La sentenza

martedì 21 Marzo, 2023

Il Tar: «Sul piano regolatore deve decidere il consiglio comunale»

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Il ricorso era stato presentato dal centrodestra. Ianeselli: «Il punto è politico: resta la linea del consumo di suolo zero»

Il piano regolatore generale deve passare per il consiglio comunale». Il Tribunale amministrativo regionale del Trentino Alto Adige accoglie parzialmente il ricorso presentato lo scorso dicembre da un nutrito gruppo della minoranza di palazzo Thun, capitanato da Andrea Merler. A cui i giudici danno ragione nella parte più rilevante, quella che contestava l’approvazione «diretta», in giunta, del Prg. La sentenza è datata il 9 marzo, ma è stata notificata alle parti nella giornata di ieri. Le conseguenze riguardano la «Variante tecnica 2022 – 2023», che aggiornava il piano del 2018, incorporando la nuova «Carta del paesaggio», approvata la scorsa primavera. Sembra una questione tecnica, ma in realtà ma è un terreno di scontro politico su uno dei temi più divisivi, almeno per quanto concerne l’urbanistica: la possibilità o meno di prevedere nuovo spazio edificabile e, di conseguenza, un ulteriore consumo di suolo. Una questione che, per il centrodestra, si sarebbe dovuta discutere in aula, e non «essere chiusa» con una scontata (e più rapida) votazione tra assessori. I consiglieri di Trento Unita, Lega e Fratelli d’Italia avevano parlato, lo scorso dicembre, nella conferenza stampa in cui era stato annunciato il ricorso di «diritti dei consiglieri lesi», in quanto non è stato possibile, per loro, intervenire in merito. Cosa cambia, concretamente? Innanzitutto il Comune dovrà pagare le spese di lite (5.500 euro).

Andrà rifatto l’iter, con una votazione in consiglio comunale. E anche in questo caso l’esito sembra ugualmente scontato. «Tutto quello che è stato deciso sarà ribadito in sede di consiglio. Il principio del “consumo di suolo zero” non è in discussione», dichiara perentorio il sindaco Franco Ianeselli. Il primo cittadino, però, non nasconde un po’ di stupore riguardo alla sentenza e non esclude, assieme all’assessora all’urbanistica, Monica Baggia, di ricorrere al Consiglio di Stato. Ma il passaggio in consiglio è comunque inevitabile, anche solo per accorciare i tempi. «Dispiace — afferma il primo cittadino — anche perché il passaggio in giunta garantiva tempi più rapidi per l’adozione». In particolare, ci sarebbero degli adeguamenti di natura tecnica definito «molto urgenti» da sindaco e da assessora e che comprometterebbero la possibilità di impostare future varianti sostanziali. Entrando nel merito tecnico, Ianeselli e Baggia sono convinti di aver rispettato le procedura prevista dalla legge provinciale del 2015.

«Tutti i comuni del Trentino — affermano — seguono questo iter. A questo punto ci dobbiamo confrontare con la Provincia, perché la sentenza potrebbe costituire un precedente». A febbraio, l’amministrazione comunale aveva presentato le proprie argomentazioni, costituendosi in giudizio: il punto centrale della tesi della maggioranza era che la nuova variante non cambiava gli obiettivi del piano del 2018 ma li integrava semplicemente con un documento previsto dalla legge (La carta del paesaggio, per l’appunto). Dunque rimane inalterata «la volontà politica su cui si era espresso allora il consiglio», nota Baggia. Resta la questione politica. Senza fare nomi, Ianeselli nota come «i punti contestati dai promotori del ricorso riguardino proprio lo stop al consumo di suolo, coerentemente con gli indirizzi della legge urbanistica provinciale, che prende atto della natura del suolo quale bene comune e risorsa non rinnovabile, con la conseguente salvaguardia e la valorizzazione del territorio agricolo e rurale». Il centrodestra dirà la sua oggi, in una conferenza stampa organizzata per l’occasione. «La sentenza è chiarissima — dichiara intanto Merler — e la soccombenza del Comune estremamente pesante, come dimostra la condanna per le spese di lite. Inoltre, il Tar ha acclarato una palese violazione dei diritti e delle prerogative dei consiglieri. Almeno chiedano scusa».