Val di Fassa

domenica 13 Luglio, 2025

La Corea scopre i rifugi di Fassa. Silva: «Presenze in crescita grazie ai tour operator»

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La presidente dell'associazione rifugi del Trentino sulla stagione estiva. In alta quota gli imprenditori faticano a trovare il personale: «Chi si dichiara disponibile poi non si presenta a lavoro»

È partita la stagione estiva per i rifugi di montagna. Il caldo mese di giugno ha anticipato la presenza in quota degli escursionisti. Italiani, soprattutto nel fine settimana, ma non mancano gli stranieri. Tedeschi, francesi, americani, australiani ed escursionisti, anche dal lontano Oriente come i sud coreani, sono attratti dalle Dolomiti. «Di norma i sud coreani si dedicano a trekking giornalieri e non si fermano a pernottare» spiega al telefono Roberta Silva, (in foto) presidente dell’associazione rifugi del Trentino e alla guida del rifugio Roda di Vael. «La loro presenza è in continuo aumento, probabilmente per l’attenzione alle nostre montagne da parte di tour operator. A giugno è cresciuta anche la clientela tedesca, notoriamente composta da grandi camminatori. Le condizioni favorevoli abbinate alle festività della Pentecoste hanno costituito un buon incentivo».

 

 

La bella stagione ha anticipato di qualche settimana l’apertura dei rifugi. In Val di Fassa Micheluzzi, Stella Alpina e Roda di Vael hanno fatto da battipista. La stagione, se non ci saranno sorprese, chiuderà nella prima decina di ottobre. Fabio Bernard, gestore del rifugio Vajolet, nel cuore del Catinaccio, vede positivo. «Abbiamo registrato un crescente flusso nel mese di giugno. I temporali, con una spruzzata di neve sulle vette, ha colto un po’ di sorpresa, ma le condizioni meteo ora si stabilizzano». Lo storico rifugio Vajolet (appartenente alla Sat) conta 140 posti e si trova su una direttrice di cammino importante per chi vuole esplorare il gruppo del Catinaccio. I problemi di chi fa ospitalità in quota sono principalmente due: l’acqua e il personale. «Per ora non abbiamo registrato criticità» afferma Fabio Bernard. «L’acquedotto è ancora alimentato da riserve di neve e le precipitazioni hanno nutrito le sorgenti. I violenti temporali creano qualche problema perché portano ghiaia nelle opere di presa. Due anni fa, con la siccità estiva, eravamo arrivati al limite. Speriamo che la stagione 2025 non ci riservi brutte sorprese». Roberta Silva conferma il dato e specifica come le sorgenti in quota sono alimentate correttamente da piogge prolungate e non da violenti temporali che scaricano l’acqua in breve tempo e costringono i rifugisti a un lavoro supplementare di pulizia dei filtri. La sentieristica non risente più delle problematiche provocate dalla tempesta di vento Vaia e il caldo precoce ha liberato dalla neve anche i percorsi più ostici. La prudenza comunque non deve mancare perché repentini cambiamenti del meteo possono modificare le condizioni dei sentieri.

Il personale rimane uno dei nodi più ardui da affrontare. Diventa sempre più difficile trovare persone disposte a lavorare per una intera estate in ambienti di alta montagna. I giovani, pur attratti dalla bellezza dei paesaggi e dall’avventura che offre la vita in rifugio, sono spesso frenati da un mercato del lavoro più stabile e remunerativo. Una parte dei dipendenti si trovano in valle ma molti vengono da altre contrade e non sono sempre preparati ad affrontare un ambiente di lavoro impegnativo. Le figure più ricercate sono i cuochi. Per raggiungere lo scopo tutti i mezzi sono validi per trovare la figura «giusta». Si fa leva sul passaparola ma sono utilizzati canali come i social, siti web dei singoli rifugi e la piattaforma dell’associazione Rifugi Trentino. «C’è chi si dichiara disponibile e poi non si presenta, mettendo in crisi l’operatività del rifugio» afferma Roberta Silva che nel suo ruolo ben conosce le problematiche di chi opera in montagna. C’è un impegno continuo, da parte dei gestori di rifugi, ad adattarsi ai cambiamenti. Per esempio il rifugio Vajolet ha due proposte di menu: una classica e in alternativa una vegana. «Abbiamo una crescente domanda di questo tipo e quindi anche il personale si è attrezzato a preparare piatti in cui sono banditi prodotti animali». La cucina dei rifugi è cresciuta di qualità offrendo comunque prodotti semplici del territorio, più facili da reperire e da trasportare. C’è la volontà di offrire il miglior servizio, senza snaturare il ruolo del rifugio e le sue caratteristiche.