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giovedì 23 Marzo, 2023

Lavis, «Essere donna oggi»: le storie di tre donne apparentemente diverse, ma non così tanto

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Serena, Elena e Silvia, una compositrice, una libraia e un’imprenditrice hanno condiviso le loro esperienze positive in una tavola rotonda dedicata all'8 marzo

«Essere donna oggi: talento, impegno, coraggio e passione». Lo scorso 18 marzo alle 20:30 all’Auditorium comunale di Lavis si è parlato delle esperienze di tre donne lavisane per spostare l’attenzione da ciò che non va, le asimmetrie nel mercato del lavoro e le mancate opportunità alla valorizzazione degli esempi positivi di Serena, Elena e Silvia, una compositrice, una libraia e un’imprenditrice: tre donne, tre dimensioni diverse con un sottile filo rosso che le lega l’una all’altra.

“Essere donna oggi” è stato organizzato dal Circolo Culturale Lavistaperta in collaborazione con il comune di Lavis: l’obiettivo era proprio di far luce sulla condizione femminile partendo dagli esempi positivi concreti di donne che hanno avuto coraggio nell’aprire le loro attività e da anni contribuiscono alla comunità. Non sempre si ha consapevolezza delle fatiche che stanno dietro alle persone che ci troviamo di fronte: l’occasione di sabato è servita anche, infatti, a conoscere da un punto di vista più personale Serena, Elena e Silvia, chiacchierando sul cosa significhi oggi essere imprenditrici, madri, insegnanti e tanto altro, andando a cogliere tutte le diverse sfaccettature della vita, imparando anche a gestire le disparità che purtroppo ancora esistono.

Ad aprire la serata la sezione di voci femminili del Coro Sociale di Pressano: un bell’esempio nonostante la natura diversa dell’intervento proposto, principalmente cantato. Con loro si è discusso di come originariamente il coro fosse visto come un’attività principalmente maschile, e di come una sezione femminile non sia né scontata, né facile, né tantomeno subito socialmente accettata. Un percorso lungo e non senza difficoltà, che però negli anni ha portato anche a delle importanti soddisfazioni.

Tra i temi emersi il fatto di sentirsi in colpa, non abbastanza, dell’essere al lavoro pensando di togliere tempo alla famiglia e viceversa: quando si è a casa o al lavoro non si è mai al cento per cento dove si vorrebbe essere. Questo passa dal semplice rispondere ad una telefonata rimanendo sempre reperibili mentre si è a casa, quando invece al lavoro si pensa ai figli o alla casa. Questo senso di colpa, senso di inadeguatezza, bisogno di dimostrare di più dando continue conferme e dimostrare a tutti i costi di riuscire, a prescindere da tutto, è intrinseco nella società moderna ed è un problema di cui si parla ancora troppo poco. Il rischio è sempre quello di non riuscire a far pace con sé stessi a causa di retaggi culturali che impongono alle donne di soddisfare delle aspettative che si teme di deludere.

Quelli trattati durante la serata di sabato scorso sono temi che stanno a cuore e riguardano tutti: l’assistenza, la cura dei familiari, il dover conciliare lavoro e famiglia sono tematiche difficilmente attribuite ai papà, ai mariti o ai compagni e sono invece delegate alle donne perché «è sempre stato così». Da un punto di vista lavorativo, infatti, è «normale» pensare che sia la donna a fare il part time e sia l’uomo a fare il tempo pieno.

«Mi sono potuta guardare dentro riconoscendo il merito di ciò che ho fatto, rendendomi orgogliosa di me stessa. – racconta Elena, titolare della libreria “La pulce d’Acqua” che a giugno festeggerà quindici anni di attività – Pensando alla mia esperienza, ad esempio, ho ridotto l’orario della libreria: non so però se io abbia preso questa decisione perché mi fa effettivamente stare bene o perché magari io mi sia sentita in dovere di stare di più con la mia famiglia, perché la società mi impone questo tipo di ragionamento».

Anche Serena, compositrice e insegnante, ha raccontato di come il suo percorso di affermazione all’interno del mondo della musica non sia stato semplice: «Prima di riuscire a fare qualcosa ho sempre paura di ricevere degli attacchi, non godo di grande autostima e riconosco che il mio campo non sia facile, lavorativamente parlando. Ho iniziato a suonare all’età di otto anni, poi il conservatorio e poi l’Accademia. Poi ho iniziato a scrivere imparando a riconoscere il mio valore e riuscendo ad essere orgogliosa di me stessa. Lo scorso 1° marzo è uscito il mio primo disco e vedo che c’è molto interesse, i brani piacciono ma vado con i piedi di piombo, so che si creano delle aspettative su di me».

«In qualità di donna, mamma, imprenditrice e non solo – racconta Silvia, titolare della palestra “Essere Centro” da quasi un decennio – sono stata condotta in un viaggio nel presente e nei trascorsi lavorativi per rivedermi sempre alla ricerca di una realizzazione piena seppur impegnativa, che però vale la pena di essere percorsa non solo per sé, ma per dare prova alle donne alla comunità tutta che possiamo farcela. La serata ha dato una mano ai sogni, facendo riflettere però anche sulle disparità sociali che stentano ancora a sparire».