L'editoriale

sabato 10 Dicembre, 2022

L’uso del Pos? Fare di più

di

Secondo la banca centrale italiana, per gli esercenti il costo per la gestione del contante sarebbe stato superiore a quello delle transazioni digitali con le carte di credito e di debito

Offerta della «banca numero uno»: Pos con costo a forfait di 99 euro per sempre, zero commissioni e zero costi aggiuntivi per le transazioni al di sotto dei 10 euro per attività con fatturato ridotto. Offerta della banca numero due per imprese con fatturato al di sotto dei cinque milioni di euro: Pos a 2,9 euro al mese e 0,9% per transazione, con la gratuità di tutte le operazioni al di sotto dei 10 euro. Si potrebbe continuare con altri esempi di banche, ma anche di una delle tante società che forniscono servizi per i pagamenti elettronici in negozi, pubblici esercizi e studi professionali. La sostanza rimane una sola: considerati i costi, il clamore che si è scatenato sull’utilizzo del Pos pare essere un problema reale solo per poche attività. Molto spesso, infatti, è assicurata la sostanziale gratuità delle transazioni al di sotto della soglia dei 10 euro, fermo restando il pagamento di forfait iniziale. Ciò non toglie che si possa fare meglio, soprattutto all’interno del circuito bancario, ma il problema è per lo più politico.
Sulla materia è arrivata nei giorni scorsi la bocciatura del governo da parte della Banca d’Italia con Fabrizio Balassone, capo servizio struttura economica della stessa, che durante un’audizione sulla manovra alle commissioni riunite Bilancio di Camera e Senato ha spiegato la situazione. Secondo la banca centrale, infatti, i limiti all’uso del contante, pur non fornendo un impedimento assoluto alla realizzazione di condotte illecite, rappresentano un ostacolo per diverse forme di criminalità ed evasione. E, sempre secondo la banca centrale italiana, per gli esercenti il costo per la gestione del contante sarebbe stato superiore a quello delle transazioni digitali con le carte di credito e di debito. Cosa significa? Che anche la gestione dei flussi di denaro per le aziende ha un costo. Ad esempio, che gli incassi in contante devono comunque poi essere portati nella banca dove si è clienti e anche questa operazione ha un peso economico, soprattutto se l’imprenditore intende assicurare il trasferimento di valori. Quello che la Banca d’Italia non ha esplicitato, però, è che gli istituti di credito sono forse i primi soggetti a trarre vantaggi dall’uso di moneta elettronica. Perché sicuramente una banca deve prevedere un’organizzazione diversa nella contabilizzazione materiale delle somme in ingresso sui conti corrente degli imprenditori e deve comunque assicurare le cifre che si muovono tra gli sportelli. Con l’uso del Pos si crea un risparmio che per un istituto di credito è molto probabilmente superiore ai costi di esercizio dei terminali proposti ai clienti, lasciando quindi spazio ad una riduzione o all’azzeramento delle tariffe richieste per le apparecchiature da fornire alle aziende. Ecco perché le condizioni proposte alla clientela dal mondo del credito potrebbero essere notevolmente migliorate, favorendo l’uso dei Pos senza discussioni o dibattiti.
Quello che importa, comunque, è che ci sia una scelta di fondo chiara da parte del governo e che risponda, oltre ai rilievi della Banca d’Italia, anche a quelli della Corte dei Conti che ha portato il ragionamento a livello europeo. Secondo la Corte, infatti, l’innalzamento del tetto dei pagamenti e, in particolare, la non sanzionabilità dei rifiuti ad accettare pagamenti elettronici di un determinato importo possono risultare non coerenti con l’obiettivo di contrasto all’evasione fiscale previsto nel Pnrr. In particolare, non sarebbero coerenti con la riforma dell’amministrazione fiscale che prevede specifiche misure volte a contrastare l’evasione fiscale. Il richiamo è dunque ad una scelta politica chiara. Perché se i costi di utilizzo dei sistemi Pos possono essere un problema sempre meno pesante per le imprese, il garantire la maggiore tracciabilità possibile del denaro è un aspetto strategico per il Paese e lo si spiega con un semplice dato: solo nel 2020 in Europa sono mancati all’appello 93 miliardi di gettito Iva, con l’Italia che da sola ha accumulato 26 miliardi di evasione, quasi un terzo di tutta l’Ue. Certo, il primo passo sarebbe quello di puntare ad un maggiore utilizzo dello scontrino fiscale. Ma l’utilizzo della moneta elettronica potrebbe aiutare.