L'intervista

sabato 4 Novembre, 2023

Maltempo, il geologo avverte: «Contro le frane fondi insufficienti. Territorio a rischio»

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Le perturbazioni hanno causato dissesti idrogeologici. Galatà: «Più prevenzione»

Le precipitazioni di questa settimana hanno causato diversi smottamenti e frane in tutto il territorio. Il coordinatore della Rete professioni tecniche del Trentino e geologo Giovanni Galatà fa il punto sull’attuale situazione e spiega quali miglioramenti sono ancora possibili sul piano della prevenzione.
Come ha retto il territorio agli eventi meteorologici di questa settimana?
«Si tratta di fenomeni ai quali siamo abituati ad assistere e che fanno un po’ parte del periodo. Va notato che venivamo da un periodo di lunghissima siccità e gli effetti in questi casi possono risultare più violenti, ma nel complesso il territorio è ben mantenuto e monitorato. Inoltre, anche per effetto della Carta di sintesi della pericolosità, c’è maggiore attenzione sulle concessioni per le nuove costruzioni»
Gli interventi degli operatori chiamati a causa di smottamenti sono stati molti. Ci sono dei territori particolarmente fragili?
«Il Trentino è predisposto ai dissesti per le sue caratteristiche orografiche e i crolli rocciosi, possono avvenire in qualsiasi momento. In particolare il nostro territorio si contraddistingue per la presenza di pareti rocciose spesso verticali e talvolta molto fratturate. Quando l’acqua riempie le fratture crea una sovrappressione che incrementa il rischio di distacco di singoli blocchi lapidei, determinando talvolta vere e proprie frane. Più in generale, la pendenza associata all’imbibizione dei terreni, dovuta a precipitazioni intense, ha un effetto sfavorevole per la stabilità dei versanti».
La risposta a questi eventi è stata adeguata?
«In termini di intervento abbiamo un sistema altamente efficiente con un tempestivo servizio di reperibilità espletato dal Servizio Geologico, dal Servizio Prevenzione rischi e dal Servizio Bacini montani. Quest’ultimo è stato rafforzato tantissimo dopo l’alluvione del 1966. Va comunque detto, e noi geologi abbiamo una buona memoria, che ciò cui abbiamo assistito non è quasi nulla in confronto agli eventi del 2000 e del 2002, quando si è dovuto procedere anche con importanti evacuazioni a causa di piogge ripetute e persistenti che hanno provocato grossi problemi».
A livello di prevenzione, invece, si è fatto e si sta facendo abbastanza?
«Negli ultimi 30-40 anni sono state fatte molte opere di difesa, come ad esempio le barriere paramassi. Le infrastrutture più esposte restano le strade. Sono state create anche gallerie per permettere di passare in sicurezza attraverso territori particolarmente pericolosi, ma resta difficile difendersi da fenomeni di crollo in diversi tratti della provincia».
Che cosa si dovrebbe fare?
«Quello che manca è di certo una banca dati delle opere di difesa lungo le strade. Come Ordine dei geologi l’abbiamo più volte proposta. Inoltre, è indispensabile che venga fatta una valutazione annuale circa lo stato di conservazione di queste opere. L’autostrada del Brennero incarica ogni anno alcuni geologi di fare questa verifica dell’efficacia dei sistemi. Si tratta di un esempio virtuoso che si auspica venga implementato per le opere della provincia».
A livello di finanziamenti com’è la situazione?
«Per quanto riguarda le frane serve un programma di prevenzione di ampio respiro, sulla linea di quanto viene fatto nei bacini montani. E questo dipende dai fondi che vengono stanziati. Dobbiamo avere più risorse per prevenire problematiche in futuro».
Ci si sta muovendo con i fondi del Pnrr?
«La Provincia aveva beneficiato degli stanziamenti del decreto Italia Sicura per i dissesti idrogeologici. Molti progetti sono poi confluiti nel Pnrr, senza tuttavia che ci fosse una nuova elencazione di interventi da attuare nel prossimo futuro».
In sostanza, per il futuro non si fa ancora abbastanza?
«La politica si deve ricordare che siamo un territorio esposto. Ora questo sta tenendo ma non ci sono garanzie per gli anni a venire e, ricordiamo, senza sicurezza non c’è nemmeno sviluppo e turismo».