ARTE E CULTURA

giovedì 12 Gennaio, 2023

La grande pittura in mostra: A Palazzo Rosmini 150 anni di storia con gli artisti trentini

di

Approda a Rovereto una mostra dedicata a trentatré artisti del XIX secolo. «Le vie dell'arte. Confluenze, destini, bellezza» sarà visitabile fino al 30 giugno nella storica struttura

Un raffinato viaggio nel tempo, nello spazio e nella creatività seguendo le tracce di trentatré artisti che, tra i primi anni dell’Ottocento e fino a quelli Sessanta del Novecento, hanno lasciato un segno distintivo della loro estetica nella storia dell’arte. Un percorso attraverso undici stanze, echeggianti emozioni e suggestioni, una narrazione polifonica, che dal territorio della nostra provincia si espande a scenari internazionali, intrecciando progetti, amicizie, incontri casuali ma determinanti, momenti di vita, sguardi sul mondo e sull’interiorità. Con l’aggiunta di due preziosi inediti, esposti per la prima volta: Donna e due rondini (1916 ca) di Tullio Garbari e Vaso con fiori (1911-1912) di Fortunato Depero.
Racconta tutto questo Le vie dell’arte. Confluenze, destini, bellezza, la mostra fino al 30 giugno visitabile nello storico Palazzo Rosmini al Frassem di Rovereto, da poco inaugurato al termine di un accurato intervento di restauro durato dodici anni. Promossa dalla Cassa Rurale AltoGarda – Rovereto, curata da Roberta Bonazza con il coordinamento di Silvio Cattani, l’esposizione, in affaccio sull’odierno corso Rosmini, celebra la riapertura del palazzo ricordando, al contempo, i duecentonovant’anni dalla posa della sua prima pietra. Diversi gli enti che hanno prestato delle opere, tra cui Mart, Casa Natale Rosmini, Fondazione museo civico, Rovereto; Museo Alto Garda, Riva del Garda; Fondazione Caritro.
«Pittori, scultori, architetti, maestri e mecenati sono i personaggi di questa storia. Una trama di percorsi individuali che si uniscono in una grande traiettoria collettiva, con le loro fortune e i loro momenti difficili, con la loro arte e il loro talento. Tragitti artistici diversi, ma accomunati da impegno, ricerca, confronto, sull’onda di una vocazione profonda e di una determinazione ostinata – spiega Bonazza –. Seguendo le loro vie, costellate di vicende e incontri inaspettati, si ripercorrono da una posizione inusuale brani della nostra storia recente, gettando al contempo uno sguardo nuovo su alcuni crocevia del loro itinerario artistico».
In ogni stanza si approfondisce un tema, intessendo le storie di artisti provenienti dal territorio di riferimento della Cassa Rurale AltoGarda – Rovereto, con quelle di altri protagonisti culturali del tempo. La mostra si apre con un omaggio ad Antonio Rosmini pronipote di Nicolò Francesco, il committente del palazzo. L’abate filosofo è ritratto nel 1830 dal pittore rivano Giuseppe Craffonara, sottolineando il loro rapporto di stima, che prelude al tema della seconda sala, dedicata a «Rosmini, Manzoni e Milano patriottica». Una copia del ritratto rosminiano si trova infatti a Milano, nella villa di Alessandro Manzoni a Brusuglio. Tra i nomi che animano questa sezione, incontriamo quello di Andrea Maffei, che a Milano aprirà un salotto letterario frequentato, tra gli altri, da Ugo Foscolo, Francesco Hayez, Giuseppe Verdi e dallo stesso Manzoni. È presente anche lo scultore Andrea Malfatti, in un ritratto di Eugenio Prati, che introduce alla sezione «Brera 1883», «l’Esposizione annuale dell’Accademia di belle arti in cui si intersecano le vie di quattro grandi artisti trentini. A Malfatti e Prati, si aggiungono infatti Bartolomeo Bezzi e il giovane Giovanni Segantini» racconta Bonazza.
Si approda quindi a Venezia e all’isola di Burano con l’esperienza di Ca’ Pesaro che vede tra i protagonisti Umberto Moggioli, Luigi Pizzini e Tullio Garbari, ma anche Attilio Lasta che, al pari di Mario Sandonà deve molto al conte Marzani, di Villa Lagarina. Sarà lui, infatti, a indirizzare i due giovani alla carriera artistica. Nel 1901, Sandonà vincerà il Premio Gundel con il progetto Villa am Gardasee, che conduce al cuore della sesta stanza «Garda che brilla come il mare», con i vedutisti del nord, tra loro Hans Lietzmann e Andreas Roth, affascinati dal lago celebrato da Goethe.
Di fondamentale importanza per la cultura roveretana, e non solo, fu la Scuola Reale Elisabettina, «luogo in cui maturano le nuove istanze artistiche del Novecento, con nomi quali Luigi Bonazza, Odone Tomasi, Giorgio Wenter Marini, Fortunato Depero, Tullio Garbari, Fausto Melotti, Luciano Baldessari» aggiunge la curatrice.
Con il tema «autodidatta» raggiungiamo l’ottava stanza che narra di una Rovereto provata dalla Grande Guerra, in cui si inserisce la via artistica, tutta in solitudine, della pittrice Giuseppina Bresadola. «Autodidatta, giunge alla pittura in età matura. Dipinge, con raro talento, esclusivamente fiori: rose, crisantemi, rami di pesco, sempre in vaso, talvolta con l’aggiunta di composizioni di frutta. La sua arte rimane invisibile alla storia» osserva Bonazza. Come lei, ai margini della scena artistica rimarrà anche la pittrice Regina Philippona Disertori.
Si prosegue con la sperimentazione futurista, che annovera artisti quali Fortunato Depero, Umberto Maganzini Trilucci, Roberto Marcello Iras Baldessari fino all’apice della Veglia futurista, una straordinaria festa con musica e scenografie animata anche da Luciano Baldessari, Carlo Belli e Fausto Melotti.
Alla ricerca di Fausto Melotti e alle due scultrici Rolanda Polonsky e Thea Casalbore Rasini è dedicata la decima stanza fino alla conclusione del percorso con l’incontro «oltre la bidimensione» tra l’artista Lucio Fontana e lo scultore fra’ Silvio Bottes, ambedue in concorso nel 1950 per il progetto della quinta porta del Duomo di Milano.