L'editoriale
lunedì 26 Dicembre, 2022
di Lorenzo Ciola
Se ci viene chiesto d’acchito con quale spirito e con quali aspettative ci avviciniamo al 2023, il pensiero viaggia in continuità con un anno, il 2022, che ha raso al suolo tante speranze di consolidare una ripresa in atto dopo i dissesti portati dall’epidemia Covid. Crisi energetica, inflazione e guerra potrebbero essere tre concetti sufficienti per chiarire che tipo di difficoltà si sono dovute affrontare negli ultimi dodici mesi e, rimanendo tutti sulla scena, è facile arrivare alla conclusione che difficilmente le analisi cambieranno a breve. Ci sono però da considerare alcuni fattori che potrebbero concretamente modificare le prospettive, senza pensare che si tratti di sentimenti positivi tipici della settimana che porta al Natale.
Il primo punto riguarda il prezzo del gas. Nei giorni scorsi è arrivato l’accordo tra i Paesi europei per definire un tetto del prezzo. Un’iniziativa che tanti hanno caldeggiato (o osteggiato) ritenendola una delle poche misure in grado di contenere le eccessive fluttuazioni dei prezzi sui mercati. In realtà, proprio i mercati negli ultimi due mesi hanno cominciato a raccontare un percorso diverso, fortunatamente lontano da quello di agosto. Prendendo come riferimento quello che viene definito Psv (punto di scambio virtuale), il prezzo del gas è sceso in maniera notevole dai picchi toccati nel mezzo dell’estate. Nell’ultimo mese considerato, quello di novembre, la media giornaliera era arrivata a un costo di 0,975 euro a metro cubo, contro i 2,498 euro di agosto e gli 1,962 euro di settembre. Di fatto, si è tornati ai valori di inizio 2022, quando a gennaio il costo era fissato a 0,920 euro al metro cubo. Allora non era ancora scoppiata la guerra in Ucraina, anche se c’erano già diversi settori economici che avevano lanciato l’allarme per i rincari della bolletta energetica. Come a dire che le difficoltà rimangono, ma forse è stata presa una strada più favorevole ai privati, ma soprattutto alle imprese che necessitano di grandi quantitativi di energia.
Il secondo punto riguarda il prodotto interno lordo. L’Italia in particolare, sta terminando un anno in cui la crescita del Pil è stata davvero molto forte, più forte di quanto è stato registrato in altri Paesi. Secondo le stime di Prometeia la crescita per il 2022 toccherà un + 3,9%, in ulteriore miglioramento rispetto al + 3,4% di settembre. Restano, è vero, molti timori per il prossimo anno, perché tanti analisti si attendono l’avvio di una fase recessiva. Però le previsioni, quelli che vengono definiti «outlook» dagli analisti, stanno cambiando e cambiano leggermente in meglio. La svolta era arrivata alla fine dell’estate, quando la stessa Prometeia si era spinta ad ipotizzare un 2023 con un Pil leggermente in crescita (+ 0,1%), mentre gli ultimi rapporti hanno portato l’incremento allo 0,4%. Poca cosa, per carità, rispetto alla crescita dell’anno in corso, ma si tratta di valori più elevati rispetto alla media dell’Eurozona dove c’è chi davvero vede avvicinarsi lo spettro della recessione.
Gran parte del merito della crescita del Pil attuale e, speriamo, futura, è da ricercare nella capacità delle nostre imprese di proporsi sui mercati stranieri. E qui, siamo al terzo punto, il Trentino può mettere in evidenza performance particolarmente interessanti. Il 2021 era stato l’anno in cui le aziende locali avevano sfondato il muro dei 4 miliardi di euro come valore dei prodotti esportati. Durante i mesi scorsi sono affiorati timori per i rincari energetici e di materie prime da riversare sui clienti. Poi si è considerato un possibile raffreddamento dei mercati una volta riempiti i magazzini dei clienti disposti a fare scorte. Infine, si è constatato che l’aumento dei prezzi ha portato ad un aumento dei fatturati sui vari mercati. Tutti fattori reali, ma l’export trentino, così come quello nazionale, sta per terminare un altro anno contraddistinto da valori record, forse non troppo lontani dai 5 miliardi di euro complessivi.
Cruciale per tutti sarà il quarto punto, quello relativo all’inflazione. In questo caso, i segnali di miglioramento sono ancora piuttosto deboli e occorre «accontentarsi» di aver registrato una stabilizzazione nella corsa ai rincari negli ultimi due mesi. Sapremo a gennaio se questa stabilizzazione sarà consolidata, ma al momento famiglie e imprese devono rifare i propri conti. La vera svolta ci sarà quando i prezzi torneranno ad arretrare, cosa che la Banca centrale europea ritiene possa accadere a breve. Ma quale sarà il miglioramento? Per l’Italia gli analisti di Prometeia prevedono un calo fino al 5,8% e, se ci si riferisce ai valori di un anno fa, non è una bella notizia. Ma se pensiamo che a livello nazionale il 2022 dovrebbe chiudersi con un valore dell’8,4%, è meglio che niente.
In attesa di verificare se le previsioni finanziarie saranno centrate, tutti i semplici cittadini possono trovare uno spunto di ottimismo nella vita di tutti i giorni. Basta recarsi a fare benzina con la propria auto: se fino a qualche mese fa il governo era dovuto intervenire per evitare eccessivi sconfinamenti al di sopra dei 2 euro al litro, ora la situazione è diversa e negli ultimi giorni a Trento si è scesi al di sotto degli 1,6 euro al litro. Non è molto, ma se qualcuno ha la fortuna di poter andare in vacanza o fare qualche gita può almeno viaggiare a un costo più contenuto.
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