Le testimonianze

giovedì 24 Novembre, 2022

I commercianti che resistono al caro affitti: «A 23 anni ho accettato la sfida»

di

La scommessa dei giovani imprenditori e il coraggio dei negozianti storici

Il passeggio, in centro, non manca. I mercatini di Natale sono appena iniziati. Arrivano i turisti. E le vie tornano ad affollarsi. Ma non è sempre Natale, verrebbe da dire. «Il boom delle vendite online, la pandemia, l’inflazione: le difficoltà non mancano», dice dall’alto della sua esperienza Alberto Bertoluzza, uno dei commercianti storici di Trento. Ciononostante la sua cartolibreria, un bazar quando suo padre, nel 1938, aprì il negozio, è ancora lì. C’è chi resiste. E anche chi apre. Pochi. Ma appassionati. «È una sfida ma Trento ha un buon potenziale», ne è convinto Federico Ruini, imprenditore di 23 anni, arrivato da Modena con il suo socio per aprire una boutique di sneakers e altri articoli limitati.
Un negozio fresco di inaugurazione: il taglio del nastro c’è stato domenica scorsa. «Oblïo», così si chiama, si trova in via San Pietro, una delle strade del centro storico più colpite dalla chiusure. Nel locale che fu dell’ottica Gottardini, che si è trasferito più avanti. «Proponiamo tutti modelli limitati e il fatto di toccare con mano il prodotto penso che sia ancora importante, che trasmette fiducia al cliente, al contrario di un acquisto online. Soprattutto per quanto riguarda le scarpe, che comunque identificano una persona», argomenta il ragazzo. «L’intenzione era di aprire a Cortina, ma poi per alcune problematiche non abbiamo più potuto. Quando siamo passati per Trento abbiamo visto che l’offerta di negozi era abbastanza scarsa, così abbiamo cominciato a documentarci e a parlare con alcuni commercianti — racconta Federico, che con l’altro socio, anche lui ventenne, ha aperto altri negozi a Sassuolo, Parma e a Forte dei Marmi (solo l’estate) —Abbiamo visto del potenziale in Trento: è la città capoluogo, una città universitaria, ci sono i mercatini e poi il Pil provinciale è alto. In questi primi due giorni il responso dei ragazzi è stato positivo: ci hanno detto che mancava un negozio di questo tipo in città». I canoni di affitto, dice il giovane imprenditore, «sono leggermente più alti rispetto alla media delle altre città, ma il vero problema — sorride — è trovare un appartamento per vivere». Ma c’è anche un’altra cosa che lo ha lasciato sorpreso. «Ci sono pochi parcheggi gratuiti vicino al centro, sono tutti a pagamento e non costano neanche poco».
Una questione storica, che rimane. E infatti non è l’unico a sottolineare il nodo parcheggi. «L’accessibilità per i clienti è molto importante per noi commercianti — gli fa eco Claudio Gallizioli, titolare del negozio di tessuti, tappeti e tendaggi per la casa, dal 1989 in via Giannantonio Manci, «Gallizioli Home», appunto — Il costo e la scarsità di parcheggi sono sicuramente la principale problematica. Poi sta comunque a noi risultare attrattivi». C’è un trend, però, che si fa fatica a contrastare: «Il commercio tradizionale dei piccoli negozi è in difficoltà, minacciato dal commercio online e dalle grandi catene. E i prezzi attuali delle locazioni non aiutano a rendere interessante l’attività». I mercatini di Natale contribuiscono a portare gente in centro, ma «dal mio punto di vista servirebbero anche iniziative capaci di portare clienti più attenti, più rilassati, medio-alti», conclude Gallizioli.
A due passi da piazza Cesare Battisti, in via Malpaga, all’angolo brilla l’insegna «Italo». Quest’anno ha spento 84 candeline. «Quando ero alle elementari, Trento aveva decine di migliaia di abitanti che vivevano dentro le mura — parte da lontano Alberto Bertoluzza — Oggi credo che siano qualche migliaio. E la gran parte sono studenti universitari. Il centro si è impoverito. Una volta vedere un negozio vuoto era una cosa stranissima». Oggi è diventata quasi la normalità. «Sicuramente il periodo non è facile: non è che la città sia molto frequentata, a parte nei periodi di iniziative come i mercatini di Natale», prosegue. Gli ultimi due non hanno aiutato a migliorare la situazione. «Da tempo c’è il boom delle vendite online, poi c’è stata anche la pandemia, la guerra in Ucraina e l’inflazione: la gente è spaventata e spende meno».
Come reggere? Come affrontare l’e-commerce? «Se andassimo nell’online ci scontreremmo con dei giganti, sarebbe un suicidio. Quello che ci caratterizza è che noi diamo dei consigli sui regali e poi diamo il pacco già fatto. Più che vendere un prodotto, vendiamo un servizio. Il contatto umano, delle volte, è molto importante — considera Bertoluzza — Qual è la prospettiva per il negozio? Sinceramente non lo so, i tempi cambiano con una velocità enorme. Noi siamo sempre ottimisti, perché se non c’è l’ottimismo si può anche chiudere un’attività: io spero sempre in bene».