L'intervista
sabato 10 Maggio, 2025
Michele Pasquazzo, dall’amputazione del braccio alla Coppa del Mondo: «L’incidente mi ha migliorato. Ora punto alle Olimpiadi»
di Jacopo Mustaffi
Il triatleta paralimpico di Civezzano a soli 3 anni dall’amputazione è già diventato campione italiano di paraduathlon, ha vinto un argento di paratriathlon e ha conquistato due bronzi in Coppa del Mondo. «L’obiettivo è Los Angeles 2028»

«Io ho due compleanni, quello di nascita e il 22 agosto, giorno in cui nel 2016 ho fatto un incidente in moto che mi ha paralizzato il braccio. Sembra un po’ assurdo ma ringrazio di aver fatto l’incidente, perché mi ha cambiato in positivo la vita. Ora voglio raggiungere le Olimpiadi 2028». Michele Pasquazzo, atleta 30enne di Civezzano, a soli 3 anni dall’amputazione del suo braccio è già diventato per tre anni consecutivi campione italiano di paraduathlon, ha vinto un argento di paratriathlon e ha conquistato due bronzi in Coppa del Mondo.
Pasquazzo, come è diventato triatleta paralimpico?
«Sono diventato triatleta paralimpico dopo il mio incidente in moto nel 2016. Ho ricordi confusi di quel giorno. Sono andato contro un camion sbattendo la clavicola sulla sponda di carico e scarico del veicolo, la quale mi ha estirpato i nervi alla radice paralizzando il braccio. Ho provato a fare due interventi di rinervazione però non ho ottenuto i risultati che mi erano stati promessi. Sono andato anche nella clinica considerata la migliore d’Europa, la clinica di Vienna, senza risultati. Un anno dopo l’incidente ho realizzato che il braccio non si sarebbe più mosso. Ma il dolore fisico e mentale era troppo da sopportare perché avevo la “sindrome dell’arto fantasma” e mi sembrava come se la mano fosse costantemente schiacciata in una morsa. Da lì ho cominciato la mia lotta per ottenere l’amputazione, perché in Italia non era permessa un’operazione del genere, visto che nel mio arto c’era ancora circolazione. Nel 2022, dopo un lungo percorso di approvazioni da una commissione, sono stato il primo in Italia ad ottenere il permesso per un’amputazione del genere e grazie al chirurgo Alexander Gardetto di Bressanone ho potuto risolvere il mio problema».
Quali sono state le prime difficoltà che ha incontrato dopo l’operazione?
«Dopo l’operazione devo ammettere che è stato un po’ traumatico rispecchiarsi senza un arto. Lo shock però è svanito nel momento in cui mi sono coricato a letto e non ho dovuto spostare il mio braccio per non schiacciarlo nel sonno. Lì ho capito che avevo fatto la scelta giusta. All’inizio avevo difficoltà anche a staccare la carta igienica o ad allacciarmi le scarpe ma ho trovato in fretta il mio metodo e ora mi viene in maniera automatica. Lavoravo come cuoco e mi sono dovuto licenziare perché sarei stato troppo lento, ora ho trovato impiego come portinaio ma punto a diventare un atleta professionista».
Come ha iniziato a fare triathlon?
«Inizialmente andavo a camminare per riabilitazione, poi ho iniziato a correre per una sfida personale. Andavo sempre fino al lago di Santa Colomba, sopra Civezzano, e ogni volta cercavo di impiegare meno tempo. Ho iniziato a gareggiare nel fondo facendo dai 5.000 metri alle mezze maratone. Dopo sono stato visto da due tecnici paralimpici di triathlon e dopo due anni mi hanno convinto a intraprendere la strada del triathlon».
Prima di diventare paralimpico, praticava già sport?
«Da ragazzo facevo canoa. Gareggiavo con il kayak raggiungendo anche dei buoni risultati. Quindi il sogno delle Olimpiadi c’è sempre stato. Dopo però avevo iniziato a lavorare e, vedendo che i soldi dal lavoro arrivavano, ho accantonato il sogno che ora ho ripreso».
Ha dedicato qualcosa della sua attrezzatura all’incidente?
«Sì, la colorazione della mia bici l’ho dedicata alla moto con la quale ho fatto l’incidente. La moto era una Yamaha R1 60th Anniversary Edition, quindi gialla, nera, bianca e oro. Ho voluto colorare la mia bici degli stessi colori, per non dimenticare mai da dove sono partito».
Quali sono i suoi obiettivi di carriera?
«Voglio raggiungere le Olimpiadi di Los Angeles nel 2028. In questi anni dovrò migliorare a livello di ranking, magari abbassando un po’ i tempi sia nella corsa che nella bici e nel nuoto. Vorrei fare bene nelle varie coppe del mondo, negli europei e nei mondiali ma l’obiettivo più importante rimane quello di arrivare alle Olimpiadi».
Quali sono gli obiettivi che ti sei posto quest’anno?
«Quest’anno e il prossimo sono un po’ anni di passaggio. L’obiettivo è arrivare in forma nel 2027-2028, perché in questi due anni si cominciano a guardare i ranking per le Olimpiadi. Per adesso vorrei stabilizzarmi intorno al tredicesimo nel ranking. Quest’anno vorrei partecipare ai mondiali di paratriathlon a Wollongong in Australia dal 15-18 ottobre e agli europei a Besançon. Inoltre mi piacerebbe partecipare al campionato italiano di paratriathlon a Loano il 18 maggio e, la settimana dopo, vorrei andare in Toscana a fare i campionati italiani di paraciclismo».
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