l'intervista

sabato 17 Febbraio, 2024

MasterChef, Kassandra e il riscatto in cucina: «Sono cresciuta in fretta, ho sofferto di attacchi di panico. Tra i fornelli so quanto valgo»

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Da Madrid alla val di Cembra, la concorrente del talent (eliminata a un passo dalla finale) si racconta. «Quando ho iniziato a cucinare? A sedici anni: facevo la barista e avevo orari diversi dai miei genitori. Ora sono a Milano, in Trentino ero un pesce fuor d'acqua»

Determinazione e tenacia animano Kassandra Galindo Rodriguez, la giovane nata a Madrid che ha vissuto per vent’anni in Trentino e ha portato tutta la sua grinta tra i fornelli della tredicesima edizione di MasterChef Italia, show Sky Original prodotto da Endemol Shine Italy e che tutti i giovedì viene trasmesso su Sky, in streaming su NOW e sempre disponibile on demand. Arrivata alla decima serata, Kassandra è stata eliminata dai giudici Antonino Cannavacciuolo, Giorgio Locatelli e Bruno Barbieri a due passi dalla finale, dopo aver affrontato insieme ad Antonio, Eleonora e Sara il Pressure Test dedicato allo street food. Una prova di 40 minuti dove i quattro concorrenti dovevano lavorare con ingredienti dei principali piatti della cucina da strada internazionale.

Dalla Spagna alla Val di Cembra
Ventisei anni, un carattere deciso e, a tratti, spigoloso, ma un mare di emozioni dentro al cuore che l’hanno portata a diventare una concorrente di un talent culinario molto ambito da cuochi e aspiranti tali. Emozioni che nascono da una Kassandra bambina che a 6 anni, dopo un non facile inizio di vita, è arrivata a Cembra con la mamma e il fratello, correndo per l’indipendenza al lavoro dietro i banconi dei bar a Trento e in altre zone del Trentino già a 16; raggiungendo poi l’indipendenza totale andando a vivere fuori casa a 18 anni. Una vita fatta di prove e di dolore, momenti neri tra l’ansia e il panico, altri da brividi sulla pelle, come quelli percepiti durante la partecipazione al talent. Lo Chef Locatelli, nell’ultima serata di giovedì l’ha chiamata «la nostra indomabile Kassandra» ricordandole che la cosa più importante di questo percorso, è aver capito il suo valore.

Da dove arriva la passione per la cucina? Qual è il primo ricordo legato a essa?
«La passione nasce con il tempo, più per necessità, perché a 16 anni ho iniziato a lavorare come barista e avevo orari diversi da quelli dei miei genitori. Avevo iniziato a prepararmi da mangiare da sola, poi a 18 anni sono andata via di casa, quindi per forza di cose dovevo cucinare io. Ho iniziato pian piano a sperimentare con gli ingredienti, a seguire alcune ricette. Il primo ricordo che ho della cucina è abbastanza divertente, risale a quando avevo 13 o 14 anni. Avevo provato a preparare una panna cotta di quelle che si comprano al supermercato e alle quali occorre solo aggiungere il latte o la panna. Invece che mettere la panna dolce, ho messo quella da cucina, quella che si usa per la pasta. Era venuta una schifezza e l’avevo fatta per i miei perché volevo fare pace dopo un litigio, quindi ho detto: “Faccio un dolce”. Era immangiabile, ricordo ancora il sapore. L’aveva mangiata solo mio fratello per solidarietà, non so con quale coraggio sinceramente. Diciamo che non ero partita molto bene, poi per fortuna è un po’ cambiata la cosa».

Dal bancone di un bar in Trentino a MasterChef, come è iniziato il suo percorso?
«È nato un po’ per caso, perché quando cenavo guardavo sempre MasterChef. Mi è sempre piaciuto guardare programmi di cucina mentre mangiavo, anche per prendere un po’ spunto. Una sera, senza darci troppo peso, ho mandato la candidatura e mi sono detta che tanto non mi avrebbero richiamata e invece lo hanno fatto. Un po’ ci speravo, però avevo mandato la candidatura ancora prima che aprissero le iscrizioni, quindi era passato un mese e mezzo prima che mi richiamassero e mi ero anche dimenticata».

Qual è il piatto che ha preparato e le ha dato la possibilità di entrare in MasterChef? Quali emozioni ricorda?
«Come primo piatto ho portato la tortilla di patate, un piatto tipico spagnolo che mi prepara mia mamma da sempre, è uno dei miei preferiti. Poi avevo preparato un filetto di maiale con riduzione di aceto balsamico, per unire un po’ le cose, la Spagna e il Trentino. Ero agitatissima, ero nel panico totale e si vedeva pure. A casa mi ero preparata, chiaramente, prima di arrivare davanti ai giudici, mi ero data il tempo ma con gli ingredienti già sul tavolo. Invece, lì non hai tutto pronto, hai 45 minuti da quando dicono il tuo nome, devi prendere tutto quanto e io questa cosa non l’avevo calcolata. Poi è andata. All’inizio mi hanno dato il grembiule grigio, Barbieri mi aveva detto “no”. Mi sono detta che andava bene lo stesso, avevo fatto un primo passo e avrei dovuto mettercela tutta per prendermi il grembiule bianco. Ero agitata, ma allo stesso tempo molto più concentrata, ero felicissima».

Un primo grande traguardo per lei, che ha detto di sentirsi finalmente «al posto giusto»
«È stata forse la prima volta nella mia vita in cui ho deciso di fare qualcosa solo ed esclusivamente per me stessa, concentrandomi al massimo. È stato gratificante, perché, a parte tutto il percorso, ho veramente iniziato a credere in quelle che sono, nelle mie capacità. È stata una bella soddisfazione già anche solo entrare, perché non me lo sarei mai aspettato, effettivamente è una cosa molto grande. Non avevo mai fatto niente del genere nella vita. Ho sempre provato a realizzarmi, sono molto indipendente, ma non avevo mai provato, prima di MasterChef, un qualcosa che mi facesse sentire così bene, a posto con me stessa e con il resto del mondo. Non ho vinto, ma sono arrivata sesta tra un sacco di persone che ci hanno provato e solo grazie a quello che ho fatto io, alle mie capacità».

Tornare a respirare con MasterChef, oltre a Kassandra con il grembiule, c’è anche l’essere umano.
«MasterChef, oltre a dare la possibilità di mettersi alla prova, di vedere realmente le proprie capacità e a far crescere il proprio livello culinario, a me ha dato quella di vivere per un attimo in una bolla e guardare la mia vita da fuori e io mi sono analizzata, staccandomi dalla Kassandra di tutti giorni e riguardando tutto quello che ho fatto nella vita, fin da piccola. Sono cresciuta in fretta, il fatto che io fossi capace di arrangiarmi era un po’ dato per scontato e allo stesso tempo se a volte non ce la facevo, era quasi come se sbagliassi io e non perché mi mancasse qualcuno di riferimento. Non voglio colpevolizzare nessuno, però diciamo che non ho avuto una vita molto facile, come tanti. Non voglio nemmeno vittimizzarmi. Essendo quella più tranquilla e che si arrangiava, sono stata quella guardata meno, davo l’impressione di non aver mai bisogno d’aiuto. Nel rapporto con le persone a livello sentimentale o lavorativo, sono una che dà l’anima, però questa cosa è come se non mi fosse mai tornata e mi ha fatto sentire come se non valessi. Poi sono successe altre cose, ho avuto problemi di salute abbastanza gravi per un periodo, che mi hanno veramente fatta soffrire. Ho iniziato a soffrire di attacchi d’ansia e di panico. Persone che hanno fatto parte della mia vita mi hanno fatto un po’ pesare questi problemi di salute e mi hanno fatto sentire piccola, come se non valessi come donna e come persona. Loro non fanno più parte della mia vita. Riprendersi da questo, capire che si può fare qualsiasi cosa, a parte MasterChef, basta concentrarsi, mi ha fatto vedere lati positivi di me e mi ha fatto capire che qualcosa valgo. È stato un lavoro generale su me stessa».

Parliamo di futuro, nell’ultima serata hai detto: «Io non mollo la cucina, andrò avanti». Hai già un progetto? Rimarrai in Trentino?
«Non vivo già più in Trentino, ora vivo a Milano. In Trentino mi sono sempre sentita un po’ un pesce fuor d’acqua, per quanto ci sia cresciuta e non rimpiango nulla, sono contenta della persona che sono, ma non credo di essere una persona da paesino di montagna, per quanto bello sia, penso di essere più una da città, quindi a Milano ci sto bene. Al progetto futuro ci sto lavorando, devo capire se prenderà piede, per scaramanzia, non dico nulla. Non mi aprirò un ristorante fisico dove venire, o almeno non per il momento, vorrei strutturarla in modo diverso. Quello che vorrei fare è riuscire a cambiare location ogni volta, menù ogni volta».