Politica

venerdì 11 Novembre, 2022

Migranti, scintille Roma-Parigi

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Il ministro dell’Interno francese dà un porto alla Ocean Viking, ma non accoglierà i 3.500 rifugiati in Italia

Crisi diplomatica tra Francia e Italia a causa della gestione dei flussi migratori. Tutto è partito dallo stallo della Ocean Viking la nave norvegese con a bordo 231 migranti, di cui 14 donne e 57 minori, al largo di Catania per diversi giorni. Considerato il pugno di ferro del governo Meloni, la Francia si è offerta di dare un porto sicuro alla nave sulle proprie coste. Prima si parlava del porto di Marsiglia, poi quello di Tolone, nel quale la nave attraccherà nella giornata di oggi. Ma questo braccio di ferro non è piaciuto al governo francese, così il ministro dell’Interno di Parigi Gérald Darmanin ieri ha annunciato che sospenderà l’accoglienza prevista di 3.500 rifugiati che si trovano nel nostro Paese, chiedendo inoltre «a tutti gli altri partecipanti al meccanismo europeo, in particolare alla Germania, di fare lo stesso». Secondo il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, di fronte alla richiesta di dare accoglienza a 231 migranti la Francia ha avuto «una reazione sproporzionata». Critico anche il commento del ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, che ha parlato di «reazione totalmente incomprensibile di fronte ai continui richiami alla solidarietà dovuta a queste persone. Ma dimostra anche quanto la posizione delle altre nazioni di fronte all’immigrazione illegale sia ferma e determinata». «La reazione della Francia mi è sembrata sproporzionata rispetto alla vicenda perché – ha ribadito il ministro Tajani – noi abbiamo 90mila arrivi (ieri tra l’altro durante uno sbarco a Lampedusa è deceduto per ipotermia un neonato di 20 giorni, ndr.) e avevamo un accordo per la redistribuzione per 8mila e a ora sono state redistribuite solo 117 persone. Ora si tratta di 231 persone che stanno arrivando in Francia: bisogna affrontare il tema con maggiore serenità e si possono e si devono trovare soluzioni a livello europeo, perché se non si interviene a quel livello non si può risolvere una questione che riguarda anche rotta balcanica. Per questo – ha aggiunto l’inquilino della Farnesina – saremo in Kosovo e Serbia perché la situazione di tensione può provocare conseguenze anche per quel che riguarda i flussi».
Per questo non bisogna avere «reazioni sproporzionate» rispetto alla scelta fatta dall’Italia. «Ci sono persone – ha detto ancora Tajani – che vogliono venire in Italia. Noi siamo pronti a curarle, ma non tutti possono venire in Italia. Sulla redistribuzione non è stato fatto molto per cui bisogna trovare soluzioni con determinazione. Le polemiche non servono a molto, ma una soluzione va trovata in Africa». «Noi abbiamo posto un problema politico quello di una immigrazione crescente in Italia, abbiamo 90mila arrivi, c’è una relazione di Frontex dettagliata che parla di accordi fra le Ong on navi che partono dall’Africa. Porremo il problema a Bruxelles e perché serve una soluzione europea».
«Noi rispettiamo i patti e ci aspettiamo che li rispettino anche gli altri», ha ricordato Tajani.
«Quello che non capiamo è in ragione di cosa l’Italia dovrebbe accettare di buon grado qualcosa che gli altri non sono disposti ad accettare», ha affermato il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, dopo le dichiarazioni del ministro dell’Interno francese, Gerald Darmanin. «In Italia – ha aggiunto Piantedosi – quest’anno sono sbarcate quasi 90mila persone. Tredici Paesi europei si sono impegnati a ricollocare complessivamente circa 8.000 persone, meno di un decimo. Finora ne sono state ricollocate in tutto 117 (lo 0,13% degli arrivati), di cui in Francia 38 (lo 0,04%). A fronte di questi ricollocamenti assolutamente insufficienti, si vuole imporre il principio che l’Italia sia l’unico approdo d’Europa possibile per gli immigrati illegali, determinando così un flusso di ingressi in notevole crescita in questi ultimi tre anni. La solidarietà europea viene sbandierata ma l’Italia ha affrontato finora questo problema da sola e il nostro sistema di accoglienza è in gravissima difficoltà». «È evidente quindi che l’Italia non potrà dare la propria adesione a soluzioni per un Patto europeo non adeguatamente bilanciato tra misure di solidarietà e di responsabilità. I Paesi di primo ingresso non possono, infatti, da soli sopportare l’onere di una responsabilità esclusiva nella gestione dei flussi», ha concluso il titolare del Viminale.