l'ultimo saluto

martedì 13 Dicembre, 2022

Il commosso addio a Giona Benedetti: «Insegna agli angeli a fare gol»

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La val di Gresta si è fermata per l’addio a Giona Benedetti, morto a 14 anni. L’ultimo saluto dei compagni di squadra al loro capitano. Don Nicola: «Ora saluta la tua sorellina Maria»

L’applauso, al termine dell’omelia di don Nicola, che lo ha salutato con un commosso «Ciao campione». Le poche parole, cariche di affetto, dei compagni di squadra. Sono state queste le uniche concessioni a quella che è stata la cifra del commiato da Giona Benedetti: il silenzio. Un silenzio carico di tante domande, che non troveranno risposte né facili né comode, ammesso che ci siano. Un silenzio carico di mistero, se visto con gli occhi umani, per la scomparsa di un quattordicenne che otto anni prima aveva pianto la morte della sorellina Maria, anche lei strappata a questo mondo dalla malattia.
Ieri pomeriggio la valle di Gresta si è fermata per due ore. Cielo azzurrissimo, temperatura pungente, la neve a coprire i prati: la comunità incredula ha sfilato, con tanta gente arrivata anche dall’Alto Garda e dalla Vallagarina, nella chiesa di San Michele Arcangelo, per portare un abbraccio ad Erika e Giovanni, i genitori di Giona, conosciutissimi titolari del Ristorante Antica Gardumo; ad Emanuele e Leo, i fratelli del quattordicenne. Un ragazzo innamorato della vita e del pallone, Giona, interista accanito, capitano della squadra dove militava con i colori del Santo Stefano. E proprio su un campo da calcio, un anno fa, i primi sintomi di un male dal quale non si è più ripreso.
In chiesa, con la fascia tricolore, a testimoniare la vicinanza delle comunità e delle istituzioni, Gianni Carotta, sindaco di Ronzo-Chienis, e Stefano Barozzi, sindaco di Mori. Il vescovo, Lauro Tisi, ha fatto arrivare alla famiglia la sua preghiera per bocca del parroco, don Nicola Belli. «La morte di Giona ha fatto interrogare tanti – ha esordito don Nicola – e noi oggi siamo qui per dirgli Addio, nel senso letterale: per mettere questo adolescente nelle mani di Dio». «Con Giona viviamo un pezzo di Paradiso, una pace profonda: non fermiamoci al dramma per la morte di un ragazzo», ha aggiunto il sacerdote dopo la lettura del Vangelo di Giovanni dedicato all’incredulo Tommaso. «Più la testa cerca risposte, pensando anche alla morte della sorellina Maria, tanto più Gesù appoggia la mano sul nostro cuore – ha incalzato don Nicola – se siete venuti qui a cercare un ragazzo morto, avete sbagliato indirizzo».
Nel giorno dell’Immacolata, don Nicola ha celebrato la messa nella stanza di Giona: «È stata l’ultima volta in cui ha aperto gli occhi». Giona era un ragazzino per l’anagrafe, ma aveva una fede già adulta, come testimonia un episodio ricordato dal parroco: «Era il 6 settembre, eravamo ad Assisi: quando è arrivato il momento dell’elevazione eucaristica, Giona ha chiesto al papà di aiutarlo ad alzarsi». Non un dettaglio per una persona già molto provata dalla malattia. Ha citato il beato Carlo Acutis, don Nicola, l’adolescente morto a 16 anni per una leucemia fulminante dopo un’esistenza caratterizzata da una profonda fede cristiana: «”Tutti nasciamo originali, molti muoiono da fotocopie”, diceva Carlo Acutis: tu Giona ti sei mantenuto originale. Ora – ha proseguito con Nicola – abbraccia la tua sorellina, Maria, raccontale dell’orsetto bianco che le volevi regalare e dell’amore per lei in questi otto anni». «Non abbiamo bisogno di capire il senso della tua morte – ha concluso il sacerdote – ciao campione».
Poi il commiato dei compagni di squadra, giovanissimi ad affrontare una realtà così dirompente come la morte. Per l’ultima volta si sono stretti attorno al loro capitano: «Ora insegna agli angeli a fare gol».