la guida
mercoledì 19 Marzo, 2025
«Lanterna magica»: quattro film da non perdere al cinema (segnalati da Michele Bellio). Anora, La città proibita, Io sono ancora qui, Ariaferma
di Michele Bellio
Quattro pellicole da non perdere, recensite settimanalmente. Ariaferma è disponibile in streaming su Raiplay

LA CITTÀ PROIBITA
(Italia 2025, 137 min.) Regia di Gabriele Mainetti, con Enrico Borello, Yaxi Lui, Marco Giallini, Sabrina Ferilli
Dopo «Lo chiamavano Jeeg Robot» (2015) e «Freaks Out» (2021) Gabriele Mainetti si conferma un regista sinceramente innamorato del cinema di genere, che omaggia e rielabora in maniera personale. «La città proibita», sentito inchino ai grandi film di kung fu ed ulteriore tassello nella felice ricostruzione di una Roma eterna, qui perché in trasformazione dal glorioso passato in un futuro che è fusione e melting pot, è forse ad oggi il suo film migliore. Indubbiamente alcune scelte nella sceneggiatura, firmata dal regista con Davide Serino e Stefano Bises (che già aveva scritto «Adagio» di Sollima), non funzionano proprio alla perfezione: c’è una certa superficialità nel tratteggio psicologico dei personaggi e alcuni snodi sono banali oppure un po’ slegati tra loro, eppure il film viaggia serenamente. L’antefatto ci porta in Cina, all’epoca della politica del figlio unico, dove una bambina è costretta a nascondersi per lasciare la sorella alla luce del sole. Anni dopo Mei (Yaxi Lui, impressionante), la bambina nascosta, arriva a Roma, all’Esquilino, proprio per cercare la sorella, smarrita nel mondo del traffico di esseri umani e costretta a prostituirsi. Mei è una macchina da kung fu e non esita a dimostrarlo. La sua ricerca la porta nel ristorante di Alfredo (Luca Zingaretti), che si è innamorato e ha abbandonato la moglie (Sabrina Ferilli, splendida) e il figlio Marcello (Enrico Borello), tra debiti e disillusioni. Il luogo è anche il rifugio di Annibale (Marco Giallini), boss del quartiere che non ama il crescente potere della mafia cinese. Raccontare di più sarebbe un torto allo spettacolo. I primi venti minuti lasciano a bocca aperta, il livello tecnico è impressionante per un titolo italiano (17 milioni di euro il budget, coproduce Netflix), poi il film si evolve in un racconto che è anche romantico e divertente, con qualche caduta, ma con piccole trovate che restano impresse (impagabili il dialogo su Asterix, le crocs usate come oggetto di sfida, il coniugale «ciao, sono tornato!» di Marcello). Spettacolari le coreografie dei combattimenti: la sequenza in cucina, quella al mercato coperto e quella a margine del concerto rimarranno impresse a lungo. Un film forse non per tutti i gusti, ma la visione in sala ripaga abbondantemente e regge senza alcuna fatica la durata.
ANORA
(USA 2024, 138 min.) Regia di Sean Baker, con Mikey Madison, Mark Eydelshtein, Yuriy Borisov
Vietato ai minori di 14 anni
Anora è una spogliarellista newyorkese di origini russe che si esibisce in uno strip club di periferia, cercando di convincere il maggior numero di clienti a finanziare le sue performance in salette private. Una sera nel suo locale arriva Ivan, giovane russo ricco e scanzonato, che apprezza ad un tale livello l’esibizione della ragazza da proporle di vedersi anche fuori dal locale. I due iniziano una relazione sessuale a pagamento, ma gradualmente il rapporto si trasforma in altro, dato che Ivan chiede ad Anora di essere la sua ragazza per qualche giorno e, dopo una folle nottata a Las Vegas, i due si sposano. La notizia non fa per niente piacere ai genitori di Ivan, potenti oligarchi, che inviano una sgangherata squadra di intervento armena per rimediare. Gli sviluppi saranno inaspettati e alquanto divertenti. Splendido questo gioiello firmato Sean Baker, principe degli indipendenti statunitensi; splendido e, nonostante la Palma d’Oro al Festival de Cannes e cinque Oscar, sorprendentemente incompreso da molti. Costruito intorno ad una protagonista incredibile, sognatrice e disillusa, romantica e battagliera, mai stereotipata né prevedibile, il film inizia come una parodia di «Pretty Woman» calata nel realismo brutale (e sessuale) del quotidiano, dove il denaro è l’unico obbiettivo e l’unica illusione di felicità possibile. Ma dopo la scena del matrimonio tutto si trasforma in un delirante teatrino che è una gioia per gli occhi e le orecchie, con battute fulminanti e una tensione magistrale, aiutata da un montaggio rapido e fluido. Dalla scena del battesimo all’esilarante rissa domestica (con demolizione del raffinato design che arreda la villa), dal litigio con il carro attrezzi al confronto con gli oligarchi, le situazioni memorabili non si contano e i personaggi restano impressi. Splendido Yuriy Borisov nel ruolo dell’armeno Igor, che vive con la nonna e ne guida l’auto, spettatore sensibile e silenzioso. Ma è Anora il personaggio più bello: lei, che si spoglia a pagamento ma sogna il viaggio di nozze a Disneyland, che ha la nonna russa ma si vergogna di parlarne la lingua, che ha 23 anni ma sembra che ne abbia 25, che vuole farsi chiamare Ani senza sapere che il suo nome ha un significato meraviglioso, perché «in America non diamo peso a queste cose». Lei, i cui riflessi tra i capelli richiamano i colorati titoli di testa, capace di regalarci un meraviglioso finale: poetico, struggente e disperato. Perché «Anora» non è “solo” una commedia.
IO SONO ANCORA QUI
(Brasile/Francia 2024, 135 min.) Regia di Walter Salles, con Fernanda Torres, Selton Mello
Rio de Janeiro, 1970. La famiglia Paiva, formata dal padre Rubens, dalla madre Eunice e dai cinque figli, vive in relativa serenità il clima derivante dalla dittatura militare, instauratasi in Brasile nel 1964. Rubens è un ingegnere, ex deputato laburista, la loro situazione economica è più che serena e le preoccupazioni principali derivano dalla figlia maggiore, Veronica, che frequenta i movimenti studenteschi. Un giorno, però, la polizia porta via Rubens per interrogarlo. Non farà più ritorno a casa. Eunice farà sua la battaglia per ottenere la verità su quanto gli è accaduto. Salles, che conosceva personalmente i Paiva, costruisce un classico e robusto film di denuncia ed affronta con intimità un tema doloroso e complesso come quello dei desaparecidos. Interamente appoggiato sul volto e sulla maiuscola interpretazione di Fernanda Torres, «Io sono ancora qui» è straordinario nella descrizione del microcosmo famigliare e nel restituire l’impatto e il terribile senso di impotenza che un simile evento porta con sé. A Salles basta un elicottero che sorvola il mare poco dopo i sobri titoli di testa per calare lo spettatore in un clima di tensione sotterranea e fa dichiarare apertamente ai propri personaggi un’idea di giustizia che dovrebbe essere universale. «Non si può stare solo a guardare, ognuno fa quello che può» dichiara il collega di Rubens. Purtroppo, nonostante l’emozione, derivante ad esempio dal lavoro su filmini famigliari e fotografie, e sebbene la forza del racconto e del messaggio siano innegabili, il film fatica a sollevarsi da una narrazione canonica e tende a ripetersi nel suo insistere sul cambiamento della protagonista. La scelta di seguire anche nei dettagli il reale andamento della vicenda toglie in un certo senso respiro al film, che avrebbe avuto bisogno di più coraggio. Resta un titolo da vedere per ciò che racconta e per la performance della protagonista, credibile sia come rilassata borghese, che come paladina dei diritti umani. Oscar come miglior film internazionale.
STREAMING- PERLE DA RECUPERARE
ARIAFERMA – DISPONIBILE SU RAIPLAY
(Italia/Svizzera 2021, 117 min.) Regia di Leonardo Di Costanzo, con Toni Servillo, Silvio Orlando
Sardegna: un carcere situato in un’antica e fatiscente struttura ottocentesca sta per essere chiuso, per la gioia di detenuti e personale di sorveglianza. A causa di un problema burocratico, però, un trasferimento viene rimandato e il carcere rimane parzialmente aperto per ospitare gli ultimi 12 detenuti, che lamentano la sospensione delle visite, dei servizi e soprattutto la chiusura della cucina. In particolare il pericoloso camorrista Carmine Lagioia (Silvio Orlando) si fa portavoce dei bisogni dei detenuti, fino ad offrirsi come cuoco per allentare le tensioni. Con lui crea un rapporto particolare Gaetano Gargiulo (Toni Servillo), agente messo a capo della situazione per anzianità. La forzata condivisione di spazi rende l’ordine costituito ancora più fragile, e la relazione fra detenuti e polizia carceraria prende pieghe inaspettate, complice un guasto elettrico. Uno dei film italiani più interessanti degli ultimi anni, diretto con sobrietà e senso della geometria dal documentarista Di Costanzo. Magicamente sospeso in una struttura che diventa personaggio, il film dimostra un senso di umanità ed una capacità di racconto invidiabili e mescola abilmente due eccezionali protagonisti con attori non professionisti. Presentato fuori concorso a Venezia, ha ottenuto 11 candidature ai David di Donatello, vincendone due, per la sceneggiatura originale e l’intensa performance di Silvio Orlando.
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«Nuovo Astra»: sabato si inizia con «Vermiglio». Ecco la programmazione dei film nella Sala inCooperazione
di Redazione
Sabato 3 maggio primo appuntamento alle 20.30: ospite d’eccezione Martina Scrinzi, l’attrice che interpreta la protagonista Lucia Graziadei. Il costo del biglietto è di 5 euro