Pergine
sabato 1 Aprile, 2023
Madre e figlia trovate morte, il sindaco Oss Emer: «È saltata la rete sociale. Non può accadere nella nostra realtà»
di Davide Orsato
Lo sconforto del primo cittadino di Pergine Valsugana

«Gravissimo che per tutto questo tempo nessuno si sia accorto di nulla. Inconcepibile che sia accaduto in una realtà come la nostra: qualcosa non ha funzionato». C‘è sconforto nelle parole del sindaco di Pergine, Roberto Oss Emer.
Il primo cittadino era presente, ieri pomeriggio, durante l’intervento dei carabinieri e dei vigili del fuoco, quando è stata abbattuta la porta di quell’appartamento al terzo piano e sono stati trovati i corpi di Franca Bernebè e di Filomena Antonacci, mamma e figlia, abbandonati da settimane. «Abito nelle vicinanze — racconta — e mi trovavo a passare di lì per caso mentre era in corso l’intervento. Ho visto le auto dei carabinieri: così mi sono fermato e ho chiesto informazioni su quanto stava accadendo. È intervenuta la stazione di Pergine, che ha dato il via libera ai pompieri di entrare in casa: operazioni che sono state fatte nel corso del pomeriggio». In pochi, pochissimi a Pergine conoscevano Filomena e Franca. Due persone costrette nell’isolamento per problemi di salute, ma anche per emarginazione sociale. «Non ci risulta – prosegue Oss Emer – che avessero parenti in paese, ma questa non può essere una scusa. Non possiamo accettare che delle persone così scompaiano e ci si accorga delle loro morte solo a giorni di distanza, non perché qualcuno si è reso conto che mancavano, ma per l’odore. Senza che nessuno si preoccupasse di dare l’allarme».
Il Comune, però, le conosceva. Erano seguite dai servizi sociali: l’ultima visita risalirebbe alla prima settimana di marzo, forse pochissimi giorni, stando alle prime ricostruzione, dalla morte di Franca Bernabè, a cui è seguita quella dell’anziana madre, incapace di chiedere aiuto. «Si tratta — spiega il primo cittadino di Pergine — di una situazione molto difficile, di disagio e anche di degrado. Certamente di solitudine.
Il luogo dove è avvenuta la tragedia è una palazzina dell’Itea, case popolari dove sussistono anche situazioni di difficoltà che vengono strettamente monitorate. Non sempre, però, le persone vogliono farsi aiutare fino in fondo». E, da quanto risulta, il caso delle due donne è uno di quelli intermedi: accettavano l’aiuto degli assistenti sociali ma qualche volta la figlia scompariva dai radar. E a causa della sua grave situazione era difficile parlare con la madre. «A quanto mi riferiscono — conclude il sindaco — prima è morta la figlia, d’infarto. Poi è toccato alla madre, completemente abbandonata a se stessa». Lasciata sola per giorni senza aver modo di contattare il mondo esterno. «Quello che è ventuo meno — le parole di Oss Emer — è la rete sociale. Ed è davvero inconcepibile immaginare una situazione come questa in una realtà come quella del nostro paese».
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