Volontariato

lunedì 7 Novembre, 2022

La forza dei volontari e le sfide (gravose) della riforma del terzo settore

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Il tour di presentazione del Csv è approdato alla cantina di Lavis per la seconda tappa del «Giro del volontariato», un momento di festa ma anche di confronto e dibattito con i protagonisti di questo mondo

Il Centro servizi volontariato (Csv) compie vent’anni, ma agli operatori del settore la recente riforma non va giù.
Dopo l’incontro inaugurale avvenuto a Rovereto ad inizio ottobre il tour di presentazione del Csv è approdato alla cantina di Lavis per la seconda tappa del «Giro del volontariato», un momento di festa ma anche di confronto e dibattito con i protagonisti di questo mondo: le associazioni.

Tra le autorità presenti, il sindaco di Lavis, Andrea Brugnara che ha sottolineato la necessità di una vicinanza a questo mondo da parte delle amministrazioni, le quali devono riconoscere il tesoro immenso che hanno davanti a sé. È poi intervenuto Gianluca Tait, presidente della Comunità Rotaliana-Königsberg, il quale ha indicato l’importanza del rapporto fra volontariato ed ente pubblico, sostenendo che «là dove non arriva il pubblico, spesso arriva il volontariato».

Giorgio Casagranda, presidente del Csv, ha spiegato come, proprio per l’importanza dell’anniversario, il consiglio abbia deciso che fosse proprio il Csv a dover andare sul territorio, perché «nei momenti difficili fa piacere avere vicino a sé le persone che possono essere d’aiuto a risolvere i problemi». L’obiettivo è quindi quello di ricostruire un volontariato che abbia l’entusiasmo che ha sempre caratterizzato il Csv. Casagranda spiega che la capillarità del volontariato trentino, sommata al numero di associazioni che vi operano (quasi 3500) è invidiata da tutti nel nostro Paese.

Entrando nel vivo della serata, si è parlato di riforma del terzo settore, che unitamente alla vicenda pandemica ha tagliato le gambe al mondo del volontariato tutto. Riforma equivale a Codice del terzo settore, approvato il 3 agosto 2017. Il codice dà per la prima volta la definizione di volontario: «colui che opera per il bene comune anche attraverso un’organizzazione», con ciò, il legislatore valorizza anche tutto quel volontariato che opera in maniera più spontanea (dunque fuori dai vincoli di un’associazione) ma che comunque esiste ed è diffuso soprattutto tra i giovani. La riforma ha imposto un cambio di passo per tutti, nessuno escluso.
Dal punto di vista del Csv, la Riforma ha costituito il vantaggio di mettere a sistema una cosa che fino a quel momento era frammentata e questa frammentazione rischiava di indebolirlo. La riforma ha inoltre ampliato il numero di utenze, permettendo al Csv di rivolgersi a tutti gli enti che operano nel terzo settore e dunque non più solo le cosiddette «organizzazioni di volontariato».

Dal punto di vista delle associazioni, invece, la Riforma costituisce una complicazione che rischia di far lentamente morire le piccole associazioni che sul territorio fanno tanto. La fatica non dipende solamente dall’imparare l’utilizzo dei nuovi strumenti ma è anche finanziaria (cambiare infatti costituisce un costo). Il problema nasce dal fatto che le associazioni si sono trovate nel mezzo della pandemia con delle importanti modifiche statutarie da fare, unito a ciò, il Covid ha impedito a tanti di fare volontariato, basti pensare a chi è impegnati negli ospedali o nelle case di riposo.

Nonostante la Riforma risalga al 2017, va specificato che si tratta di una legge quadro e dunque necessita di decreti per essere attuata. L’esempio più eclatante è il «Titolo X», riguardante la parte fiscale, per il momento ancora non applicabile e per il quale è attesa a settimane l’approvazione da parte della Commissione Europea. Se si pensa alle elezioni europee del 2019, a seguito delle quali sono cambiate le varie commissioni, emerge un quadro più che chiaro: la lungaggine derivata dai tempi per l’approvazione del decreto fiscale ha fatto sì che i tempi si dilatassero ulteriormente, arrivando ad oggi generando uno sconforto generale nelle tante associazioni che si sono viste sopraffatte da queste novità arrivate tutte insieme.
Ora, al di là del Titolo X, che probabilmente entrerà in vigore dal primo gennaio 2024, ciò che va sottolineato è che la paura delle associazioni è quella di ritrovarsi in un mondo che non gli appartiene e per il quale di certo non si sono avvicinate al volontariato: «il tempo che prima dedicavamo ai progetti ora è ridotto».

La risposta del CSV? «Il volontariato deve crescere e la crescita passa attraverso le novità, incluse queste procedure, le associazioni devono fare un passo in più, noi siamo qui per dare loro tutto l’aiuto possibile».
Centrale all’interno della riforma è il Runts, Registro unico nazionale del terzo settore, in vigore dal 23 novembre dello scorso anno. Il Runts è, di fatto, la casa degli enti del terzo settore: il suo principale obiettivo è quello di semplificare ed unificare questo sistema di registrazione, per rendere uniforme l’applicazione della normativa e dare un quadro comune.

Il Csv supporta le associazioni, grazie anche alla campagna «Siamo una montagna che cresce», offrendo percorsi formativi e consulenze giuridico-fiscali agli enti del territorio, promuovendo il volontariato nelle scuole e fra i giovani, fornendo uno spazio di progettazione sociale e dando visibilità alle esperienze di volontariato attraverso una bacheca informativa online, sulla quale è possibile sia ricercare dei progetti, sia pubblicarli. Il Csv collabora, in questo senso, con attori sul territorio che permettono di attuare questi servizi ma anche di giocare in logica sinergica con gli altri enti e istituzioni per migliorare e aumentare i servizi ma soprattutto per permettere al volontariato di fare volontariato.

Prossimo appuntamento il 18 novembre a Moena, mentre il tour di presentazione si concluderà in primavera, a Trento, dove verrà allestita una mostra sul volontariato in collaborazione con la Fondazione Museo Storico del Trentino, mostra che valorizzerà il lavoro che le associazioni stanno portando avanti in questi mesi.