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venerdì 1 Settembre, 2023

Gene Gnocchi: «Ero avvocato, smisi per la tv. La satira? I social la frenano»

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L'attore e comico in arrivo ai Suoni delle Dolomiti: «In futuro un romanzo»

Un tempo, in Trentino, c’era il detto: «Zòbia trippe e vendro gnocchi».
Il sapore (e il sapere) di Gnocchi, una volta tanto, va in tavola, ad alta quota (1977 m) mercoledì 6 settembre. Per la rassegna «I suoni delle Dolomiti», infatti, a malga Canvere, sull’Alpe Lusia a Moena, l’attore emiliano Gene Gnocchi (1955) interpreta una versione ecologista di Pinocchio, rivisitata da Giobbe Covatta davanti a una piadina e un bicchiere di Sangiovese. Uno spettacolo-concerto con protagonista l’avvocato-attore Ghiozzi-Gnocchi, accompagnato dalle musiche di Stefano Nanni, dall’orchestra «Bruno Maderna» con la viola solista di Danilo Rossi.
Come dobbiamo chiamarla: avvocato Eugenio Ghiozzi o Gene Gnocchi?
«Mi chiami come vuole, come le viene meglio».
Per noi lei è Gene Gnocchi. Vederla nella toga di avvocato ci pare strano…
«Immagino, però l’ho fatto veramente, quindi…»
Penale o civile?
«Ho fatto il civilista; anche un paio di penali ma ho seguito soprattutto recuperi credito, qualche separazione, qualche sindacato inquilini, RC auto».
L’ha fatto o lo fa ancora?
«Ho smesso quando ho cominciato a fare l’altro lavoro».
Ad ogni buon conto il titolo resta. Allora, avvocato Ghiozzi, perché lo pseudonimo che è anche un «nome de plume»?
«Gene Gnocchi in realtà è uno scherzo che avevamo congegnato con mio fratello. Avevamo messo su una band, volevamo rifarci a gruppi italo-americani dove c’erano dei mezzi nomi italiani. E poi l’ho tenuto. Il nome era l’ultima cosa che interessava».
In verità, talvolta il successo è legato anche al nome (e cognome). I latini dicevano: «Nomina sunt consequentia rerum».
«Questo è vero, ma, insomma… questione di fortuna».
Lei arriva in Trentino per interpretare una favola musicale «Polimero, un burattino di plastica» scritta da Giobbe Covatta. È la prima volta che porta il teatro in quota?
«È la prima volta e in uno scenario così diverso, così strano. Ho fatto molte cose all’aperto, feste in piazza, ma in una vallata, a duemila metri d’altitudine, mai».
Una scommessa, pertanto.
«E anche stimolante perché questo lavoro qui è bello proprio perché può capitarti qualcosa di nuovo e questo è il caso».
Lei ha scritto 15 libri, l’ultimo «Il gusto Puffo» (2021) o ce ne sono altri?
«Sto scrivendo un’altra cosa, un romanzo, che uscirà l’anno prossimo per i tipi de La Nave di Teseo».
A scorrere le categorie nelle quali è inserito il suo nome pare di leggere le litanie della Madonna: comici italiani, cabarettisti italiani, conduttori televisivi del XX e XXI secolo, nati nel 1955, nati il 1° marzo, nati a Fidenza, scrittori umoristici, umoristi italiani, calciatori… A proposito: lei si fece tesserare dal Parma calcio alla bella età di 52 anni. Era il 23 marzo 2007 e gli furono offerti 3 mila euro. Non la fecero giocare mai. Forse perché la maglia n. 52 era un po’ alta di numero e di età?
«Non mi fecero mai giocare perché la conditio sine qua non era che il Parma fosse salvo. Il Parma si salvò proprio all’ultima giornata contro l’Empoli. Pertanto non potei debuttare».
La pagarono comunque o dovette intervenire l’avvocato?
«Si, si. Ma era una scommessa nata per scherzo a “quelli che il calcio”. Poi in realtà è stato bello perché andavo a fare i provini in tutte le squadre di serie A, di serie B, quindi mi sono divertito tantissimo. Il fatto di non esserci riuscito, un po’ mi è dispiaciuto, però lo scopo era legato alla trasmissione. Ero compreso, a 52 anni, nel Fantacalcio e questo mi ha riempito di orgoglio».
Un avvocato in condominio con molti mestieri d’arte: attore, conduttore televisivo, scrittore, çansonnier, calciatore (centrocampista e attaccante). Che cosa le manca o avrebbe voluto fare sul serio, oltre all’avvocato, visto che molti mestieri sono tesi a far ridere gli altri?
«Sul serio: il Toy Boy».
Attore e autore per la TV privata e per la televisione pubblica. Dove è stato trattato e dove si è trovato meglio?
«Sono stato benissimo da tutte e due le parti. A Mediaset ho fatto “Mai dire gol”, “Scherzi a parte”, “Vicini di casa”, “Il gioco del mondo”, “Striscia la notizia”. In Rai ho fatto “Quelli che il calcio”, “La domenica sportiva”, Sanremo con Simona Ventura… Devo dire che sono stato fortunato da tutte e due le parti. Dopo tanti anni però tutto diventa molto più complicato».
Avv. Gnocchi, come sta la satira, in Italia?
«Potrebbe stare meglio. Con il politicamente corretto, con i Social, è diventato tutto più difficile. Faccio un esempio. Da 15 anni scrivo sulla “Gazzetta”, ho una rubrica che si chiama “Il Rompipallone”. Una volta potevi scrivere che la Juve ha giocato peggio del Canicattì. Oggi ti telefona il sindaco di Canicattì a protestare, ma come si permette?».
E magari minaccia una querela.
«Non ti querela ma ci va vicino e intanto si scatenano i Social: ma cos’hai contro il Canicattì?».
Lei di solito fa ridere gli ascoltatori: c’è qualcuno che fa piangere?
«Non mi trascini su un terreno scivoloso. Ce ne sono parecchi ma non farò mai i nomi, neanche sotto tortura».
Uno sguardo al futuro: oggi Gnocchi. E domani?
«Domani trippa».