di fornire gli estremi dell’iban a cui inviare quegli oltre 3400 euro pretesi, l’indagato non avrebbe pensato che far confluire i soldi al proprio conto corrente sarebbe stato un autogol. Quando invece avrebbe potuto trovare altri escamotage per fare in modo di non essere identificato. E quindi indagato. Accusato di aver approfittato delle circostanze, di non aver dato possibilità di difesa all’uomo che ha scoperto solo quando era troppo tardi che la figlia stava bene, che non aveva necessità di soldi, e che quindi lui era stato bellamente raggirato. L’uomo potrebbe anche costituirsi parte civile in un eventuale processo chiedendo i danni al trentino. E non solo gli oltre 3400 euro.