giustizia

giovedì 27 Ottobre, 2022

Liquami da stalla nel rio San Romedio, confermata la condanna dell’azienda agricola

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Nel 2018 lo sversamento aveva portato alla moria delle trote fario. La sentenza d'Appello ribadisce le responsabilità: ora l'allevatore dovrà pagare 150mila euro

Lo sversamento di liquami da stalla nel rio San Romedio, che nel 2018 aveva portato alla moria delle trote fario, costa tre anni di reclusione all’allevatore dell’Alta Val di Non Giuliano Battisti, con una sua azienda agricola a sua volta sanzionata. Il conto complessivo da pagare è salato e ammonta a 150mila euro. La pesante condanna inflitta in primo grado dal tribunale di Trento a marzo 2021, è stata confermata in toto mercoledì mattina dalla Corte d’Appello. Ancora una volta quindi la linea difensiva dell’allevatore 43enne di Cavareno, assistito dall’avvocata Maria Rosa Visintin, non è stata accolta. Per quanto l’imputato abbia sempre sostenuto di non avere responsabilità – e lo ha ribadito anche nel corso del processo di secondo grado – a metterlo con le spalle al muro c’erano state le tracce di liquame individuate all’epoca dei fatti, a marzo di quattro anni fa, dal corpo forestale della Provincia intervenuto su segnalazione dell’associazione pescatori della Val di Non che è anche «sentinella» della riserva ittica. Determinanti poi anche le analisi sulla sostanza prelevata nel rio che avevano evidenziato la presenza di un concime che, è stato appurato, era utilizzato da Battisti in via esclusiva in zona. Un inquinamento che aveva interessato quasi quindici chilometri – la schiuma bianca era arrivata fino al lago di Santa Giustina – e aveva creato un grave danno ambientale, azzerando un ecosistema che verrà ricreato solo nell’arco di una decina di anni.
La procura di Trento, dopo le indagini della forestale, aveva contestato al 43enne il reato di danneggiamento e la violazione del testo unico sull’Ambiente per quegli oltre 260 metri cubi di liquame bovino fatto finire nel corso d’acqua. Accuse confermate anche in secondo grado, così come è stata per la condanna: tre anni di reclusione appunto per l’allevatore di Cavareno che dovrà risarcire con 65mila euro l’associazione pescatori della Val di Non – parte civile con l’avvocato Andrea de Bertolini – e la Provincia di Trento invece con 20mila euro. La società agricola del 43enne, la Fratelli Battisti, è stata inoltre sanzionata di 64.500 euro sulla base della legge 231, quella sulla responsabilità amministrativa. «Da parte dell’associazione pescatori c’è soddisfazione per la conferma della sentenza di primo grado, anche in ragione dell’impegno che i volontari hanno sempre avuto nella tutela dell’ambiente e del territorio» commenta il difensore de Bertolini.