il report

venerdì 30 Dicembre, 2022

La classifica delle università: 7 dipartimenti eccellenti per Trento

di

Le discipline umanistiche conservano la posizione, quelle tecniche arretrano: bene Lettere e Sociologia, escono Disi e Matematica. Il rettore Deflorian:«Risultato soddisfacente, pesa la competizione». In arrivo 49 milioni

C’è chi mantiene la posizione, chi riceve ex novo la qualifica e chi invece arretra e perde lo status. Bene, dunque, ma non benissimo rispetto agli anni scorsi. Sette degli undici dipartimenti dell’università di Trento sono stati inseriti negli elenchi dell’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca (Anvur) destinati a ripartire le risorse dedicate alle strutture di eccellenza. All’ateneo verranno assegnati circa 49 milioni per il prossimo quinquennio (erano 55,5 milioni nel 2018). Un risultato soddisfacente in termini di incidenza complessiva, ma a rimanere fuori sono strutture storiche come Matematica e il Dipartimento di ingegneria e scienza dell’informazione (Disi). Esclusi anche quest’anno, come la scorsa tornata, Fisica ed Economia. In compenso il Cibio guadagna il prestigioso riconoscimento (e gli annessi finanziamenti). Una sorta di riscatto per le scienze umanistiche che viceversa si rivelano scientificamente rilevanti nel panorama nazionale.
Come da programma gli elenchi, dopo mesi e mesi di valutazioni avviate la scorsa primavera, sono stati pubblicati dall’Anvur due giorni fa. I dipartimenti di eccellenza rappresentano un intervento di forte sostegno finanziario, previsto dalla legge di bilancio 2017. L’intervento ha l’obiettivo di individuare e finanziare, con cadenza quinquennale e nell’ambito delle 14 aree Cun, i migliori 180 dipartimenti delle università statali (Trento, malgrado gli storici equivoci, dopo la delega ha finanziamento provinciale ma resta ovviamente ateneo statale). Si tratta di dipartimenti che spiccano per la qualità della ricerca prodotta e per la qualità del progetto di sviluppo, ai quali è destinato un budget annuale di 271 milioni di euro.
Ciò premesso, nel quinquennio 2018-2022 erano otto i dipartimenti di eccellenza dell’ateneo di Trento. E nel dettaglio: Giurisprudenza (con un finanziamento di 7,4 milioni), Ingegneria Civile, Ambientale e meccanica (8,6 milioni), Ingegneria Industriale (6,6 milioni), Ingegneria e Scienza dell’Informazione (6,6 milioni), Lettere e Filosofia (7,4 milioni), Matematica (6,6 milioni), Psicologia e scienze cognitive-Cimec (6 milioni), Sociologia e Ricerca Sociale (6 milioni). Ora gli elenchi aggiornano le prospettive.
Per il quinquennio 2023-2027 sono ammessi al finanziamento ministeriale il dipartimento di Biologia cellulare, computazionale integrata (il Cibio) che si accredita per la prima volta, Ingegneria civile, ambientale e meccanica, Ingegneria industriale, Lettere e filosofia, Psicologia e Scienze cognitive, Giurisprudenza, e Sociologia. Sette, dunque. Ma il rettore Flavio Deflorian rimarca il buon posizionamento dell’ateneo: «Si tratta comunque di un successo: sette dipartimenti su undici ritenuti d’eccellenza resta un grandissimo risultato, ci confermiamo fra le università con le più alte percentuali d’Italia; siamo dunque competitivi in molte aree». Certo, dispiace dopo Economia e Fisica nel 2017, l’esclusione di Matematica e Disi quest’anno. «Ma subentra il Cibio – precisa il rettore – A pesare è la forte competizione, sicuramente analizzeremo i risultati per capire cosa ci ha penalizzati per attrezzarci di conseguenza in futuro».
Gli elenchi non sono solamente un riconoscimento scientifico fine a sé stesso, il complesso sistema di valutazione consente di accedere a risorse importanti. In queste ore l’ateneo sta ultimando la stima, ma l’ordine di grandezza, precisa Deflorian, è di 50 milioni attesi in Trentino nei prossimi cinque anni (e che, viceversa, non arrivano per i dipartimenti esclusi). «Risorse utilizzate principalmente per assunzione di personale, sia docente si tecnico-amministrativo», precisa il rettore. Fondi preziosi perché la voce del personale, vincolata dal patto di stabilità con la Provincia, come noto è sempre più onerosa per i bilanci dell’ateneo. Ma il tesoretto in arrivo da Roma è comunque ossigeno per l’attività scientifica e didattica.