L'editoriale

domenica 22 Ottobre, 2023

La sfida di Kompatscher e l’exit strategy

di

Elezioni in Alto Adige: avere un buon risultato personale, per il presidente uscente non sarà sufficiente. Negli ultimi anni la maggioranza del gruppo consigliare Svp ha remato contro. Decisive le conferme di Alfreider e Schuler

Stabilità, stabilità, stabilità. Dopo alcune misure per accontentare l’elettorato (la legge anti-lupo, il contratto dei dipendenti pubblici, l’annuncio sul Cpr …) l’unico messaggio lanciato dalla Volkspartei in campagna elettorale è stato: non vi diciamo il perché dovreste farlo, votateci e basta, noi sappiamo come si governa e gli altri no. Nessuna ipotetica idea per rispondere all’emergenza casa o al costo della vita che schiaccia le famiglie che vivono nelle città. Nulla.
Del resto la Stella alpina non è mai stata così divisa al proprio interno, e almeno teoricamente, in difficoltà. Va però ricordato che ad ognuna delle ultime quattro elezioni provinciali il partito di raccolta si è presentato in picchiata nei sondaggi, ma poi si è salvato.
Questa volta, però, è un poco diverso. Gli scandali degli ultimi due anni (la vicenda delle intercettazioni Sad e quella, recente, sulle mascherine per l’emergenza Covid) hanno creato forte malumore, ma essendo stati del tutto oscurati da tutti i mezzi di comunicazione Athesia (che coprono l’80% del mercato dell’informazione) hanno avuto un impatto sicuramente meno forte sull’elettorato più fedele. Inoltre, la campagna che la famiglia Ebner porta avanti incessantemente da otto-nove anni attraverso tutti i suoi media contro il presidente Arno Kompatscher e gli uomini a lui vicini non è servita per evitarne la candidatura, ma ne avrà sicuramente minato la credibilità nella parte di elettorato che ancora si fida dei «fratelli cristiani». Oltre al numero di consiglieri che otterrà la Svp (i sondaggi la danno tra i 12 e i 14, rispetto agli attuali 15) l’altro dato determinante per capire come sono andate davvero le elezioni sarà, quindi, il numero di preferenze ottenute dal Landeshauptmann. Partito con 81.000 nel 2013, sceso a 68.000 nel 2018 (ma l’Svp perse 11.000 voti) ora Kompatscher, se vorrà essere il naturale candidato-presidente, dovrà tenere un rapporto voti di partito/preferenze non troppo inferiore al 50%. Viste le premesse non sarà facile, anche se nei sondaggi il suo indice di gradimento è sempre stato finora molto alto, nonostante tutto.
Ma avere un buon risultato personale, per Kompatscher non sarà sufficiente. Negli ultimi anni la maggioranza del gruppo consigliare Svp, ed in particolare i consiglieri del Bauernbund (Lega dei contadini), e l’aspirante Landeshauptfrau, Waltraud Deeg, sospinti dall’immancabile sostegno dei fratelli Ebner, ha remato contro. Per Kompatscher saranno pure decisive le conferme di Alfreider (quasi certa) e di Schuler (più a rischio), oltre ai nuovi ingressi del sindaco di Bressanone, Peter Brunner, e del medico Hubert Messner. Altra incognita: da quando ha trovato un accordo di convivenza con Kompatscher, l’Obmann Achammer non è più il pupillo di casa Athesia per cui anche il suo risultato non è del tutto scontato.
Insomma, gli elementi dubbi sono parecchi, e Kompatscher ne è conscio, per cui nei corridoi di Palazzo Widmann si dice che, se non avrà sia un buon risultato personale, sia un buon numero di consiglieri a lui vicini tra gli eletti, il presidente uscente sia pronto a non fare neppure una battaglia per essere confermato. La exit strategy prevederebbe qualche mese da consigliere e una sfida alle primarie con Herbert Dorfmann per andare ad occupare il seggio europeo a Strasburgo. Sono voci, ma forse neanche troppo campate in aria, perché sicuramente Kompatscher non sarà disponibile a fare il presidente dimezzato per altri cinque anni.
Un certo grado di incertezza è dato anche dalla candidatura di Thomas Widmann con una propria lista. L’uomo Athesia quasi certamente entrerà in consiglio, è da vedere se da solo o con più consiglieri. Se Kompatscher riuscirà a confermarsi pare sia pronto a imbarcare i Freiheitlichen piuttosto che l’ex big del partito, ed in quel caso c’è da aspettarsi un quinquennio di piagnistei a livello mediatico. Ma fino a domani mattina tutto questo è comunque pura fantapolitica.
I piagnistei Athesia potrebbero però essere ridotti se la Volkpartei, come oggi sembra certo, andrà a governare con Fratelli d’Italia e la Lega. Nelle ultime settimane i giornali del gruppo hanno espresso tutto il loro amore per «Giorgia», e del resto il governo, dalla legge sui lupi all’accordo finanziario, dalle mancate impugnazioni di norme più che dubbie ai memorandum sull’autonomia, è andato parecchio oltre l’accondiscendenza mostrata in passato dagli esecutivi precedenti. L’Svp ha trovato autostrade che neanche ai tempi di Prodi… Tanto che pure Kompatscher, molto preoccupato un anno fa, sembra sinceramente ricreduto su Meloni. Quindi, a meno che i sondaggi non siano del tutto sbagliati, è assai improbabile che si possano fare strada maggioranze diverse da questa.
Per il resto le partite interessanti di questo voto sono tutte interne ai partiti. Davvero molto importante (anche per i numeri della proporzionale etnica) sarà vedere se i Verdi riusciranno ad avere ancora una volta un eletto/un’eletta di lingua italiana e se il Team K lo avrà per la prima volta. In entrambi i casi, visto che l’elettorato di lingua tedesca è tre-quarti del totale, la sfida è titanica.