Sport

mercoledì 9 Novembre, 2022

Olimpiadi 2026, approvato il progetto preliminare per l’Oval Ice Rink

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Il consiglio comunale di Baselga dà il via libera: 15 sì su 18. La Provincia si assume i costi di gestione (390mila euro l’anno) per 21 anni. Il costo previsto è di cinquanta milioni e mezzo di euro (più 9 milioni e mezzo di tribune e impianto di refrigerazione)

Baselga di Pinè Passo avanti decisivo per l’Oval di Piné. Il consiglio comunale in seduta fiume ha approvato lunedì notte il progetto preliminare del palazzo del ghiaccio di rango olimpico, con la minoranza divisa fra astenuti, un contrario, voto a favore dell’ex assessora Elisa Viliotti, e la maggioranza compatta. Il costo previsto è di cinquanta milioni e mezzo di euro (più 9 milioni e mezzo di tribune e impianto di refrigerazione). La caparbietà del sindaco Alessandro Santuari è stata premiata. Il Cio ha dato parere interlocutorio favorevole, la conferma definitiva dovrebbe arrivare a inizio dicembre; serve documentazione integrativa richiesta. L’assessore provinciale Roberto Failoni ha portato la buona novella: la Provincia si assumerà, per ventuno anni dopo il 2026, tutti gli extracosti e la manutenzione della mega-struttura, per un totale di 390mila euro annui. La delibera della giunta provinciale è di venerdì scorso. Lo stanziamento del Comitato Olimpico è stato iscritto nella legge di bilancio provinciale, che andrà in consiglio a dicembre.
Il nuovo progetto, ridimensionato rispetto alle precedenti ipotesi da 180 milioni, è stato presentato davanti a un pubblico numeroso. C’è una forte aspettativa per l’opera. Erano un centinaio le persone presenti nella sala del Centro congressi Pinè Mille. Si sono viste diverse autorità, come il presidente del consiglio provinciale Kaswalder, quello della comunità di Valle Alta Valsugana-Bersntol, Fontanari, la presidente provinciale del Coni Paola Mora. C’era il direttore dell’ Apt di Trento, con l’altopiano nel suo nuovo ambito, a fare i conti con gli usi post-Olimpiade di una struttura che presenta molte potenzialità, costi di gestione importanti e desta anche preoccupazioni. Tutti fattori emersi nel dibattito.
Quasi 6.000 spettatori
Il progetto prevede il completo rifacimento della pista lunga esistente, con una nuova copertura e capacità di 5900 spettatori su tribune mobili. Il nuovo edificio sarà diretta continuazione del palazzetto esistente, riproponendone altezze e forme, in un elemento unico «che impatti il meno possibile sul contesto», come ha spiegato il progettista Alessandro Zoppini. Il progetto architettonico è firmato dallo Studio Zoppini Architetti, autore dello Stadio Oval di Torino 2006, dei progetti dell’Arena per gare di pattinaggio di figura, dell’Oval per Sochi 2014, di quello di Pyeongchang 2018. Il palazzetto esistente coperto, centro federale degli sport del ghiaccio, ospiterà durante le Olimpiadi attività di servizio e supporto (spogliatoi, accoglienza, ristorazione). Altra novità sarà la creazione di una «comunità energetica Pinè», grazie all’impianto fotovoltaico sulla copertura. Il futuro invece della pista 30×60 storica sarà per forza una ristrutturazione: con quali fondi e quando esula dal progetto olimpico.
No «cattedrale nel deserto»
Bisogna pensare all’uso della pista nella fase post olimpica, per evitare di trasformare un sogno di rilancio in una cattedrale nel deserto: lo hanno detto tutti in consiglio. Quindi, con preliminari analisi fluidodinamiche, sono state dimensionate nella parte inferiore le aperture (finestroni) dell’edificio, per avere temperature simili a quelle esterne e condizioni analoghe all’impianto scoperto esistente, senza utilizzo di impianti meccanici di refrigerazione (essenziali invece per l’Olimpiade). «Questo permetterà di avere un impianto più sostenibile e di ridurre al minimo i costi di gestione, anche energetici (meno 42 % rispetto al caso base)» spiegano i progettisti. L’idea della giunta comunale è che questa nuova, costosa struttura, permetta in futuro molti usi diversificati, che porteranno in altopiano filiere economiche positive legate allo sport. Il sindaco ha elencato le possibilità, parte di quella legacy-eredità olimpica, di cui tanto si è detto. Ad esempio i posti di lavoro: aumenterà dell’ 87% il personale assunto direttamente dalla struttura di gestione. La comunità locale si potrà poi godere un impianto di extra-lusso con tariffe invariate, la metà rispetto alle vicine realtà trentine. Ci sarà un salto di qualità-quantità nella promozione dello sport, agonistico, amatoriale, per la disabilità, anche con campi sportivi estivi, che già oggi portano centinaia di atleti e famiglie. Si prevedono più presenze turistiche sul territorio e una destagionalizzazione, grazie alla multi-funzionalità dell’impianto. Altre possibilità: collaborazioni con l’ Università di Trento (ricerca e sviluppo su materiali e medicina sportiva) e diventare attrazione per studenti-sportivi (con gli alloggi occupati fuori stagione).
«Garanzie per il dopo-Fugatti»
Ma tra i banchi della minoranza in consiglio comunale a Baselga, non mancano le perplessità. E nemmeno le controproposte. A cominciare dal nodo della governance, ovvero della gestione dell’impianto dopo l’evento a cinque cerchi.
Costi, complessità di gestione, rischi finanziari sono parte di questa partita a scacchi col futuro. L’ex assessora comunale, oggi consigliera di minoranza, Elisa Viliotti, ha chiesto garanzie, a nome della minoranza. «Bene stanziare a bilancio provinciale le risorse – dice – ma i bilanci in futuro li faranno altre giunte provinciali». La richiesta è: creare una società pubblica partecipata dalla Provincia per gestire la struttura. L’assessore provinciale Failoni, un po’ indispettito, garantisce: «Ne parleremo con la giunta comunale di Baselga».