Lodrone
venerdì 9 Dicembre, 2022
di Redazione
Tentativo di effrazione al Castello di Santa Barbara di Lodrone, i chiavistelli dei cancelli della rocca sono stati piegati nell’evidente tentativo di forzarli e di accedere al cortile interno. A parte il fatto in sé, purtroppo non si conosce altro, né chi abbia commesso il gesto e nemmeno in quali circostanze. Si può supporre si sia trattato di un atto vandalico, ma oltre a questa considerazione è difficile andare. Di certo l’accesso all’antichissima dimora dei Conti Lodron è vietato al pubblico per le precarie condizioni di sicurezza nelle quali versa e lo stato di abbandono di certo ha facilitato l’azione di chi ha cercato di introdursi al suo interno.
In questi giorni nella bassa Valle del Chiese si è celebrata la festa di Santa Barbara, patrona di vigili del fuoco e minatori, una ricorrenza molto sentita, anche perché l’estrazione mineraria è storicamente legata alla vita delle comunità che grazie ad essa aveva trovato la chiave per uscire dall’economia di mera sussistenza. Da queste parti esiste anche un castello che dalla Santa prende il nome. Si tratta per l’appunto del Castello di Santa Barbara, con ogni probabilità la prima dimora fortificata dei Conti Lodron che dal feudo circostante estesero il loro dominio a larga parte delle Giudicarie, al Garda, alla Vallagarina, alla Val Trompia e alla Val Camonica, per poi spostare la propria sfera di interesse ai territori austriaci, ottenendo onori e riconoscimenti in sede imperiale. Il punto di partenza di questa epopea fu per l’appunto il Castello di Santa Barbara, il quale risulta menzionato per la prima volta in documenti nel 1185 come dimora di un certo Calapino di Lodrone. La fortezza fu inoltre teatro di eventi di notevole rilievo storico, ad esempio la battaglia fra Paride Lodron e il capitano di ventura Niccolò Piccinino avvenuta nel 1439.
A fronte di tutta questa storia e questo prestigio però la realtà odierna appare desolante: il Castello è a tutti gli effetti un rudere abbandonato a sé stesso, con gli accessi chiusi per il rischio che qualcuno si faccia male a seguito di crolli improvvisi. Di tanto in tanto dalla Provincia vengono disposti degli interventi conservativi da qualche migliaio di euro, giusto per impedire che la struttura si sbricioli del tutto. Intanto la vegetazione infestante continua a invadere i cortili interni e si è fatta strada fra le pietre che ancora sostengono i contrafforti dell’antica piazzaforte dei Conti di Lodron. A ulteriore sfregio, qualche anno fa alcuni cineasti fai da te pensarono bene di mettere in scena un video a luci rosse all’ombra delle decrepite guglie dell’antica fortezza. Ora a questo quadro men che idilliaco si aggiungono pure le azioni vandaliche di cui sopra.
I tentativi di intervento e recupero, va detto, negli anni non sono mancati. Ad esempio, ai tempi di Margherita Cogo, in Provincia si era valutato un progetto di recupero totale della struttura, costo 2 milioni e 150 mila euro, in modo da renderla fruibile e valorizzabile. Non se ne fece niente allora, quando le casse pubbliche erano floride, figurarsi coi tempi di magra che corrono oggi. Non solo. Nell’estate del 2018, constatato che la parete muraria nord del Castello versa in pessime condizioni e che potrebbe crollare, in Soprintendenza a Trento avevano dato il via libera ad un intervento di consolidamento da 400 mila euro, che però non risulta essere mai stato effettuato, circostanza sulla quale nel 2021 chiese lumi anche il consigliere provinciale Alex Marini, senza ottenere risposte.
A prescindere da ogni altra considerazione è vero che un castello simile, posto in una posizione assolutamente dominante e scenografica sulla valle, potrebbe fungere da volano di sviluppo turistico non solo per Storo, ma per l’intero territorio circostante, specie se fosse messo in relazione con Castel San Giovanni di Bondone, Castel Romano di Pieve di Bono e con la vicina Rocca d’Anfo. Questo però non sembra interessare molto alle amministrazioni pubbliche.
Allo stato la realtà è dunque chiara ed è fatta di incuria e abbandono. Non resta quindi che chiedersi se per il Castello di Santa Barbara, che fu glorioso, ci sia una qualche speranza di risorgere a nuova vita o se sia destinato a una fine ignominiosa.