la rubrica

giovedì 8 Maggio, 2025

Il cast perfetto de «I peccatori», le fragilità di Mauro Corona, lo splatter di «Until Down»: ecco cosa vedere in sala (e in streaming)

di

«Lanterna magica»: la guida di Michele Bellio sui film da non perdere al cinema o da recuperare sulle piattaforme digitali

I PECCATORI

(Sinners, USA 2025, 137 min.) Regia di Ryan Coogler, con Michael B. Jordan, Hailee Steinfeld, Miles Caton, Delroy Lindo, Jack O’Connell

VIETATO AI MINORI DI 14 ANNI

 

Mississippi, 1932. Cotone, sudore e ingiustizia. Sammie, un ragazzo afroamericano figlio di un pastore battista, lavora in una delle tante piantagioni che pagano i braccianti con una valuta circolare, valida solo dentro i confini di quel mondo segregato e crudele. Ma qualcosa cambia con il ritorno dei suoi cugini, Smoke e Stack: gemelli, veterani della prima Guerra Mondiale ed ex collaboratori di Al Capone nella violenta Chicago. Nel mondo del contrabbando hanno fatto fortuna e ora vogliono investirla in un posto loro: una vecchia segheria dismessa, acquistata da un ex membro del Klan, da trasformare in un locale notturno per sole persone di colore. Attorno al progetto si radunano volti e speranze: un anziano bluesman alcolizzato, un massiccio buttafuori, una coppia cinese che fornisce generi alimentari, la compagna di uno dei due gemelli, l’ex amante dell’altro. E naturalmente lui, Sammie, con la sua chitarra, che suona come se le dita parlassero col diavolo. Ma l’America nera non ha mai avuto vita facile e infatti, proprio durante la festa d’inaugurazione, entrano in scena tre misteriosi musicisti irlandesi. Portano strumenti e morte: sono creature malvagie. E nel giro di pochi minuti, la notte si trasforma in un assedio soprannaturale. Ryan Coogler mescola registri, sangue e cultura in un’opera che sorprende per eleganza e potenza. L’horror diventa un mezzo per raccontare la storia profonda di un popolo sfruttato, colonizzato e tradito. La colonna sonora è talmente potente e significativa da risultare quasi un’opera a sé, o comunque un elemento base della struttura complessiva: il film inizia sulle note di un’accordatura e prosegue mescolando il blues al folk irlandese, spingendo l’elaborazione fino a territori vicini al metal sinfonico. C’è anche un pestaggio ritmato su percussioni, mentre una magistrale sequenza trasforma l’estasi musicale in qualcosa che trascende epoche e culture. Sinners è gangster movie, horror, film di denuncia, ma soprattutto è cinema che ha il coraggio di raccontare, e urlare. Un film vivo, tangibile, seducente, che rende esplicito e coerente il significato del titolo, giusta opposizione ad una strategia culturale, anche religiosa, che mira a dominare un’intera popolazione. Il cast è semplicemente perfetto, dalla doppia performance di Jordan a un Delroy Lindo in stato di grazia nei panni del bluesman alcolizzato che ha visto troppo per credere ancora nella salvezza. Coogler firma un film ambizioso e riuscito, confermando il suo ruolo di primo piano nel panorama cinematografico statunitense. Chi avesse ancora dubbi vada a rivedersi l’impatto sulla società avuto da Black Panther, e pensi che qui si va decisamente più a fondo. Imperdibile.

 

MAURO CORONA: LA MIA VITA FINCHÉ CAPITA

(Italia 2025, 88 min.) Regia di Niccolò Maria Pagani, con Mauro Corona, Piero Pelù, Erri De Luca

 

«Io sono il contrario di quello che ho sempre recitato, il duro e cattivo». In questa frase potrebbe essere racchiuso l’intero significato del bel documentario «Mauro Corona: la mia vita finché capita», che il regista Niccolò Maria Pagani ha dedicato allo scrittore di Erto, presentato con grande successo al Trento Film Festival nella sezione «Anteprime. Un film sorprendente, nella misura in cui ci propone un Corona che racconta le sue fragilità, le sue paure, le sue malinconie. Aperto e chiuso da due brani musicali di Omar Pedrini (ex leader dei Timoria), il film si avvale della voce narrante di Giancarlo Giannini, che recita brani tratti dal romanzo di Corona «Le altalene», pubblicato nel 2023. La narrazione segue il protagonista con una macchina a mano che scava nel suo sguardo e nei suoi gesti, restituendoci con sincerità il ritratto di un uomo che riflette sul proprio passato, in particolare sulla terribile relazione con i suoi genitori, un padre violento e una madre assente. E il suo rapporto vivo con il territorio in cui abita è fonte di momenti di grande impatto emotivo, come il momento in cui descrive la tragedia del Vajont. Tre ospiti speciali vanno a trovarlo a casa sua, dialogano con lui e improvvisano momenti musicali: Piero Pelú, Davide Van De Sfroos e Erri De Luca. I bicchieri bevuti da soli o in compagnia, le partite a morra, la sensazione di vita che emana dalla scalata ad una parete di roccia. Aspetti semplici di una vita quasi arcaica, che cerca il modo di esorcizzare il ricordo e la paura, un giorno dopo l’altro. Un film, prodotto da Ushuaia Film in collaborazione con Wanted Cinema, che non nasconde la durezza del suo protagonista e la sua voglia di restare fuori dagli schemi e dalle regole. Allo stesso tempo ci racconta una dimensione umana che sa porsi come condizione universale e così, in alcune toccanti sequenze, il film riesce a diventare poetico e struggente.

 

UNTIL DAWN – FINO ALL’ALBA

(USA 2025, 103 min.) Regia di David F. Sandberg, con Ella Rubin, Michael Cimino, Peter Stormare

VIETATO AI MINORI DI 14 ANNI

Un gruppo di amici si reca sul luogo dove un anno prima è scomparsa la sorella di una di loro. Lungo la strada, un benzinaio – figura archetipica dell’horror rurale – li indirizza verso una località dal nome sinistro, Glore Valley, dove molte persone risultano scomparse. Intrappolati da una misteriosa e violenta tempesta circolare, che si dissolve bruscamente in una radura surreale, trovano rifugio in un edificio che sembra abbandonato, ma che non tarda a rivelare la sua natura di trappola narrativa e fisica: ogni notte, per tredici notti al massimo, qualcosa o qualcuno li massacrerà. E ogni mattina tutto ricomincia. L’unico modo per spezzare il ciclo? Sopravvivere fino all’alba. Ma anche in quel caso, un prezzo dovrà essere pagato. Tratto dal videogioco omonimo per PlayStation – che produce anche il film – Until Dawn parte da premesse potenzialmente molto interessanti, ma fatica un po’ a mantenere ritmo e coerenza. L’idea del loop temporale, non certo nuova, è funzionale al meccanismo narrativo ma non riesce a coinvolgere a fondo lo spettatore. La prima parte è un esercizio di attesa poco entusiasmante: i personaggi non decollano, i dialoghi arrancano, la tensione rimane al palo. I jump scare – un po’ troppi nell’arco della durata complessiva – talvolta colpiscono, ma più spesso risultano prevedibili. La seconda parte del film, al contrario, corre veloce. Forse troppo. Scene e scelte si susseguono senza che lo spettatore riesca davvero ad affezionarsi ai protagonisti. Il villain, per quanto sostanzialmente riuscito, viene lasciato a metà tra leggenda e cliché, e anche il tentativo di inserire riflessioni sul lutto e sulla paura personale risulta velleitario, appesantendo inutilmente il tutto. Non mancano gli elementi validi, in un prodotto comunque realizzato con professionalità: l’ambientazione isolata e metafisica, il riferimento al mondo dello slasher movie, la suggestione scenografica di alcuni ambienti, le citazioni a modelli horror più elevati. Per gli appassionati, inoltre, lo splatter è abbondante. Rimane tuttavia la sensazione di un film che avrebbe potuto essere gestito meglio, senza tirare in ballo riferimenti culturali complessi, come il wendigo, che poi non vengono approfonditi, né a livello etnografico, né a livello psichiatrico. Chi si accontenta gode, peccato per l’amaro in bocca.

STREAMING – PERLE DA RECUPERARE

ROMA CITTÀ APERTA

DISPONIBILE SU RAIPLAY

(Italia 1945, 100 min.) Regia di Roberto Rossellini, con Anna Magnani, Aldo Fabrizi, Marcello Pagliero

 

Nell’ottantesimo anniversario della Liberazione, è impossibile fare a meno di celebrare un compleanno altrettanto significativo: quello del film che, nel 1945, ridefinì il nostro cinema mostrando al mondo gli orrori della guerra e dell’occupazione nazista. Un capolavoro girato nella Roma appena liberata, mentre ancora le armi erano calde e il conflitto in corso. Guardare oggi Roma città aperta è fondamentale per comprendere la storia del nostro Paese, l’Italia che sarebbe sorta dopo la fine delle ostilità. La trama si concentra su tre personaggi fondamentali: Giorgio Manfredi, tra i leader della resistenza; Pina, vedova e madre, promessa sposa al tipografo antifascista Francesco, dal quale aspetta un figlio; Don Pietro, che aiuta chiunque ne abbia bisogno, facendo da staffetta per i partigiani. Nel dramma che si sviluppa, ognuno compie delle scelte e paga il fatto di aver preso posizione contro il regime, con estremo coraggio, come dimostrano le strazianti scene finali. La morte di Pina, colpita dai proiettili in strada mentre rincorre la camionetta che porta via il suo amato, è una delle scene più straordinarie ed indimenticabili della storia del cinema. Un film che mostra disperazione e speranza, che riesce ad essere al tempo stesso testimonianza e racconto. Un film che fa del proprio linguaggio limpido un’urgenza espressiva, spingendoci ancora oggi a riflettere su di una libertà conquistata attraverso la coscienza collettiva. Preziosa e da tutelare ogni giorno.