la storia

sabato 2 Dicembre, 2023

Gli 80 anni di Mastro 7: «Omero e Achille mi hanno ispirato»

di

Settimo Tamanini, orafo-artista di Mattarello: «Il premio più grande per me è quello di essere scelto per realizzare un'opera per qualcun altro»

Ottanta candeline, una vita ricca di amore, arte e bellezza, una moglie e due figli. È questo, in estrema sintesi, ciò che meglio descrive Settimo Tamanini di Mattarello noto a tanti con il suo nome d’arte Mastro 7. Nato nel 1943, Settimo è un artista prima che artigiano, un uomo che ha sentito dentro di sé la passione per l’arte quando ancora frequentava la scuola. Nel suo Dna, inoltre, scorre il sangue di artisti, come quello della bisnonna Irene Agostini, una cesellatrice e del trisavolo di «razza pittore» come veniva definita all’epoca, Giovanni Battista Agostini intagliatore e doratore di altari.
Ottant’anni sono un traguardo importante, sicuramente Settimo può dire di averli vissuti tutti in maniera intensa e con un forte sentimento di appartenenza alle sue montagne e alla sua terra. Il talento e l’interesse per l’arte si sono manifestati quando ancora era un giovanissimo studente. «Ho avuto la fortuna di andare alle scuole medie dopo le elementari – racconta – La scuola all’epoca costava, ma ho potuto studiare e io mi sento debitore alla cultura che mi ha ispirato, in particolar modo quando mi sono trovato a leggere Omero e dello scudo di Achille».
E poco prima di compiere i quattordici anni, Settimo si è trovato a lavorare nel laboratorio di Vittorio Benetti un cesellatore, o come la ricorda: «Chi ha l’arte di accarezzare il metallo», fino al 1960 quando è passato nell’azienda dei fratelli Andrea ed Ernesto Conotter dove si lavorava il rame ed è rimasto per dieci anni.
«A tredici anni mi sono trovato il libretto di lavoro datato al 1° ottobre del 1957 e le persone corrette che ho incontrato nella mia vita, i maestri, mi hanno mostrato cose belle», racconta Settimo. Nel 1970, poi, ha aperto la sua azienda, la «Mastro 7» che dal 2000 ha lasciato nelle mani dei due figli: Gianfranco che è orafo e gemmologo, insieme a Luca che, invece, è laureato in Economia e si occupa della parte fiscale e amministrativa. Luca e Gianfranco sono il frutto di un amore che dura da cinquantasette anni, quello scoccato con Franca. «È una storia stupenda quella con mia moglie – racconta – Io sono fortunato, l’ho incontrata sui monti in val di Cembra, che era ancora una bambina: aveva 16 anni, era il 1966. Io avevo già fatto il militare. Ho visto il grande amore nei suoi occhi neri e da lì stiamo insieme da tanti anni, mi ha regalato due figli meravigliosi. Come tutte le donne che rinnovano l’eternità, mi segue e mi tiene. Nel 2024 celebreremo cinquantadue anni di matrimonio e ci amiamo ancora. Lei mi ha lasciato la libertà, mi ha lasciato esprimere, mi ha capito». La stessa riconoscenza che Settimo ha nei confronti della moglie, della vita insieme e di tutte le cure e le attenzioni che lei ancora oggi gli riserva, le rivolge anche ai suoi parenti, agli antenati: al padre Giovanni Attilio che «con orgoglio veniva detto “Val Sordo” qui a Mattarello», al trisavolo Giovanni Battista, padre di Irene. Origini e nomi che Settimo tiene molto a ricordare, perché la gratitudine di ciò che gli è stato trasmesso direttamente o indirettamente, la sente ancora forte dentro di sé. Ed è proprio quel «Dna d’artista» che lo fa sentire legato a loro, a questa passione che in tantissimi anni non ha smesso di scorre nelle vene delle generazioni che si seguono. Settimo, infatti, dopo aver lasciato l’azienda in mano ai figli, ha continuato a creare con la sua arte, con quella spinta che sente dentro di sé ogni volta che sta per iniziare. Tutto è ricerca e sentire per quest’uomo, tutto è creazione e trasformazione, per lui grazie all’aiuto del fuoco, sentendo comunque forti tutti gli elementi, tra le sue amate montagne. È una ricerca spirituale che parte da ciò che Settimo porta nel cuore dalla nascita, unito alla bellezza che ha visto nella sua lunga esistenza fatta di viaggi ed emozioni e alle possibilità colte nel suo percorso. Non manca l’umiltà in quest’uomo che, alla richiesta di elencare successi e premi, perché ce ne sono stati diversi, risponde: «Il premio più grande per me come artista, come orafo, è quello di essere scelto per realizzare qualcosa per qualcun altro. Ricevere un premio è un conto, realizzarlo è tutta un’altra storia, c’è dentro uno studio importante ogni volta».