Transizione ecologica

lunedì 7 Novembre, 2022

Le battaglie dei Fridays

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La nuova generazione di attivisti pone il tema della sostenibilità: «La montagna viene concepita come un territorio da sfruttare. Le Olimpiadi ne sono un esempio: milioni di investimenti che, come a Torino, rischiano di finire nel nulla. Le risorse vanno usate per uscire dal fossile e per sanare gli inquinamenti»

Quest’anno abbiamo visto come gli effetti dei cambiamenti climatici abbiano colpito duramente gli ambienti montani. E ne abbiano non solo danneggiato gli ecosistemi, ma anche reso palesi le dinamiche di sfruttamento a cui sono sottoposti.

Come risposta alla siccità è stata prelevata la poca acqua rimasta nei torrenti, per creare bacini artificiali. Le alte temperature non sono state considerate un campanello d’allarme ma un problema da aggirare, ad esempio sparando neve artificiale sulle piste da sci. Lo stesso vale per gli eventi climatici estremi che si sono abbattuti nelle aree di montagna, dove la cementificazione e il turismo di massa sono aumentati.
Per tutte queste ragioni, il gruppo dei «Fridays for Future Trento» ha scelto di passare una giornata (quella di ieri) a Brentonico, nel luogo che più rappresenta queste contraddizioni. Abbiamo trovato piste da sci verdeggianti e file di cannoni sparaneve pronti a innevare, utilizzando l’acqua prelevata deviando il torrente. A pochi chilometri di distanza troviamo un paese che, per soddisfare il fabbisogno idrico dei cittadini, dipende dai rifornimenti di acqua portata da autobotti.

Il problema che riportiamo non riguarda solamente le risorse idriche, ma anche quelle energetiche ed economiche. La montagna viene concepita come un territorio da sfruttare, portando il tema della gestione di ambienti montani ad un livello sistemico. L’esempio più calzante di questa forma mentis sono le Olimpiadi invernali di Cortina che si terranno nel 2026: ci troviamo davanti ad un evento «diffuso» che comprenderà una pluralità di interventi spalmati su tre regioni diverse. Tra le opere in programma troviamo piste da bob, trampolini, impianti di pattinaggio e altro. Che siano riqualificazioni o abbattimenti e ricostruzioni ex novo, ogni intervento avrà un costo di svariati milioni.
A quale futuro andranno incontro tutti questi investimenti? La risposta ci arriva dalle ultime Olimpiadi invernali che abbiamo ospitato, quelle di Torino 2006: i trampolini olimpici di Pragelato realizzati per l’occasione sono fermi dal 2006, dopo una spesa complessiva di 34,3 milioni di euro. Lo stesso è successo all’impianto del Freestyle di Sauze d’Oulx, costato nove milioni, chiuso dopo soli sei giorni di attività e smantellato quattro anni più tardi. Per quanto riguarda Torino 2006 non si parla solo delle strutture create per svolgere le gare, ma anche di tutto il sistema di impianti di risalita, alberghi, villaggi olimpici e strade abbandonate. L’analogia con quello che sarà Cortina 2026 viene facile, ma per le nuove Olimpiadi avremo una rete di infrastrutture ancora più fitta che collegherà tutti gli eventi e porterà cantieri duraturi che non si estingueranno con la fine delle competizioni.

Gli effetti sul clima e sull’ambiente montano si possono dedurre immediatamente, soprattutto sapendo che gli iter per la valutazione di impatto ambientale vengono accorciati o non sono ancora stati presentati. Noi chiediamo che i soldi stanziati per le Olimpiadi siano dirottati verso una vera valorizzazione del territorio e non finiscano nelle tasche di imprese estere o, peggio, della mafia, tramite appalti che spianano la strada a infiltrazioni della criminalità organizzata. Le risorse devono essere usate per una reale transizione ecologica fuori dal fossile, per mettere in sicurezza le aree inquinate, per uscire dalla concezione del turismo di massa. Noi portiamo avanti un’idea di giustizia climatica e sociale che tuteli la montagna e le sue comunità, spesso lasciate in secondo piano, come succede già da decenni a Cortina dove speculazione edilizia e turismo non portano benessere alla popolazione. Per questo, invitiamo tutti e tutte al ciclo di incontri che abbiamo organizzato a Trento, assieme a esperti e scienziati che trattano le tematiche ambientali declinandole, appunto, in montagna, per iniziare a discutere una situazione che riguarda tutti.