Storia

lunedì 31 Ottobre, 2022

Guanti, ramponi e occhiali per proteggersi dal sole. A Punta Linke riemerge dai ghiacci la Grande Guerra

di

La mostra fotografica «La memoria nel ghiaccio» sarà inaugurata venerdì 4 novembre nello Spazio archeologico sotterraneo del Sas a Trento. Racconta gli straordinari ritrovamenti effettuati sulla montagna dell'Ortles-Cevedale

È dedicata ad uno dei luoghi della memoria più alti d’Europa la mostra allestita nelle suggestiva ambientazione della Tridentum romana a Trento. L’esposizione, a cura di Franco Nicolis, documenta con fotografie e reperti, esposti nello spazio archeologico sotterraneo del Sas, gli interventi di recupero dai ghiacci dell’Ortles-Cevedale delle strutture della Prima guerra mondiale, condotti dagli archeologi nel sito di Punta Linke a oltre 3.600 metri di altitudine.
Realizzata dall’Ufficio beni archeologici della Soprintendenza per i beni culturali della Provincia autonoma di Trento in collaborazione con il Museo «Pejo 1914-1918. La guerra sulla porta», la mostra ripercorre attraverso immagini, corredate da brevi testi, le fasi delle ricerche effettuate da una équipe multidisciplinare composta da archeologi, geologi, guide alpine, restauratori e personale volontario a Punta Linke, a 3629 metri, nel gruppo dell’Ortles-Cevedale, sul fronte della Prima guerra mondiale. Il ritiro dei ghiacciai, a seguito dei cambiamenti climatici degli ultimi anni, ha fatto riaffiorare, dopo cento anni, la stazione di una teleferica costruita dagli austro-ungarici per collegare Cogolo di Pejo con Punta Linke, Cima Vioz e gli appostamenti del «Coston delle barache brusade» nel cuore del ghiacciaio dei Forni e assicurare così i rifornimenti ad uno dei punti più alti del fronte. Nel sito sono stati messi in luce, ben conservati dal ghiaccio, la baracca che ospitava la stazione della teleferica con il motore e l’officina meccanica per la sua manutenzione e il tunnel, scavato per trenta metri nel permafrost, che si apriva sul ghiacciaio.
Accanto alle fotografie è esposta una selezione di reperti rinvenuti durante le indagini nel sito, tra i quali alcuni soprascarponi in paglia di segale che venivano utilizzati dai soldati durante i turni di guardia per affrontare le rigidissime temperature, guanti, manopole, ramponi e occhiali per proteggersi dai raggi del sole e dal riverbero della neve e del ghiaccio. Altri oggetti raccontano la quotidianità in condizioni estreme all’interno della postazione, come gli utensili dell’officina per azionare il motore e per la sua manutenzione. In mostra anche alcune suppellettili e oggetti attinenti alla sfera personale dei militari tra i quali una cartolina postale e una pipa in ceramica.
L’intervento a Punta Linke, condotto con metodo scientifico, ha permesso di salvaguardare il contesto e garantire il miglior recupero di manufatti ormai fuoriusciti dalla coltre glaciale ed esposti al saccheggio e al degrado. È stato così possibile realizzare un itinerario di visita di grande impatto emotivo che consente il contatto fisico con gli ambienti e con i materiali che videro lo svolgersi di quei drammatici eventi. Il sito, collocato a breve distanza dal rifugio Mantova al Vioz, nel Comune di Peio,è stato infatti «musealizzato» e dal 2014 reso visitabile nei mesi estivi. La struttura è stata adeguatamente restaurata e ogni anno, in concomitanza con l’apertura al pubblico, al suo interno vengono ricollocati, nell’esatta posizione in cui si trovavano al momento dell’abbandono, tutti i reperti rinvenuti, accuratamente restaurati.