SPORT E INCLUSIONE

domenica 4 Giugno, 2023

«Lizzana Special Team», la squadra di calcio paralimpico presto con i colori dell’Udinese

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Dal 2021 è l’unica società in Trentino della divisione paralimpica sperimentale, dedicata alle persone con disabilità

Le emozioni oltre il semplice risultato, oltre la vittoria. Dal 2021 il Lizzana Special Team è l’unica società in Trentino della divisione paralimpica sperimentale, dedicata alle persone con disabilità intellettive relazionali e psichiatriche. La squadra, ad oggi, coinvolge una dozzina di ragazzi tra i 15 e i 45 anni, anche una ragazza, che gioca in porta. Lo staff comprende due allenatori, che sono anche educatori, una psicologa e uno staff medico preparato.
Presidente, partiamo dall’inizio: com’è nato lo Special Team?
«Nel 2018, dopo avere festeggiato i 70 anni della società, mi era stato chiesto quali fossero i miei sogni. In quel momento sono uscito dal puro aspetto “calcistico” e di risultati, non ho parlato di promozione in Prima Categoria o altro. Il mio obiettivo era quello di fare qualcosa che in Trentino ancora non c’era: una squadra di calcio della divisione calcio paralimpica sperimentale, dedicati alle persone con disabilità intellettive relazionali e psichiatriche. Ho passato tanto tempo nel sociale e so cosa fanno nelle altre regioni anche in ambito sportivo».
E da lì?
«Abbiamo iniziato subito a lavorare e a programmare, perché c’è bisogno di tanto sacrificio. Serve lo staff tecnico, gli allenatori, la psicologa e anche uno staff medico di un certo tipo. In questo senso, devo dire, ho trovato davvero terreno fertile nel direttivo, che ringrazio ancora moltissimi. Eravamo pronti a partire ma poi è arrivato il covid e, come tutto, ci siamo fermati anche noi, a maggior ragione. Nel 2021 abbiamo ripreso in mano il progetto, siamo scesi a Roma a parlare con la divisione paralimpica sperimentale e con gli enti competenti. Abbiamo deciso di andare avanti e poi a luglio 2021 abbiamo presentato il progetto alla campana dei caduti. Li ci siamo detti: attualmente ci sono 80 Special club, il Trentino non ne ha regolarmente tesserate alla Figc, buttiamoci e proviamo questa novità».
Ma cos’è lo Special Club e come funziona?
«Il nostro motto è sempre stato “il calcio è per tutti, con tutti e di tutti”. Sulla base di questo portiamo avanti il nostro percorso. La stagione 2021/2022 è stata caratterizzata da soli allenamenti con alcuni ragazzi delle cooperative sociali della zona. Concluso l’anno e arrivati a giugno ci siamo detti che forse era l’ora di fare una scommessa e per la stagione 2022/2023 ci siamo iscritti al campionato, che va da ottobre a maggio e si gioca sette contro sette (le partite sono a Verona una volta al mese, ndr). Non avendo abbastanza squadre qui in Trentino siamo nel girone con squadre venete e lombarde, giochiamo contro l’Hellas Verona, il Chievo, il Padova, il Mantova».
Com’è stato?
«È un’esperienza molto formativa, sia per i ragazzi che per chi li segue, noi compresi. Impari molto da loro, sia dal punto di vista umano che del significato della vita. Per loro ogni piccola cosa è una soddisfazione. È fantastico vederli così felici per un passaggio o un cross giusto. Lo dico spesse in tutte le conferenze che faccio, il loro è un calcio genuino, sano, immediato, senza retropensiero. In generale l’anno è stato davvero prolifico, al di la dei risultati che a noi non interessano. Oltre al campionato, infatti, abbiamo partecipato al Torneo della Pace qui a Rovereto e qualche settimana fa siamo stati invitati all’Arge Alp, dove abbiamo giocato contro squadre del calibro del Bayern Monaco. Si sono fatti una bella esperienza internazionale, senza dimenticare un altro importantissimo aspetto…».
Ovvero?
«La ciliegina sulla torta è stata messa poco tempo fa. Siamo stati adottati (il termine è esattamente questo) dall’Udinese. Ero stato contattato dalla divisione paralimpica, che chiedevano se avessimo trovato una squadra. Abbiamo risposto di no e nel giro di poco tempo ci hanno messo in contatto con l’Udinese. Dall’anno prossimo, dunque, giocheremo le partite con le maglie ufficiali dell’Udinese, a cui verrà aggiunto lo stemma del Lizzana Special Team. A breve inoltre andremo a Udine insieme a tutti i ragazzi a conoscere la squadra, sono già tutti emozionati al solo pensiero. È un bel segnale perché vuol dire che il progetto sta prendendo piede».
Quali sono state le difficoltà iniziali?
«Da un lato sicuramente è stato complicato far capire alle persone e alle famiglie la realtà, fargli capire cosa volesse dire questo progetto. Dovevamo fare un passo concreto per far si che le parole come “inclusione sociale” diventassero realtà. Inoltre non è stato di certo semplice mettere insieme la squadra, farli integrare a vicenda. Loro hanno bisogno di più tempo perché devono vedersi, conoscersi, piacersi e poi diventare amici. Sono difficoltà che però mi sento di dire di aver superato, anche attraverso un percorso. Ogni due settimane la psicologa viene al campo e si confronta con i giocatori, facendo emergere tutte le possibili problematiche. Inoltre, per cercare di accogliere più persone possibile, faremo degli open day».
Quelle attuali, invece?
«Sicuramente l’aspetto logistico ed economico. Consideri che noi, una volta al mese, andiamo a Verona e il pulmino lo noleggiamo noi. Ho già fatto presente alla Figc e agli enti competenti di come sia necessario dare alle società un contributo fisso per questa iniziativa. Noi ora viviamo grazie all’aiuto di sponsorizzazioni di privati, ma non è detto che tra un anno o due ci siano ancora. Non c’è sicurezza da questo punto di vista e anche io non posso fare promesse. Con un contributo dalla Figc, invece, sarebbe tutto sicuramente più agevole. Il rischio è che il progetto, aumentando in termine di numeri, non abbia le risorse necessarie».
Ci ha già spiegato del significato per i ragazzi, ma per lei cosa vuol dire?
«È una soddisfazione immensa, soprattutto dal punto di vista umano. E proprio perché è così bello ho invitato tutti a vedere come ci alleniamo, come giochiamo. L’emozione va sopra il risultato. Facciamo qualcosa per la comunità e per il loro futuro».
Che cosa si augura per il futuro?
«Il risultato non mi interessa, vorrei che i ragazzi aumentassero sempre di più. Non tanto per la squadra in sé, ma perché più persone ci sono più si capisce quanto è importante questo percorso. Far parte di un gruppo non è scontato, ma se riesci a farlo hai raggiunto uno dei massimi obiettivi per loro. Mi auguro quindi che il progetto possa continuare per molti anni, anche senza di me»
Crede che nel prossimo futuro nasceranno altre squadre?
«Si, credo che ci sia la possibilità. D’altronde se una piccola società come la nostra è riuscita a farlo, anche altre possono riuscirsi, me lo auguro».