Giunta regionale

venerdì 16 Febbraio, 2024

La crisi della giunta regionale riapre il duello tra Fdi e Lega

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Partiti in fibrillazione su chi dovrà sacrificarsi: Daldoss o Paccher? Kompatscher non cede e un esecutivo senza donne non lo vota. La patata bollente va a Fugatti che rischia la crisi nel centrodestra

Arno Kompatscher sembra non aver intenzione di cedere: una giunta senza donne non sarà mai votata, e la quota di genere deve metterla Fugatti. E l’allargamento della compagine a sette, nemmeno viene presa in considerazione. Non sarà Bolzano a trovare una soluzione per Trento, questo sembra ormai chiaro. La patata bollente viene quindi lanciata al di là del confine di Salorno, e rimbalzando arriva dritta dritta in piazza Dante. Patata che scotta, perché si tratta di toccare gli equilibri precari del centrodestra trentino, con il rapporto tra Lega e Fratelli d’Italia che potrebbe far riaccendere le scintille.
Accordi politici
Sia Bolzano che Trento hanno usato i posti in giunta regionale come compensazioni per gli alleati non accontentati nelle più prestigiose giunte provinciali. Kompatscher ha promesso il posto a Angelo Gennaccaro della Civica, così Fugatti al meloniano Carlo Daldoss. Gli altri quattro posti — al netto dei due governatori presenti in virtù della prassi della staffetta — sono quasi obbligati. E tra questi non ci sono donne. Né in Trentino né in Alto Adige.
Il sacrificio
Capito che Kompatscher fa sul serio, la soluzione deve trovarla Fugatti. Ma come se ne esce? Con due soluzioni, ma entrambe prevedono il sacrificio di qualcuno. Di Daldoss o di Roberto Paccher, il leghista di osservanza fugattiana eletto presidente del Consiglio regionale. A quest’ultimo, infatti, potrebbe essere imposto di lasciare il suo scranno in favore di Daldoss, e lui tornerebbe a fare il consigliere semplice, perdendo lustro ma anche un appannaggio che sfiora i 15mila euro lordi al mese (più 700 euro netti al mese di diaria). In giunta entrerebbe una donna di centrodestra. Se questa fosse la soluzione, Fratelli d’Italia avrebbe garantito il rispetto dell’accordo che prevedeva — oltre a Gerosa vice della giunta provinciale — un ruolo in Regione per Daldoss.
Carroccio già sulle barricate
Di fronte a questa prospettiva c’è già la levata di scudi di gran parte dei dirigenti della Lega. Che dicono «basta ai passi indietro in favore dei meloniani», ricordando che «già si sono presi tre presidenze di commissioni, e non nemmeno una». Per poi sottolineare: «Avevano due assessori in giunta, hanno scelto loro di lasciare lì solo Gerosa come vice». E parte del Carroccio potrebbe prendersela anche con Fugatti che ha promesso un posto non a Fratelli d’Italia, ma proprio a Daldoss. Errore strategico.
Daldoss, se salta salta tutto
I leghisti dicono così: «Se la sbrighino dentro Fratelli d’Italia». Ma non è semplice, perché se si sacrifica Daldoss potrebbe ribellarsi tutto il gruppo consiliare meloniano. L’unica donna di Fratelli d’Italia è Francesca Gerosa, che se andasse anche in giunta regionale — non c’è incompatibilità — risolverebbe la questione di genere e garantirebbe almeno nei principi il riconoscimento di un ulteriore ruolo ai meloniani. Ma se solo succedesse questo, poche ore dopo l’intero gruppo consiliare reagirebbe malamente. Uscendo da Fratelli d’Italia, questo è certo, ma minacciando anche l’uscita dalla maggioranza. Che a quel punto andrebbe in crisi.
Il Pd: «Questione di poltrone»
Come andrà a finire l’impasse sulla giunta regionale non si sa ancora. Ma è la questione in sé che fa dire al Pd che «per la destra la Regione serve solo per la distribuzione degli incarichi e delle relative retribuzioni». Usano infatti queste parole i dem trentini: «Assistiamo all’ennesimo stallo delle istituzioni. Prigioniera delle liti intestine ad una maggioranza raffazzonata ed inconcludente, l’Assemblea legislativa regionale inaugura il quinquennio con una triste esibizione di lotta per le poltrone. E spiegano: «Insomma, questa raffazzonata compagine di destra dimostra la propria miope concezione dell’ente Regione: luogo utile soltanto per una cosa, cioè la distribuzione di incarichi e delle relative contribuzioni. Davanti a questa situazione già arrivata al limite, è necessario uno scatto d’orgoglio di tutte quelle forze politiche e sociali che non si rassegnano all’abbrutimento di questo “mercato delle convenienze” ed in questo senso l’impegno del Pd del Trentino è, fin da subito, totale».