L'editoriale

giovedì 23 Maggio, 2024

La transizione green e i tabù sul nucleare

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L'editoriale curato durante l'esperienza del il T in classe

A seguito dei problemi climatici che stanno caratterizzando sempre più gli ultimi decenni, si comincia a sentire la necessità di ridurre le emissioni di gas serra e inquinanti derivanti dai processi di produzione di energia, mediante una transizione energetica che permetta di sfruttare fonti di energia rinnovabili. Per questo motivo, negli ultimi anni, è stato incentivato in misura sempre maggiore l’utilizzo degli impianti eolici, idroelettrici, solari e in generale di tutte le centrali produttrici di «energia pulita» (ovvero a basso impatto). Nonostante tutto, spesso queste centrali elettriche svolgono un ruolo marginale a causa della ridotta efficienza dovuta all’irregolarità nella presenza di fonti pulite. Ad esempio, gli impianti idroelettrici possono garantire energia, ma a patto di disporre di abbastanza acqua all’interno dei bacini di accumulo, la quale, specialmente durante le siccità sempre più frequenti, rischia di scarseggiare, specialmente nei periodi estivi, anche nelle regioni montane. Prendendo in considerazione l’energia solare, si può facilmente comprendere come essa non rappresenti una valida alternativa; infatti gli impianti necessitano di sole costante e di ampie superfici libere, che li rendono adatti solo in situazioni molto specifiche. Anche l’eolico ha vari lati negativi; tra questi vi è il ristretto range di operatività delle pale, che non funzionano propriamente se non in un ristretto intervallo in cui la velocità del vento è ottimale, spesso dai 5 ai 15 m/s.
A questo punto sorge spontanea la domanda: come potrebbero dunque le nuove fonti di energia soppiantare le più efficienti centrali alimentate con combustibili fossili, garantendo una continuità nell’erogazione unita ad un’efficienza accettabile?
In Italia solo il 37 % dell’energia elettrica prodotta proviene da fonti rinnovabili, mentre il 63 % proviene da fonti non sostenibili. Si può comprendere dunque come sia impossibile raggiungere in tempi relativamente brevi un impatto ambientale quasi nullo, considerato che da circa vent’anni si parla di transizione energetica. Mentre questo può sembrare un ottimo risultato, si deve anche considerare che con impianti a energia rinnovabile tradizionali sarà difficile aumentare ancora il loro contributo. A meno che non si massimizzi l’efficienza di tali impianti, sarà impossibile materialmente edificare in un Paese quale l’Italia che, nonostante sia soggetto ad un calo demografico, non può comunque permettersi di sacrificare ampi spazi coltivati e non, quali foreste e montagne, per produrre energia. Nonostante, come affermano i dati dell’Ispra, anche tappezzando il terreno con pannelli solari si adopererebbero porzioni di terreno minime, pari a circa lo 0,6 del territorio nazionale, questi terreni potrebbero comunque essere adoperati per il rimboschimento, allo scopo di migliorare la qualità dell’aria e aiutare lo sviluppo della flora e della fauna. In più se si decidesse di puntare alla produzione di energia da parte dell’idroelettrico, sarebbe impossibile non occupare maggiormente il prezioso territorio montano con la creazione di dighe.
Nonostante possa sembrare inopportuno, ritengo che il nucleare rappresenti l’unica soluzione per diminuire drasticamente le emissioni di CO2 in tempo utile e senza troppi svantaggi. Infatti le centrali a fissione nucleare forniscono elevate quantità di energia in modo costante, senza alcuna emissione diretta di combustibili fossili. Ovviamente uno dei maggiori aspetti negativi delle centrali è costituito dagli alti costi di gestione e dallo stoccaggio delle storie, fattori che possono condurre a veri e propri disastri, ma solo se gestiti senza le dovute precauzioni; in più richiederebbero grandi approvvigionamenti di acqua, ma sarebbe comunque possibile sfruttare quella di mari, fiumi in pianura e specchi d’acqua, senza il bisogno di dislivello, a differenza degli impianti idroelettrici. È comunque insensato demonizzare il nucleare; infatti, esso permetterebbe di avviare una transizione energetica su ampia scala, capace di ridurre drasticamente le emissioni di gas serra in attesa di innovazioni nel campo energetico che permetterebbero di rendere più convenienti, efficienti e affidabili le classiche fonti rinnovabili, oppure di svilupparne delle altre, come ad esempio la fusione nucleare, la quale consentirebbe, grazie all’utilizzo di isotopi dell’idrogeno, di produrre grandi quantità di energia con elementi facilmente reperibili dall’ambiente, quale è l’idrogeno.