Cinema

giovedì 1 Maggio, 2025

Martina Scrinzi e il successo di Vermiglio: “Il segreto? Un anno di lavoro sul personaggio. Ora vorrei girare con Sorogoyen”

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L'attrice: "Il successo del film mi ha sorpreso, adesso sto lavorando con un regista francese"

Il film «Vermiglio» della regista Maura Delpero torna a Trento con una nuova proiezione. Il film che ha riscosso un grande successo di pubblico e critica, sia in ambito nazionale che internazionale, verrà infatti proiettato sabato 3 maggio alle ore 20.30 nella Sala inCooperazione di via Segantini da il «Nuovo Astra».
Vincitore del Leone d’Argento a Venezia e selezionato per rappresentare l’Italia ai premi Oscar 2025, Vermiglio racconta la storia dell’omonimo paese della Val di Sole durante la seconda guerra mondiale. La protagonista è Lucia Graziadei, interpretata dalla roveretana Martina Scrinzi. In occasione della nuova proiezione di Vermiglio, Scrinzi sarà l’ospite d’eccezione presente in sala e dialogherà con Alberto Tomasi.
Il curriculum della giovane e talentuosa attrice è già di tutto rispetto. Partita dal teatro e, da qualche anno, spostatasi prevalentemente sul cinema, Martina Scrinzi è candidata come migliore attrice protagonista per «Vermiglio» ai David di Donatello 2025 che si terranno in questo mese.
Martina Scrinzi, sabato tornerà a Trento per una nuova proiezione di Vermiglio. Cosa rappresenta e ha rappresentato per lei questo film?
«Vermiglio rappresenta uno dei primi film che mi ha lanciato e che mi ha aperto le porte verso il mondo del cinema e verso quello dei festival. Quindi per me alla fine è come un sogno che mi ha portato molta fortuna. E di tutto questo sono molto contenta».
Vermiglio ha riscosso un notevole successo sia dalla critica, sia dalle sale. Se l’aspettava?
«Onestamente no, anche perché quando ho cominciato con le prove, a lavorare sul set con Maura e con i colleghi non ci pensavo più di tanto. Di solito la proiezione del film e, quindi, la risposta del pubblico e dei critici è una cosa lontana da quando si lavora. Dunque no, non me l’aspettavo. Ho iniziato a capire che poteva essere qualcosa di grande verso la fine delle riprese, quando si è cominciato a parlare dei festival a cui si puntava. Però fino a quando non siamo andati a Venezia avevo le idee poco chiare».
Come ha fatto a entrare nel personaggio di Lucia Graziadei? E come è stata questa esperienza?
«Devo dire che sono stata molto fortunata anche da questo lato qui, perché Lucia è un personaggio molto vicino a me. Sono dunque riuscita a prenderlo subito. Poi devo dire che ho avuto anche tanto tempo per prepararmi, perché il ruolo mi è stato confermato quasi un anno prima delle riprese. Questo mi ha permesso di avere il tempo per studiare. È una cosa che non sempre si ha. Quindi mi sono preparata a livello bibliografico, informandomi sulla geografia della Val di Sole in quegli anni, sul come si viveva allora. Ho imparato il dialetto. Il personaggio è venuto dopo tutto questo, anche se devo dire che l’avevo già abbastanza capito fin dai provini».
Com’è stato il rapporto con la regista Maura Delpero? Come avete lavorato assieme?
«Il rapporto con Maura è iniziato già prima del set. Anche questa è la cosa bella di Vermiglio, perché di solito il regista si incontra quasi direttamente sul set. Invece con Maura c’è stata una condivisione già prima. Inizialmente da remoto, perché lei prima dell’inizio delle riprese abitava a Buenos Aires. Attraverso delle video call a distanza abbiamo iniziato a parlare del personaggio, del tipo di cinema che voleva fare lei. Lo studio del personaggio e la sua evoluzione invece l’abbiamo vista meglio in presenza, al teatro di Vermiglio, poco prima delle riprese. Devo dire che Maura è una regista in ascolto, sia prima che sul set».
Parliamo un po’ di lei. Come è nata la sua passione per il cinema?
«Io sono partita con il teatro. Prima di tutto con il gruppo teatrale del liceo Rosmini, dove studiavo. Poi con il “Collettivo Clochart” a Mori. Il cinema è arrivato un po’ più tardi, nel 2021 più o meno. Da lì ho iniziato a recitare prevalentemente per il cinema».
C’è un ruolo che ha interpretato che le è rimasto particolarmente a cuore o a cui comunque è maggiormente legata?
«Ai personaggi del passato devo dire che non rimango particolarmente legata, perché una volta che finisco il lavoro mi piace staccarmi dal personaggio e guardare avanti. Però un ruolo che mi è piaciuto molto è quello che ho interpretato nel film di Kia Khalili Pir “Mostro intruso aspro” che deve ancora uscire. Il ruolo principale, femminile, è di una ragazza che si chiama Anna. Si tratta di una ragazza un po’ scontrosa, molto riservata, un po’ nomade. Devo dire che quando rivedo spezzoni di quel film il personaggio mi piace particolarmente. Però non direi che ci sono legata».
E riguardo al futuro c’è qualche ruolo particolare che le piacerebbe ricoprire?
«In un altro film che Kia, il mio compagno, sta scrivendo e che si chiama “Animali sociali” c’è un personaggio che mi piace molto perché è praticamente l’opposto di quello che solitamente mi viene proposto. È molto esuberante, eccentrico, egoista in un certo senso. È un personaggio “peperino”. Vorrei cercare di avvicinarmi un po’ di più a quei ruoli lì, che solitamente non mi vengono proposti».
Martina Scrinzi cosa guarda al cinema?
«Film di genere di solito. I thriller e i polizieschi sono i miei preferiti. Comunque mi piacciono molto anche quelli più umani e mi piace anche il cinema autoriale. Lo guardo meno, ma ci sono dei periodi in cui ho bisogno di più calma e preferisco film un po’ più tranquilli. Come registi guardo soprattutto il cinema americano e il cinema europeo, un po’ meno quello italiano».
Ci sono registi con cui le piacerebbe collaborare?
«Ora come ora Rodrigo Sorogoyen, lo spagnolo. Anche se in realtà non ho ancora visto niente di suo, però mi ispira. Poi il regista messicano Alejandro González Iñárritu che è un po’ il mio mito. Anche con Kia Khalili Pir chiaramente. Una regista che mi piace molto è Justine Triet».
Quali sono i suoi punti di riferimento dal punto di vista attoriale?
«Oltre ai soliti classici, tra cui le star hollywoodiane, soprattutto quelle degli anni ’70, che sono un po’ i miei modelli, direi Sandra Hüller, un’attrice tedesca, e Franz Rogowski, anche lui un attore tedesco. Poi se devo imparare da qualcuno cerco di imparare da Al Pacino, John Cazale, Meryl Streep, che sono stati i punti di riferimento di Hollywood».
Sta lavorando a qualche film al momento?
«Che uscirà prossimamente no perché sono ferma da Vermiglio. Però a breve inizierò a lavorare su un film di cui ancora non posso svelare nulla. Dico soltanto che si tratta di un film di un regista francese».