La rivista

martedì 28 Marzo, 2023

Il Margine, addio dopo 43 anni: la festa del ringraziamento. «Funerale o battesimo?»

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Nella Sala Sosat la serata d'addio al mensile dell'area cattolico-democratica che ha dimostrato, però, nell'ultimo numero un'inaspettata vitalità

Avrebbe dovuto essere una serata all’insegna di un tempo scandito con precisione. 43 anni di impegno sociale, politico e culturale affidati al racconto di 20 interventi di 3 minuti l’uno, intervallati dalla suggestiva scaletta musicale di Francesco Mosna. Ma quando un incontro riunisce donne e uomini che hanno percorso insieme un importante tratto di vita, non può che dilatarsi, in un’atmosfera densa di ideali condivisi e obiettivi realizzati, accompagnati da rievocazioni di momenti che hanno lasciato il segno, ma anche da riflessioni volte a individuare una via per riprendere il progetto sotto altre forme.

A Trento, in un’affollatissima sala Sosat, fondatori, collaboratori e persone che hanno condiviso la densa storia de Il Margine dialogano e si confrontano ancora una volta durante la presentazione de i nostri Margini, il numero speciale e conclusivo della rivista dell’Associazione. Óscar Romero, la cui serie di pubblicazioni mensili è cominciata 43 anni fa. Il primo numero risale infatti al gennaio 1981, come espressione della stessa associazione, fondata nel 1980, pochi mesi dopo l’assassinio dell’arcivescovo di San Salvador Romero (24 marzo).

Nel vivo della serata conduce il direttore de il T Quotidiano Simone Casalini, che sottolinea come Il Margine sia nato «come espressione di un’urgenza politica, culturale, intellettuale e sociale, in una fase storica di rottura, crocevia di nuove fenomenologie e sintomatologie che abbiamo conosciuto in modo espanso negli anni a venire, tra cui la crisi del politico, della società, la spettacolarizzazione della vita, il cambio degli assetti geopolitici, la grande recessione delle ideologie». Percorrendo l’indice dei 43 anni della rivista, «si ritrovano tutti questi sintomi e fenomeni, rispetto ai quali la rivista ha cercato di offrire un orientamento, un contraccolpo» continua, estendendo poi lo sguardo ai «due grandi polmoni delle associazioni Óscar Romero e Rosa Bianca», all’interno delle quali la rivista è nata e ha operato. Un ricordo va poi allo scomparso a Piergiorgio Cattani, che ha rappresentato «uno dei tanti sentieri che scorrono nella libertà di un margine» conclude Casalini.
Con un brillante preambolo, Aida Talliente ricompone quindi in un mosaico delle citazioni attinte a ciascuno dei 43 interventi della rivista, per lasciare la parola a Vincenzo Passerini, che considera la serata come «una festa del ringraziamento. Il Margine per molti di noi non è stato solo una rivista, ma un pezzo della nostra vita. Ha rappresentato qualcosa di profondo, vitale, indispensabile anche se piccolo e fragile, sottoposto ai cambiamenti – esordisce -. Sono il più vecchio del gruppo, forse le fondamenta ideali erano buone, e anche per questo è durato 43 anni. Il miracolo è questa durata». La ricchezza dei contributi raccolti in questo numero specialissimo e quelli scaturiti dalla serata, «testimoniano che attenzione, preoccupazione, speranza, sono vive, che siamo cioè al margine di un funerale o di un battesimo, perché non sappiamo ancora bene cosa sia. Confidiamo di trovare un momento successivo in cui fare tesoro delle riflessioni emerse, per vedere se qualcosa può ancora maturare» conclude.
Strettamente intrecciata anche alla scuola Penny Wirton di Trento, la serata prosegue con la testimonianza di Sibghat Ullah, giovane pakistano che vive in Italia da tre anni e dà voce al suo difficile viaggio di migrazione, ringraziando «Trento, bellissima città, ma soprattutto le persone, in particolare le due famiglie che ho conosciuto, che per me sono state come dei genitori». Sull’attività della Penny Wirton interviene anche Luca Bronzini, sottolineando che in cinque anni di attività nella sede di Trento sono passate più di 800 persone di 60 nazionalità diverse.
Con una citazione dalla poetessa Joyce Mansour e passando attraverso la prima lettera di San Paolo ai Corinzi, il direttore del Margine Francesco Ghia si sofferma sui concetti di follia, forza, debolezza per mettere in luce che in un momento in cui «ci sarebbe forse stato bisogno di una voce che recuperasse “quella follia più sapiente, quella debolezza più forte”, la nostra voce si è fatta afona».
Uno sguardo al futuro rivolge anche il neopresidente dell’associazione Óscar Romero Alberto Gazzola, mentre Michele Nicoletti torna al concetto di giorno del ringraziamento. «Ognuno ha il suo margine da ricordare, io faccio riferimento a quello che ha detto Vincenzo (Passerini) che era il nostro fratello maggiore e l’elemento di stabilità, perché noi eravamo un gruppo di venticinquenni capaci di fare, ma anche pronti a disfare – afferma -. Non posso però non ricordare questo miracolo di persone giovani che hanno il gusto di fare la rivista, che era un movimento, non solo un fatto di pensiero, e questa è stata anche la sua forza». Nicoletti parla di un’operazione trentina diventata interessante a livello nazionale, di uno spazio di grandissima libertà. «Ricordo che siamo stati chiamati dal vescovo perché abbiamo difeso la libertà di stampa con don Cristelli e Vita Trentina, e altri episodi – riprende -. Una libertà a cui non avremmo mai rinunciato, e questa era la bellezza della rivista. Una rivista molto schierata però molto inclusiva, che conviveva con un pluralismo interno, che ha anche operato in concreto. In proposito, ricorda l’invito rivolto ai ragazzi di Barbiana, intervenuti a Trento in una gremita Sala della Tromba e chiude citando Paolo Giuntella e il suo articolo “Nostalgia di cielo” «che ha rappresentato per noi un po’ la cifra di questa spiritualità, di questa passione per l’aldilà che ci fa sperare che non sia finita l’avventura, ma ne cominci un’altra».
Don Farina riflette poi sulla situazione del cristianesimo oggi attraverso l’espressione «i segni dei tempi», usata dal Concilio Vaticano II, mentre Emanuele Curzel rievoca alcuni momenti del Margine passando in rassegna dei documenti d’archivio, tra cui una lettera di Alexander Langer del 1987 e una del vescovo Giovanni Maria Sartori del 1989.
Con Paolo Ghezzi si entra in tema di cose un po’ magiche, come «l’uscita non programmata di 43 articoli per i 43 anni della rivista, di energie rinate e del libro Silenzio e verità di Romano Guardini, rinvenuto per caso al Passalibro di San Martino, a Trento», attraverso cui Ghezzi traccia delle connessioni con alcuni principi e temi percorsi da Il Margine.
Gli interventi si susseguono, passando attraverso quelli di Luisa Broli, Grazia Villa, Giovanni Colombo, Emanuela Artini, Giacomo Bonazza, Celestina Antonacci e quello conclusivo di Enrico Rufi.