I dati

lunedì 12 Maggio, 2025

Giornata degli infermieri: in Trentino sono 4.500 (molti quasi in pensione). Ne servirebbero 1.125 in più

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L'allarme dell'ordine professionale: «In calo gli iscritti al corso di laurea: il 43% ha più di 45 anni. Gli stipendi sono inferiori del 20% alla media europea»

Il 36% dei cittadini in Provincia di Trento ha almeno una patologia cronica e il 17% almeno 2. Nel 2040, in Italia e in Trentino, gli over 50 supereranno gli under 50 e nel 2050 il 35% della popolazione avrà più di 65 anni. In questo scenario di grandi cambiamenti, gli infermieri giocheranno un ruolo fondamentale. Se nel 2024 il numero degli infermieri pediatrici si è confermato stabile rispetto all’anno prima (42), quello degli infermieri è aumentato a 4.519 (cioè 63 in più) ed è sempre maggiormente rappresentato dalle donne (3.086 ovvero l’83,4%).

 

Sono 576 gli infermieri tra 26 e 30 anni, 569 quelli tra 31 e 35, ma la concentrazione maggiore (il 43% e cioè 1.956 infermieri) si registra tra i 46 ed i 60 anni. Attualmente gli infermieri attivi ogni mille abitanti sono 7,7 e cioè più della media italiana (6,5), ma al di sotto di quella europea (8,4) e di quella indicata dall’OCSE (8,9). Un dato negativo arriva però dall’accesso alla Laurea Triennale in Infermieristica: a fronte di un aumento di posti a bando dell’1,9% nell’anno accademico 2024-2025, le domande di accesso ai corsi si sono ridotte mediamente a livello nazionale dell’8% rispetto all’anno accademico precedente. Il problema si riflette sulla carenza del personale: in Trentino Alto Adige servirebbero 1.125 infermieri in più, 552 sul territorio e 573 in ospedale, mentre guardando solo alla nostra provincia la stima è tra 433 e 453 professionisti. In Italia mancano 65 mila infermieri. Pesano le retribuzioni: gli stipendi degli infermieri italiani sono del 20% più bassi rispetto alla media europea.

 

Sono i dati che arrivano in occasione della giornata dell’Infermiere. L’ordine professionale di Trento ha organizzato un evento in sala Filarmonica per parlare dello stato della professione. Con un approfondimento dedicato, anche alle lauree Magistrali in Scienze Infermieristiche e Ostetriche: il 77,4%dei laureati triennali intende proseguire gli studi e nel 24,8% vorrebbe farlo proprio con una Laurea Magistrale. Nell’anno accademico 2024/2025 tuttavia sono state presentate 11.044 domande per 2.147 posti disponibili: l’Ordine dunque evidenzia la necessità di un incremento dei laureati magistrali con il fine di elevare il livello culturale della professione e determinare così l’evoluzione specialistica disciplinare. Attualmente in Italia si stima siano laureati magistrali solo il 4% degli infermieri: l’obiettivo per il futuro è quello di raggiungere almeno il 25%.

 

«Senza infermieri non c’è futuro, senza infermieri non c’è salute – le parole del presidente dell’ordine, Daniel Pedrotti –  non c’è assistenza per una popolazione sempre più anziana, fragile e sola»

 

Un appello arriva anche dalla Consulta provinciale della Salute: «servono politiche incentivanti, maggior valorizzazione e riconoscimento delle professioni sanitarie, in termini salariali ma anche di formazione avanzata e di leadership infermieristica, e serve rendere maggiormente attrattive le professioni sanitarie ai più giovani, con l’inserimento, nei percorsi di studio delle scuole di formazione secondaria, di materie sulle quali fondare un sistema educativo alla cura – afferma la presidente Elisa Viliotti – Occorre garantire la sostenibilità del futuro Servizio Sanitario Nazionale, a partire dal dare un’attuazione condivisa alle riforme epocali del PNRR, politiche che pongono la centralità dell’integrazione sociosanitaria negli obiettivi di riorganizzazione della medicina territoriale, di attuazione della prossimità delle cure, di attuazione della presa in carico e centralità della persona attraverso l’approccio multidimensionale e multisciplinare che tenga conto non solo della dimensione biologica della malattia ma anche di quella relazionale, psicologica e spirituale del paziente, attraverso la personalizzazione dei percorsi di cura».